Palazzo di sette piani con l’ascensore rotto: «Siamo prigionieri»
Il dramma degli inquilini degli alloggi di via Dalla Chiesa Disabili e anziani bloccati in casa rinunciano anche alla spesa
PESCARA. Sette piani, al numero civico 1 di via Carlo Alberto Dalla Chiesa, dove chi soffre di più, al contrario di quanto accade nel celebre racconto di Buzzati (intitolato «Sette piani», appunto), sono coloro che abitano all’ultimo piano e non coloro che vivono al primo.
Già, poiché da almeno una settimana, così riferiscono i residenti dell’edificio di edilizia residenziale popolare (Erp), di proprietà del Comune, l’ascensore non funziona. Ieri, infatti, campeggiavano, su alcuni piani, degli avvisi, affissi sulle porte dell’ascensore dei vari piani, con la scritta «Fuori servizio».
Un’arrampicata a piedi su per le scale, dunque, impossibile però per gli anziani e i disabili, perlopiù concentrati, guarda caso, proprio ai piani superiori dello stabile. E dunque rinchiusi in casa senza poter andare ad effettuare, hanno raccontato, delle visite mediche, un'operazione alle Poste, o, ancora più comunemente, a fare la spesa quotidiana. Insomma, forzati nelle loro case senza possibilità di uscire, assistiti per fortuna dai congiunti che quotidianamente suppliscono al disservizio, occupandosi direttamente loro del necessario per i loro cari. Ma non solo.
Gli inquilini di via Carlo Alberto Dalla Chiesa fanno anche notare che il servizio di pulizia del condominio è sospeso da tempo. Cicche di sigarette e qualche cartaccia buttata qua e là sulle scale si notano infatti su alcune rampe.
Sono esasperati, nel condominio. E a rompere il ghiaccio, nel palazzo, ci pensa, con pacatezza, la figlia di un papà nonagenario e di una mamma ottuagenaria. «L’ascensore si è rotto da una settimana e più», sottolinea Paola Salis, presente nel palazzo proprio per dare una mano ai genitori, visto che ella abita altrove. «Abbiamo telefonato in Comune per far presente il disagio, ma non è accaduto nulla». Rosella Candeloro, un’inquilina, invece punta il dito contro la sporcizia. «È da più di un anno che non puliscono», fa notare. «E il fatto è che noi paghiamo quello che ci spetta di pagare: ma non otteniamo il servizio», continua. «Certo, è vero», ammette, «che ci sono delle persone incivili che a terra buttano di tutto. Ma insomma, la pulizia dovrebbe essere garantita dal Comune».
Tanto da far dire ad Adriana Di Cesare, altra residente, che «la pulizia ce la potremmo fare anche da soli. Ma è prevista nel canone che già paghiamo». E mano mano, il girone, per gli anziani, dal quinto piano in poi, si fa sempre più faticoso. Ileana Ciccotelli si affaccia appoggiata ad un bastone, accompagnata da una giovane, probabilmente una parente. «Io non posso scendere mai», dice subito; mentre Pantaleone Di Rocco, su una sedia a rotelle, rivela di aver «dovuto rinunciare a delle visite mediche».
Anche Walter Mariani, quasi novantenne, al sesto piano, sull’uscio di casa riferisce di essere rimasto bloccato in appartamento. «Ho le gambe che non mi funzionano bene», osserva, «e non posso né scendere, né salire le scale».
Pure Annamaria Dabbenigno evidenzia difficoltà: «Mi sono operata al ginocchio e mi fa male camminare».
Giunti al settimo piano, l’ultimo, dove abita un'altra signora, costretta a casa come gli altri, e su una sedia a rotelle, arriva, col fiatone e carica di buste della spesa Maria Di Primio. «Vi prego, aiutateci a risolvere il problema», invoca ai cronisti. Un’ultima voce è quella di Pietro Pieramico, incontrato sulla strada: «Da noi anche l’acqua è a intermittenza».
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