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Picco influenzale a Pescara, malati nei corridoi di Medicina
Reparto sovraffollato da inizio anno. D’Amario: pochi si sono vaccinati e tutti vogliono rimanere qui
PESCARA. Il caos scoppia a ora di pranzo, quando il rumore continuo delle ruote dei carrelli della mensa rimbomba in tutto il reparto di Medicina generale. Nei corridoi intasati di barelle e lettini di fortuna, il vociare dei medici e degli infermieri si somma a quello dei parenti che fanno visita ai degenti in cura. L’unità operativa al settimo piano dell’ospedale diventa troppo stretta: su 32 posti letto disponibili, dislocati nelle dieci stanze del reparto, il numero dei ricoveri ieri mattina è arrivato a quota 52. Esattamente venti degenti in più rispetto alla capienza.
Il brusco calo delle vaccinazioni antinfluenzali, attestato tra il 20 e il 30 per cento in meno rispetto allo scorso anno, ha fatto la sua parte. Ma non è l’unico fattore: ci sono giovani, adulti e anziani che arrivano in corsia a causa dell’influenza, ma anche chi è affetto da gastrite, chi ha avuto un’ischemia o chi ha subito l’amputazione di una gamba. Per ottenere una camera e un posto letto ordinario, l’unico criterio rispettato è l’orario di accettazione. I primi ricoverati, in ordine di tempo, hanno diritto a una stanza. Tutti gli altri finiscono nei corridoi. Accade così che, da cinque giorni, un uomo di mezza età venga medicato su una barella posizionata sotto a un telefono pubblico e davanti a una finestra, con un paravento bianco a protezione della privacy e della propria dignità.
Complessivamente, in tutto il reparto di Medicina generale, si contano 16 giacigli di fortuna, mentre 4 dei 20 pazienti in esubero sono stati portati nell’ala nord e in quella sud dell’ospedale. «L’alternativa è mandarli negli altri ospedali della Asl», osserva il direttore generale Claudio D’Amario, «a Penne e a Popoli i posti letto ci sono, ma sono poche le persone che decidono volontariamente di andare via da Pescara. Di fronte a questa possibilità, soprattutto gli anziani, scelgono di essere curati nei corridoi».
«In fondo non si sta tanto male», prova a buttarla sullo scherzo Luan, degente sistemato in corridoio da domenica scorsa, «siamo venuti qui che stavamo male e andiamo via che stiamo bene: è questo che conta».
«Non abbiamo voluto neanche il paravento», aggiunge il suo compagno di corsia Roberto, «qua dentro ci sono uomini e donne insieme nello stesso posto ed è una cosa inconcepibile. La notte? La affrontiamo tra incubi, rumori e gente che si lamenta».
La pensa così Mirko, 24 anni, in ospedale da lunedì pomeriggio: «La sera il personale è sempre un po’ stressato a causa dei lunghi turni di lavoro, ma in genere sono gentili. Di notte non si riesce a chiudere occhio tra carrelli che sbattono contro le barelle, medici e infermieri che vanno avanti e indietro. Non vedo l’ora di tornare a casa». I 20 pazienti in più, rispetto ai 32 posti letto ordinari di Medicina generale, sono in parte determinati dal calo delle vaccinazioni antinfluenzali. È il cosiddetto «effetto Fluad», registrato da Nord a Sud dell’Italia in seguito al blocco dei lotti sospettati di aver provocato alcuni decessi tra gli anziani. Una notizia diffusa proprio nel mezzo della campagna antinfluenzale.
«Quest’anno», riprende il manager D’Amario, «abbiamo registrato tra il 20 e il 30 per cento in meno di vaccinazioni. Dato che ha favorito l’estendersi del virus soprattutto tra la popolazione anziana. Il bacino della nostra Asl è calibrato per 300mila abitanti, ma a Pescara ce ne sono almeno il doppio. In queste condizioni si riduce la possibilità di avere la diagnostica per gli esterni».
Per alcuni ricoveri di media intensità, la Asl cittadina ha attivato convenzioni con la clinica privata Pierangeli. «È un esempio di integrazione tra pubblico e privato», sottolinea il direttore generale, «quando c’è la necessità ci mettono a disposizione dei posti letto, non in numero fisso ma a seconda delle diverse esigenze».
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