Nunzio Mancinelli dal suo avvocato (foto Giampiero Lattanzio)

Omicidio di Montesilvano, parla il superteste

Nunzio Mancinelli è anche chiamato in causa dal killer di Antonio Bevilacqua. Ma lui respinge l’accusa di aver collaborato al delitto: "Testimoni e telecamere mi scagionano"

PESCARA. «I testimoni e i video delle telecamere mi scagionano». Ne è certo Nunzio Mancinelli, il 48enne tirato in ballo nei giorni scorsi da Massimo Fantauzzi, 46 anni, arrestato sabato scorso per l’omicidio del rom 21enne Antonio Bevilacqua, ucciso la notte del 16 settembre con un colpo di fucile in un pub di via Verrotti, a Montesilvano. Mancinelli parla attraverso il suo avvocato, lo stesso che lo ha assistito nei due interrogatori davanti ai carabinieri, quando ha riconosciuto il killer nelle immagini delle telecamere.

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Ascoltato in carcere dal giudice per le indagini preliminari, Fantauzzi ha raccontato di una lite scoppiata nel locale tra Mancinelli, Bevilacqua e un terzo uomo e ha aggiunto di aver sparato al rom, circa un’ora dopo la lite, solo perché intendeva dare una lezione a Bevilacqua e all’amico, sparandogli alle gambe, d’accordo con Mancinelli, che non solo era presente ma avrebbe condiviso questo piano. Poi, però, sarebbe partito un colpo, accidentalmente, e Antonio è stato raggiunto all’occhio sinistro.
Questa la versione di Fantauzzi, che ora chiede di essere ascoltato dal pubblico ministero che sta coordinando le indagini, Paolo Pompa. Ma Mancinelli non ci sta ed è certo che le riprese delle telecamere interne ed esterne al locale, insieme alle testimonianze dei presenti, potranno consentire una ricostruzione dei fatti diversa da quella del killer.
«Al momento della discussione Mancinelli era appoggiato a un muro del bar, vicino all’ingresso. In fondo c’erano Bevilacqua e un amico e il primo gesticolava nei confronti di Fantauzzi, come a dire “vedi dove devi andare”. E Fantauzzi, a sua volta, gesticolava nei confronti di Bevilacqua mentre usciva con Mancinelli, che lo invita a lasciare il locale, volendo interrompere la discussione con il giovane, altrimenti avrebbe dovuto prenderlo a schiaffi. È chiaro, come possono dire i presenti, che Bevilacqua ce l’avesse con Fantauzzi ed è altrettanto chiaro che non fosse diretto a Mancinelli, che non lo aveva mai visto prima Bevilacqua. C’è una conoscenza, invece, tra Mancinelli e l’uomo che si trovava con il giovane ucciso, tant’è che si sono abbracciati e il primo ha offerto da bere a Mancinelli. Insomma, Mancinelli non aveva motivo di mettere in atto delle ritorsioni nei confronti di chi nemmeno conosceva».
È chiaro, per il 48enne, anche quanto accaduto fuori dal locale un’ora dopo la discussione. L’uomo dice di aver accompagnato Fantauzzi a casa per poi tornare da solo nel locale. Lì sarebbe stato raggiunto, a sua insaputa, da Fantauzzi che, nel frattempo, si è cambiato i vestiti e si è armato.
«Il killer, tornando al pub, si è coperto il volto con passamontagna e cappuccio del giubbino, ha caricato il fucile impugnandolo con la sinistra, è passato a fianco di Mancinelli, lo ha toccato, come per spostarlo, è entrato nel bar e ha fatto quello che ha fatto. Dovranno vedere tutte le immagini, dalla a alla z», conclude l’avvocato, «magari ricorrendo a una perizia tecnica che ricostruisca tutto, dall’inizio alla fine».
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