Parla Zappacosta
L’Abruzzo Open Day è una di grandissima kermesse all’interno della nostra regione. Dal 27 maggio al 4 giugno torna questo format innovativo di turismo esperienziale per una nuova narrazione del...
L’Abruzzo Open Day è una di grandissima kermesse all’interno della nostra regione. Dal 27 maggio al 4 giugno torna questo format innovativo di turismo esperienziale per una nuova narrazione del territorio. Due sono le parole fondamentali: autenticità e sostenibilità in una regione che si vuole offrire come vetrina, sapendo perfettamente che non possiamo competere con le grandi destinazioni, ma probabilmente con una offerta ed una scelta di vastissima gamma. Da noi si parla di turismi e non di turismo.
Gli eventi sono più di cento, abbiamo coinvolto un concorso virtuoso di risorse tra pubblico e privato, riusciamo finalmente ad evitare soluzioni verticistiche della programmazione turistica e coinvolgiamo chi si impegna con il territorio. Puntiamo assolutamente sulla vacanza attiva, che non significa necessariamente tutto sport e ipercinetismo. Significa anche turismo slow, turismo del romitaggio tipico dei nostri territori, del nostro romanico, del bianchissimo romanico cassinese-abruzzese, dei percorsi archeologici, dei tanti popoli italici che hanno reso questo territorio appetibile perché le montagne “pe davvero” - come dicono gli aquilani – si toccano con il mare in una sequenza quasi ininterrotta tra queste colline meravigliosamente espresse. Siamo venuti fuori da un luogo comune che vuole che molto spesso ci inventiamo, per una sorta di immaginario collettivo spinto, qualcosa che forse non aveva radici storiche. Noi avevamo le radici storiche del saltarello abruzzese e della spallata in due luoghi tipici, che sono il Teramano e l’Alto vastese. Questi si sono coniugati per formare un grandissimo evento che noi abbiamo già avuto come prima uscita al gran concerto del primo maggio a Roma, dove si gemellarono l’orchestra regionale del saltarello con l’orchestra della taranta, che tanto ha fatto per la promozione del Salento. Puntiamo anche all’evocazione dei riti, della musica etnica, di quello che fa dell’Abruzzo un fantastico deposito di segni. Siamo la regione di maggior biodiversità di tutta l’Europa. Tre parchi nazionali, un parco regionale, quarantasette oasi protette, per non parlare del fatto che il 34% del nostro territorio è vocato. Non in senso chiuso ma aperto alla luminosità e alla solarità di questo splendido territorio.
L’esperienza enogastronomica la lascio per ultima, perché probabilmente l’Abruzzo è la terra dove i salvatori di semi - l’Unione europea si è inventata questo protezionismo estremo -, i seed savers, sono straordinariamente presenti. I seed savers sono coloro che preservano delle produzioni particolari: la cicerchia di Navelli, il fagiolo tondino del Tavo, la lenticchia di Santo Stefano di Sessanio, con proprietà organolettiche straordinarie. L’enogastronomia, l’odore e il sapore abruzzese fanno di questa regione un luogo d’elezione.
*(dirigente dipartimento
Turismo della Regione)
Gli eventi sono più di cento, abbiamo coinvolto un concorso virtuoso di risorse tra pubblico e privato, riusciamo finalmente ad evitare soluzioni verticistiche della programmazione turistica e coinvolgiamo chi si impegna con il territorio. Puntiamo assolutamente sulla vacanza attiva, che non significa necessariamente tutto sport e ipercinetismo. Significa anche turismo slow, turismo del romitaggio tipico dei nostri territori, del nostro romanico, del bianchissimo romanico cassinese-abruzzese, dei percorsi archeologici, dei tanti popoli italici che hanno reso questo territorio appetibile perché le montagne “pe davvero” - come dicono gli aquilani – si toccano con il mare in una sequenza quasi ininterrotta tra queste colline meravigliosamente espresse. Siamo venuti fuori da un luogo comune che vuole che molto spesso ci inventiamo, per una sorta di immaginario collettivo spinto, qualcosa che forse non aveva radici storiche. Noi avevamo le radici storiche del saltarello abruzzese e della spallata in due luoghi tipici, che sono il Teramano e l’Alto vastese. Questi si sono coniugati per formare un grandissimo evento che noi abbiamo già avuto come prima uscita al gran concerto del primo maggio a Roma, dove si gemellarono l’orchestra regionale del saltarello con l’orchestra della taranta, che tanto ha fatto per la promozione del Salento. Puntiamo anche all’evocazione dei riti, della musica etnica, di quello che fa dell’Abruzzo un fantastico deposito di segni. Siamo la regione di maggior biodiversità di tutta l’Europa. Tre parchi nazionali, un parco regionale, quarantasette oasi protette, per non parlare del fatto che il 34% del nostro territorio è vocato. Non in senso chiuso ma aperto alla luminosità e alla solarità di questo splendido territorio.
L’esperienza enogastronomica la lascio per ultima, perché probabilmente l’Abruzzo è la terra dove i salvatori di semi - l’Unione europea si è inventata questo protezionismo estremo -, i seed savers, sono straordinariamente presenti. I seed savers sono coloro che preservano delle produzioni particolari: la cicerchia di Navelli, il fagiolo tondino del Tavo, la lenticchia di Santo Stefano di Sessanio, con proprietà organolettiche straordinarie. L’enogastronomia, l’odore e il sapore abruzzese fanno di questa regione un luogo d’elezione.
*(dirigente dipartimento
Turismo della Regione)