Pescara, canoni non pagati: tolta la concessione demaniale alla Paranza
Il Comune notifica il provvedimento per il mancato pagamento di 91.676 euro, entro 30 giorni lo stabilimento dovrà chiudere. Il titolare: colpa dei divieti in mare
PESCARA. La Paranza, stabilimento storico del lungomare Matteotti, è finito nel mirino del Comune. Il dirigente del settore Programmi complessi dell’ente Emilia Fino ha firmato un atto per la decadenza della concessione demaniale marittima. Il motivo è il mancato pagamento di alcuni canoni demaniali, per un totale di 91.676 euro.
Il titolare dello stabilimento Sergio D’Anolfi, contattato dal Centro, ha spiegato così la questione. «Abbiamo avuto difficoltà a pagare alcuni canoni demaniali», ha affermato, «perché negli anni scorsi gli incassi sono crollati a causa dei divieti di balneazione emanati dal Comune per il mare sporco. Il mio stabilimento, del resto, si trova proprio all’altezza di via Balilla, nella zona interdetta alla balneazione negli anni scorsi».
«Non abbiamo più avuto la possibilità di pagare», ha aggiunto, «abbiamo anche richiesto la dilazione del pagamento. Sono convinto che riusciremo a risolvere la questione, in caso contrario faremo ricorso al Tar contro il provvedimento del Comune». «In qualunque caso», ha concluso, «lo stabilimento non chiuderà, non è nemmeno ventilata un’ipotesi del genere. L’attività continuerà a funzionare, del resto, gli stipendi dei dipendenti vengono pagati regolarmente».
L’assessore al demanio marittimo Loredana Scotolati, invece, ha giustificato così la decisione del Comune di emanare la decadenza della concessione. «I funzionari dell’ente mi hanno spiegato che non potevano fare altrimenti», ha rivelato, «c’è un debito che non è stato pagato da diverso tempo. Comunque, questo è il primo provvedimento del genere che viene emanato dal Comune da quando io sono diventata assessore nove mesi fa. Non mi risulta che ve ne siano altri in arrivo». «La decadenza», ha poi sottolineato, «comporterà la chiusura dello stabilimento».
Leggendo l’atto del dirigente si scopre che la società titolare dello stabilimento risulterebbe morosa per più di tre annualità, cioè non avrebbe versato, tutti o in parte, i canoni demaniali relativi al 2014, 2015 e 2016 e il saldo 2012-2013, per un totale di 91.676 euro. Il 26 gennaio scorso, è scritto nel documento, l’amministratore della società Sergio D’Anolfi ha richiesto la rateizzazione del debito. Il 3 aprile scorso, l’Agenzia ha accolto la richiesta di rateizzazione per le tre annualità, a condizione che venisse prodotta apposita fidejussione per 92.757 euro. «Alla data del 6 giugno scorso», si legge ancora nell’atto, «il concessionario non ha sottoscritto alcuna rateizzazione con l’Agenzia del demanio per i canoni pregressi, né ha prodotto alcuna ricevuta di pagamento, restando così immutato il debito complessivo di 91.676 euro, pari a ben più di tre annualità di canone, superiore a quanto previsto nei titoli concessori e alle vigenti normative, oltre alle imposte regionali, agli interessi e spese maturati che verranno successivamente richiesti e quantificati dall’Agenzia del demanio».
Infine, l’ultimo atto. L’Agenzia del demanio ha fissato come termine il 7 luglio scorso per la produzione della polizza fidejussoria, «decorso il quale», è precisato nell’atto, «il Comune è invitato a procedere con i provvedimenti consequenziali». Quella polizza non sarebbe mai arrivata. E ora il Comune ha ordinato lo sgombero della concessione entro 30 giorni dalla notifica dell’atto. (a.ben.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.
Il titolare dello stabilimento Sergio D’Anolfi, contattato dal Centro, ha spiegato così la questione. «Abbiamo avuto difficoltà a pagare alcuni canoni demaniali», ha affermato, «perché negli anni scorsi gli incassi sono crollati a causa dei divieti di balneazione emanati dal Comune per il mare sporco. Il mio stabilimento, del resto, si trova proprio all’altezza di via Balilla, nella zona interdetta alla balneazione negli anni scorsi».
«Non abbiamo più avuto la possibilità di pagare», ha aggiunto, «abbiamo anche richiesto la dilazione del pagamento. Sono convinto che riusciremo a risolvere la questione, in caso contrario faremo ricorso al Tar contro il provvedimento del Comune». «In qualunque caso», ha concluso, «lo stabilimento non chiuderà, non è nemmeno ventilata un’ipotesi del genere. L’attività continuerà a funzionare, del resto, gli stipendi dei dipendenti vengono pagati regolarmente».
L’assessore al demanio marittimo Loredana Scotolati, invece, ha giustificato così la decisione del Comune di emanare la decadenza della concessione. «I funzionari dell’ente mi hanno spiegato che non potevano fare altrimenti», ha rivelato, «c’è un debito che non è stato pagato da diverso tempo. Comunque, questo è il primo provvedimento del genere che viene emanato dal Comune da quando io sono diventata assessore nove mesi fa. Non mi risulta che ve ne siano altri in arrivo». «La decadenza», ha poi sottolineato, «comporterà la chiusura dello stabilimento».
Leggendo l’atto del dirigente si scopre che la società titolare dello stabilimento risulterebbe morosa per più di tre annualità, cioè non avrebbe versato, tutti o in parte, i canoni demaniali relativi al 2014, 2015 e 2016 e il saldo 2012-2013, per un totale di 91.676 euro. Il 26 gennaio scorso, è scritto nel documento, l’amministratore della società Sergio D’Anolfi ha richiesto la rateizzazione del debito. Il 3 aprile scorso, l’Agenzia ha accolto la richiesta di rateizzazione per le tre annualità, a condizione che venisse prodotta apposita fidejussione per 92.757 euro. «Alla data del 6 giugno scorso», si legge ancora nell’atto, «il concessionario non ha sottoscritto alcuna rateizzazione con l’Agenzia del demanio per i canoni pregressi, né ha prodotto alcuna ricevuta di pagamento, restando così immutato il debito complessivo di 91.676 euro, pari a ben più di tre annualità di canone, superiore a quanto previsto nei titoli concessori e alle vigenti normative, oltre alle imposte regionali, agli interessi e spese maturati che verranno successivamente richiesti e quantificati dall’Agenzia del demanio».
Infine, l’ultimo atto. L’Agenzia del demanio ha fissato come termine il 7 luglio scorso per la produzione della polizza fidejussoria, «decorso il quale», è precisato nell’atto, «il Comune è invitato a procedere con i provvedimenti consequenziali». Quella polizza non sarebbe mai arrivata. E ora il Comune ha ordinato lo sgombero della concessione entro 30 giorni dalla notifica dell’atto. (a.ben.)
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