il caso
Pescara, la Asl lo chiama per la visita ma lui è morto da 4 mesi
L’uomo di 92 anni aveva chiesto un anno fa il riconoscimento dell’invalidità civile Il patronato Inca Cgil presenta un esposto: «Così si mortifica la dignità dei malati»
PESCARA. È morto il 5 marzo, ma la Asl lo ha convocato ugualmente, dopo quattro mesi dal decesso e dopo quasi un anno dalla sua richiesta per l’invalidità civile.
Ha il sapore sgradevole di una beffa la vicenda di un uomo di 92 anni, B.D.M., che quasi un anno prima di morire ha avviato le pratiche per il riconoscimento dell'indennità di accompagnamento e non è riuscito a ottenere una risposta, non mentre era ancora in vita.
Per l’anziano ha agito il patronato Inca Cgil, che il 21 luglio 2014 ha presentato una domanda all'Inps di Pescara chiedendo una visita domiciliare a causa delle sue condizioni di salute. Quella visita non è mai avvenuta, anzi la convocazione è arrivata il 3 luglio scorso, dopo la morte del 92enne, con la richiesta a B.D.M. di presentarsi il 22 luglio a un controllo medico collegiale, per cui l'Inca Cgil ha deciso di non restare in silenzio e denuncia il caso, che rappresenta «la punta dell'iceberg di un fenomeno diffuso», dice Nicola Primavera, direttore del patronato. È stato lui a firmare un esposto presentato al presidente della giunta regionale, all'assessore regionale alla Sanità, al sindaco di Pescara, ai direttori di Asl e Inps e alla Procura della Repubblica, ricostruendo la vicenda e ricordando i solleciti avanzati per mesi.
Essendo rimasta nel cassetto la richiesta iniziale del 21 luglio, ricorda Primavera, il 15 ottobre è stata inviata alla Asl (Ufficio invalidità civile), e per conoscenza all'Inps, una diffida ad adempiere nell'arco di dieci giorni ma la Asl non ha provveduto ad effettuare la visita domiciliare all’anziano per cui c'è stata una seconda diffida. Nel frattempo le condizioni di salute dell'uomo sono notevolmente peggiorate e il 12 febbraio è stato comunicato alla Asl che B.D.M. era ricoverato in ospedale per un intervento, ed è stata rinnovata la richiesta di visita medica. Il 24 febbraio c'è stata una nuova comunicazione alla Asl per segnalare che l'anziano era ricoverato a Montesilvano.
Niente, per quest’uomo non si è mosso niente, e il 5 marzo è morto. Solo il 3 luglio, a quasi un anno dalla presentazione della domanda, è arrivata dalla quarta Commissione sanitaria invalidità civile della Asl la convocazione a visita dell'anziano. «Quanto accaduto è estremamente grave - commenta Primavera - perché è stato negato a quest'uomo il diritto, tutelato dalle norme vigenti, al riconoscimento dell’indennità di accompagnamento e dell'handicap». Nell’esposto si chiede «un intervento tempestivo per una seria verifica delle problematiche relative alle richieste di visite domiciliari per le domande di invalidità civile» e di sapere «quali iniziative si intendano assumere per il celere svolgimento delle visite, rispettando i diritti e la dignità di chi è particolarmente sofferente». La Procura, invece, viene invitata a «provvedere all'eventuale accertamento di responsabilità».
Sempre il direttore dell'Inca fa notare che se l’accertamento medico non viene fissato entro il terzo mese dalla domanda si può formulare una diffida e il controllo va effettuato entro nove mesi dall’istanza ma per il 92enne «le diffide non hanno avuto alcun riscontro né risultato positivo».
«La vicenda è emblematica di come viene mortificata la dignità di chi sta male», fa notare Primavera sottolineando che solo in provincia di Pescara ci sono 21.499 invalidi civili. «Per questo abbiamo deciso di presentare l'esposto-denuncia, sapendo che ci sono anche altri casi simili. Chi è malato non deve essere offeso dalla burocrazia e dalle lungaggini delle Commissioni e se ci sono problemi di carattere organizzativo è bene che vengano affrontati. Noi ci occupiamo di circa mille domande di invalidità civile l'anno (di cui il 45 per cento circa vengono accolte): spesso si tratta di malattie neoplastiche e molti chiedono di essere sottoposti a visite domiciliari perché si tratta di situazioni gravi. Alcuni rinunciano e altri arrivano in Commissione con ambulanze e barelle».
©RIPRODUZIONE RISERVATA