l'inchiesta

Pescara, muore in ospedale, tre medici indagati

L’accusa: ignorate le analisi di una donna che peggiorava, il reparto di Medicina lasciato senza dottori per un pomeriggio

PESCARA. Nel pomeriggio del 12 febbraio 2014 nessun medico sarebbe stato al lavoro nel reparto di Medicina 2 dell’ospedale di Pescara e nessuno avrebbe letto il risultato allarmante delle analisi di una paziente per prescrivere una cura adeguata a superare la crisi. Durante la notte, poi, la paziente di 57 anni è morta. Ora per quel decesso tre medici sono indagati per omicidio colposo: secondo l’accusa, Elvira Ferri si sarebbe potuta salvare «con rilevantissima probabilità, se non con certezza» nel caso di una «appropriata terapia». Gli indagati sono il primario Giancarlo Traisci e i medici del reparto, Antonio La Torre e Giancarlo Di Battista.

Il decesso della Ferri è stato considerato «improvviso e inatteso» dagli stessi medici, già ascoltati dagli agenti della sezione di polizia giudiziaria della forestale prima della conclusione delle indagini preliminari. La paziente era stata ricoverata l’11 febbraio d’urgenza per crisi respiratorie recidivanti. Dopo la prima terapia, sostengono gli investigatori coordinati dal pm Gennaro Varone, la donna non sarebbe stata assistita adeguatamente. Quando è morta, a causa di un arresto cardiaco provocato da una ipopotassemia (carenza di potassio nel sangue), i parenti hanno presentato una denuncia tramite l’avvocato Enzo Di Lodovico e l’agenzia Giesse di Montesilvano. Poi, Varone ha disposto il sequestro della cartella clinica ed è stata eseguita l’autopsia. La svolta è arrivata quasi un anno dopo quando un informatore della forestale ha rivelato che, nel pomeriggio in cui le condizioni della donna sono precipitate, nessun medico sarebbe stato in servizio. In base agli atti sequestrati, emergerebbe che nessuno avrebbe controllato le analisi del sangue della donna, giunte in reparto alle 13,57, proprio perché nessun medico avrebbe coperto il turno pomeridiano. Di guardia interdivisionale, per tre reparti, c’era di sicuro un medico ma non compete a lui occuparsi della routine dei reparti. La responsabilità di non aver organizzato il reparto, dice l’accusa, ricade sul primario. Ascoltati come testimoni, lo hanno riferito anche il direttore generale Asl Claudio D’Amario e l’allora direttore sanitario Fernando Guarino: «È obbligo del primario, dirigente di reparto, organizzarlo in modo da coprire mattina e pomeriggio con i medici a disposizione», ha detto D’Amario. «Nel pomeriggio», ha aggiunto Guarino, «dovrebbe esserci un medico di reparto per ogni reparto. I medici per assicurare il servizio ci sono. Quindi, il problema è di organizzazione e non di carenza di organico. D’altro canto, è anche vero che se c’è un paziente grave, è necessario garantire un efficace passaggio delle consegne».

Anche Traisci, difeso dall’avvocato Gabriele Colicchia, è stato ascoltato. Il primario si è difeso spiegando agli inquirenti che le difficoltà respiratorie non erano l’unico problema della donna. Traisci ha affermato che non si è mai parlato di ipokaliemia: «Non ho avuto alcuna contezza e non se ne è mai parlato sino al momento in cui il dott. Di Battista è stato raggiunto dall’informazione di garanzia. Non ho ritenuto di procedere personalmente alla visita perché mi è parsa, alla presentazione di Di Battista, una tipologia di ricovero ordinaria, data la specialità del reparto». Poi sull’assenza di un medico, Traisci ha detto: «Il medico del pomeriggio avrebbe, certamente, dovuto prendere visione dei referti ematochimici eventualmente giunti in reparto... Quando un referto giunge in reparto, arriva alla guardiola dove il medico di turno è tenuto a prenderne visione. Voglio aggiungere che un primario non può che fidarsi della competenza e del parere dei suoi medici di reparto».

La donna morta è la nipote di Mario Ferri, l’invasore dei campi di calcio che subito dopo il decesso aveva affidato a Facebook il suo sfogo: «L’avevano ricoverata per qualche problema respiratorio», aveva scritto Ferri raccontando la storia della zia, «alle 23 aveva parlato con mio cugino e stava bene... poi l’hanno trovata morta nel letto senza che nessuno durante la notte l’abbia accudita, controllata... La signora che gli era affianco ha detto che nessun infermiere è mai entrato nella camera per controllare il paziente nell’arco di 12 ore».

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