Prima della Scala con il Lohengrin di Wagner

La fiaba tragica del compositore di Lipsia apre la stagione del Teatro milanese
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano quest'anno non va: ma sarà una prima della Scala comunque particolare. Al Teatro milanese, tempio mondiale dell'Opera, c'è Richard Wagner, c'è la fiaba tragica del suo Lohengrin, (venerdì 7 dicembre alle ore 17, con Daniel Barenboim sul podio, regia di Klaus Guth, e nei ruoli principali Anja Harteros, Jonas Kaufmann e Renè Pape) , e per un momento si è pensato che il no di Napolitano fosse la risposta alla scelta del grande compositore nell'anno del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi. Impegni istituzionali, per Napolitano, e tanto basta. Il presidente per fugare dubbi e chiacchiere ha scritto al maestro Barenboim, che ha risposto ringraziando.
E veniamo al Lohengrin, «fiaba dal finale tragico addobbata nelle forme di un dramma storico» secondo il musicologo Carl Dahlhaus, l'ultimo dei drammi di Wagner che possa essere ancora definito “opera”, per i successivi infatti si opta per “dramma musicale”. Lohengrin nasce in un periodo difficile della vita di Wagner. Dopo avere combattuto a fianco del rivoluzionario Michael Bakunin a Dresda nel 1849, il compositore è costretto all'esilio e, composto Lohengrin, cerca in tutti i modi di farlo mettere in scena.Se ne occupa l'amico Franz Liszt e, mentre Wagner è esule a Lucerna con la moglie Minna, l'opera va in scena a Weimar il 28 agosto del 1850, diretta dallo stesso Liszt. «La sera del 28 agosto», racconta Wagner nella sua autobiagrafia “La mia vita”, «quand'ebbe luogo a Weimar la prima del Lohengrin, la passammo a Lucerna nell'Albergo del Cigno, seguendo esattamente l'ora dell'inizio e quella presumibile della fine. Ma in tutti i tentativi ch'io facevo di vivere in comune con mia moglie qualche ora di allegra eccitazione, sempre s'insinuava qualche elemento disturbatore, di preoccupazione, di disagio, di cattivo umore. Nè i resoconti, che ben presto ricevetti, di questa rappresentazione, erano tali da fornirmene un'idea chiara e tranquillizzante». Invece, nonostante spazi inadeguati e interpreti carenti, l'opera ottiene un immediato successo, tanto da essere la prima opera di Wagner ad andare in scena nei teatri italiani. Nel 1871, infatti, debutta a Bologna, grazie all'insistenza di Camillo Casarini, sindaco della città, che da anni vuole portare nel capoluogo emiliano un'opera del compositore di Lipsia. E questo, nonostante l'avversione del giornale cattolico “L'Ancora”, che si oppone alla rappresentazione, e un pubblico prevelentemente rossiniano. Ma Casarini non si arrende e, grazie all'influenza del potente impresario Emilio Lambertini, riesce a inserire il Lohengrin nella programmazione del Comunale, trasformando Bologna nel centro propulsore del wagnerismo in Italia. Verdi assiste a una replica, segnando su uno spartito tutt'ora esistente ben 114 annotazioni, la maggior parte delle quali di biasimo. Il genio di Busseto non comprende il Lohengrin e critica soprattutto il celebre preludio («riesce pesante per le continue note acute dei violini»). Un brano che invece era stato accolto 11 anni prima con un commento di segno diametralmente opposto da un altro illustre spettatore, Charles Baudelaire: «Mi sentii liberato dai legami di pesantezza e ritrovai la straordinaria voluttà che circola nei luoghi alti. Dipinsi a me stesso lo stato di un uomo in preda a un sogno in una solitudine assoluta, con un immenso orizzonte e una larga luce diffusa. Un'immensità con il solo sfondo di se stessa. Allora concepii l'idea di un'anima mossa in un ambiente luminoso, ondeggiante al di sopra e molto lontano dal mondo naturale». Alla Scala Lohengrin debutta nel 1873 e per due volte viene scelta come apertura di stagione: nel 1981 e nel 2012. Per scrivere il libretto Wagner si è ispirato al poema epico medievale di Wolfram von Eschenbach, “Parzival”, in cui la storia del cavaliere del cigno occupa l'ultima parte. A Wagner l'idea del libretto viene nell'estate del 1845, lo inizia a scrivere e lo completa nell'autunno dello stesso anno. La composizione della musica, invece, lo tiene impegnato dal 1846 al 1848. La trama si svolge nel X secolo nei pressi di Anversa, nel ducato di Brabante, dove il re Enrico l'Uccellatore invita i nobili a difendersi dalla minaccia degli ungari. Telramund accusa Elsa di avere ucciso il fratello Goffredo, duca di Brabante, per sposare uno straniero e regnare lei stessa sul ducato.Elsa racconta un sogno nel quale un nobile sconosciuto si offre di difenderla. E di lì a poco, arriva un misterioso cavaliere su una barca trainata da un cigno. È Lohengrin, figlio del custode del Santo Graal, Parsifal, che saluta il cigno (in realtà il giovane Goffredo, trasformato dalla moglie di Telramund, Ortrud, dotata di poteri magici, per fare ricadere la colpa su Elsa) e promette a Elsa il suo amore, a patto che lei non gli chieda mai quale sia il suo nome. Lei giura e Lohengrin combatte contro Telramund, sconfiggendolo ma senza ucciderlo, e dimostrando l'innocenza di Elsa. Il secondo atto si apre di notte con Telramund e Ortrud che prima litigano e poi decidono di agire contro Elsa, che entra in scena e si lascia convincere da Ortrud del pentimento di Telramund. Al sorgere del giorno, mentre nel castello tutto si prepara per le nozze di Elsa e Lohengrin, Ortrud invoca gli dei pagani e con il loro aiuto, insinua il dubbio nella giovane donna sull'identità del suo sposo.
Il terzo atto si apre con il celeberrimo coro nuziale, seguito da un duetto tra Elsa e Lohengrin durante il quale la giovane donna chiede a Lohengrin di rivelarle l'identità, infrangendo il giuramento. Il cavaliere si rivela, ma questo gesto lo costringe a lasciare Elsa e a tornare da dove è venuto.