Prestiti a strozzo a due commercianti, scoperti i messaggi dell’usuraio: «C’è l’aumento, si passa a 250»

Ora il pescarese arrestato vuole parlare con il pm. Captata la minaccia al figlio di una delle vittime: «Attenti, i soldi arrivano da persone che non sono brave»
PESCARA. Dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip nell’interrogatorio d garanzia che ha fatto seguito alla misura in carcere, il pescarese di 51 anni accusato di usura, estorsione e detenzione di droga a fini di spaccio a danno di due piccoli commercianti stranieri, chiede ora di essere interrogato dal pm Fabiana Rapino. La sua intenzione, e quella del suo avvocato, Valerio Argentieri, è di ridimensionare la portata delle accuse e di poter arrivare a una conclusione anticipata del procedimento, magari con un patteggiamento, ma su basi completamente diverse dalle accuse contestate.
L’arrestato, stando alla sua linea difensiva, da anni presterebbe soldi a una delle due presunte vittime (un cingalese) che all’improvviso non li ha più restituiti, costruendo una vera e propria trappola con l’aiuto di un indiano, seconda vittima, che l’indagato dichiara di non aver mai conosciuto.
Gli investigatori avrebbero raccolto un gran numero di elementi d’accusa a sostegno del reato di usura (compresi messaggi come «da questo mese c’è l’aumento, da 200 si passa a 250 euro») ai quali si aggiunge anche una conversazione registrata e seguita in diretta dalla polizia, dentro il negozio di una delle vittime.
Un colloquio classico tra usuraio e usurato, come scrive il gip Giovanni de Rensis nella misura, nella quale l’arrestato diventa esplicito nelle sue richieste e nelle sue minacce mentre parla con una vittima e il figlio dell’altra: «A gennaio è andato in India, ci è andato con tua mamma, va sotto e sopra, ci pagava qualche cosa, invece di pagare i biglietti per l’aereo. Io il casino non lo voglio fare, che lui sa, da chi io gli faccio prestare i soldi. Queste persone non sono brave, mi vengono a casa tutti i giorni».
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