Trivelle in Abruzzo
Ombrina, l'aut aut di Morandi: o si parte o ci date 100 milioni
L'amministratore delegato di Rockhopper Italia non teme le prescrizioni della Commissione Via: "E' già tutto previsto, ho paura solo della politica. E il pozzo non inquinerà più di un'auto"
RAVENNA. «Le prescrizioni della commissione Via non mi fanno paura, piuttosto temo sempre la politica. Ma sappia questa politica che se dovesse prendere ulteriori decisioni pregiudizievoli nei confronti del nostro progetto, noi saremo costretti ad avviare la causa di risarcimento per cento milioni di euro». Sergio Morandi è ormai un volto noto in Abruzzo: è lui “Mr Ombrina”, l’amministratore delegato e direttore generale della Rockopper Italia, la società titolare della concessione petrolifera a 6 chilometri al largo della Costa dei trabocchi.
Lo incontriamo nello stand che Rockopper ha nella Omc, la “fiera delle trivelle” che si conclude oggi a Ravenna. Morandi si accomoda sull’ok che la Commissione Via (valutazione di impatto ambientale) del ministero dell’Ambiente ha dato al progetto a patto che sia osservata una serie di prescrizioni. Quali?
«Nulla di preoccupante, si tratta di monitoraggi nell’ambito della produzione, di osservazioni già comprese nell’autorizzazione dell’Aia sulle emissioni nell’atmosfera e sul rischio della subsidenza. Tutto previsto e superato nei nostri collaudi».
Allora, per Ombrina è fatta?
«No, sento che il traguardo si avvicina, ma non vedo la linea da tagliare. Temo che la politica possa prendere decisioni... politiche contro il progetto. Al di là dunque della validità tecnica e ambientale che ci ha riconosciuto il Comitato Via. Ombrina è a questo punto una questione di credibilità dell’Italia intera».
Spieghi che cosa teme che possa succedere.
«Che, ad esempio, dopo 7 anni e 25 milioni già investiti, uno tra ministero dell’Ambiente e del Turismo possa esprimere parere negativo malgrado la Via. Non è mai successo in 50 anni, sarebbe clamoroso. I ministeri devono solo recepire il parere Via e applicare le leggi, non possono avere un comportamento opposto. Così come penso debba fare il Mise, il ministero dello Sviluppo, al quale spetta l’ultima parola».
Intanto il Mise si è dichiarato favorevole alla depenalizzione della tecnica dell’airgun: voi la applicherete?
«Noi abbiamo già fatto airgun nelle operazioni di ricerca. Non dobbiamo farne altro. Ma guardi che è così che si fa in tutto il mondo, solo in Italia vogliono punirlo. Sarebbe uno smacco totale».
La vicinanza dell’impianto alla costa resta il problema più grande: siete disposti ad allontanare almeno la nave cisterna?
«Certo, ma dipende se ci danno l’autorizzazione a potarla oltre la superficie della concessione. Tenga conto che noi avremmo potuto anche rinunciaci e trasportare quindi il petrolio direttamente a terra. Ma con la nave, sulla quale il greggio sarà depurato dall’acido solfidrico e dall’acqua, eviteremo il traffico delle petroliere molto più rischioso per l’ambiente».
Già, ma gli scarti della lavorazione dove finiranno?
«L’acqua sarà stoccata e trasportata con una bettolina in Puglia per essere trattata. Lo zolfo siamo pronti a regalarlo agli agricoltori per le loro attività. Purtroppo per loro però sarà poco: al massimo un sacchetto di 20 chili al giorno».
La nave è equiparabile a un Centro oli?
«Se per Centro oli si intende un posto dove il petrolio viene “pulito” e stoccato, sì. L’importante è che non si diffondino dati sballati come fanno gli ambientalisti. Perché, mi creda, è stato calcolato che Ombrina alla fine non inquinerà più di un’auto che percorre per 15 km la statale Adriatica».(a.mo.)