Resta sindaco con l’aiuto di un certificato
D’Alfonso ritira le dimissioni e lascia in carica giunta e consiglio comunale.
PESCARA. Ritira le dimissioni da sindaco ma si dà malato. Così Luciano D’Alfonso, con un’unica mossa dal sapore «doroteo», impedisce il commissariamento del Comune e nello stesso tempo si allontana fisicamente dall’attività amministrativa per potersi difendere senza più vincoli di mandato dalle inchieste giudiziarie che lo coinvolgono. Una «furbata» è il primo commento irritato delle opposizioni: finita la festa gabbatu lu santu per usare una espressione colorita del senatore del Pdl Andrea Pastore. Era dunque questo il «colpo di teatro» preparato con cura domenica scorsa dal sindaco.
Particolarmente preziosi in questa strategia si sarebbero rivelati i suggerimenti dell’avvocato Giuliano Milia, il legale che assiste D’Alfonso dal 15 dicembre scorso, quando la polizia si è presentata a casa del sindaco per notificargli la misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dalla procura di Pescara per le presunte tangenti e regalie ottenute dagli imprenditori «amici». Un colpo di scena sintetizzato ieri mattina da D’Alfonso in tre lettere firmate di proprio pugno: una, la più lunga, la più appassionata, indirizzata alla città.
Le altre due al presidente del consiglio comunale, alla giunta e al segretario generale, prima che qualcuno attraversasse la piazza per portarle sul tavolo del prefetto, con allegato certificato medico. E’ lo stesso D’Alfonso a parlare del suo stato precario di salute in una delle lettere: «Ho chiesto alla giunta di prendere atto del mio impedimento che, allo stato, devo ritenere di natura ingravescente e permanente, quantomeno nel senso della imprevedibilità della data della completa guarigione».
La strategia è chiara, come l’articolo 53 del Testo Unico delle leggi sull’Ordinamento degli enti locali: in caso di impedimento del sindaco (nella circostanza dovuto al precario stato psico-fisico di D’Alfonso che lo avrebbe colpito alla vigila di Natale) la giunta e il consiglio comunale restano in carica fino a nuove elezioni e la guida dell’esecutivo passa nelle mani del vice sindaco. Il mite ma combattivo Camillo D’Angelo, con le valigie già pronte come il resto degli assessori, sostituirà dunque Luciano D’Alfonso sino alle amministrative di giugno.
Una mossa che spiazza tutti, irrita le opposizioni, desta perplessità negli stessi ambienti giudiziari, ma ha un effetto immediato: quello di scongiurare l’arrivo del commissario prefettizio a tempo quasi scaduto. Se D’Alfonso non avesse revocato le dimissioni entro la mezzanotte del 5 giugno (i 20 giorni canonici concessi dalla legge per un eventuale ripensamento), lo scioglimento del consiglio comunale e della giunta sarebbe stato automatico.
Importanti anche i risvolti politici e giudiziari. Con questa mossa a sorpresa, D’Alfonso si mette al riparo dal rischio di nuove, eventuali misure restrittive nei suoi confronti: allontanandosi fisicamente dall’attività amministrativa, il sindaco allontana infatti da sé anche la possibile accusa di «reiterazione del reato», visto che le inchieste a suo carico, dall’urbanistica agli appalti pubblici, sono ancora tutte in piedi.
Anche se nell’ultima ordinanza, il gip Luca De Ninis ha ridimensionato notevolmente le accuse del pm Gennaro Varone facendo cadere quelle più gravi di associazione per delinquere e concussione. I vantaggi politici per D’Alfonso e la sua amministrazione - praticamente retta da un monocolore Pd - non sono meno trascurabili. Perché un conto sarebbe presentarsi alle prossime amministrative dopo una fredda gestione commissariale, un altro accompagnare questi sei mesi di transizione con l’attività di una giunta in carica, che passerà il suo residuo tempo di vita a saltare da una inaugurazione all’altra, visto che ci sono in cantiere opere pubbliche per 100 milioni di euro da gestire.
Il centrodestra naturalmente non ci sta e grida allo scandalo. Velenosi i commenti del senatore Andrea Pastore: «Sembra che con questa procedura si voglia evitare che un estraneo, un terzo incomodo (il commissario prefettizio, ndr) possa mettere il naso nelle carte del Comune». Ma ieri D’Alfonso ha preferito come interlocutore la città, rivendicando l’attività di una amministrazione in carica da 68 mesi: «Una grande ed entusiasmante esperienza» ha scritto nella sua lettera aperta, «che ci ha permesso di realizzare 460 interventi solo nel campo delle opere pubbliche, che hanno riguardato tutto il territorio urbano».
Ora per il sindaco tornato ai «domiciliari» per malattia è il tempo del distacco. Temporaneo. Ed è questo ad irritare di più i suoi avversari. Un volo pindarico, una «mandrakata» frutto di abili suggeritori, che D’Alfonso giustifica invece con la necessità di «dovere dedicare le mie energie a dimostrare l’innocenza dei miei comportamenti di fronte all’autorità giudiziaria». Fuori dall’ufficialità è quasi impossibile strappare di più in questi giorni dalla bocca del sindaco.
Nella serata di ieri, quando i tg nazionali si erano già più volte occupati di lui dopo la guerra in Medio Oriente e l’inflazione alle stelle, D’Alfonso si è fatto scappare una sola battuta: «Sia chiaro che con l’atto che si è determinato questa mattina io non ho più nessuna condizione giuridica in Comune». Come dire, non aspettatevi di vedermi salire le scale di Palazzo di città perché questo non potrà più accadere. Un anno in stand by, almeno dodici mesi di sosta forzata prima di rimettersi in gioco. E’ questa la previsione dei più stretti collaboratori del sindaco: «Ora penserà solo a difendersi dalle inchieste giudiziarie».
C’è chi esclude anche una possibile candidatura di D’Alfonso alle prossime comunali di giugno. La legge non prevede il terzo mandato, ma la seconda legislatura è stata interrotta prima dei due anni, quindi potrebbe ricandidarsi. «E poi ci sono sempre in agguato i ricorsi sul voto delle regionali..». I ricorsi, un’ossessione di tutti a quanto sembra. Anche per il centrodestra che confida nel pronunciamento del Consiglio di Stato sul ricorso presentato a suo tempo per annullare le comunali dell’aprile 2008. Come se a selezionare la classe dirigente della città fossero ormai i tribunali, civili e penali, più che l’elettorato.
Se ne sono sentite tante ieri nei corridoi del Comune, dove improvvisamente è riaffiorato il fermento dei tempi migliori dopo la grande «depressione». Qualcuno azzarda una possibile scesa in campo di D’Alfonso alle prossime europee, che si terranno sempre il 6 e 7 giugno. Ma anche qui non ci siamo con i tempi. Di fatto, a sei mesi esatti dall’election-day, i partiti sono già in campagna elettorale. D’Alfonso vive una condizione di grave prostrazione fisica e psichica certificata da un medico. Come si fa ad immaginarlo saltare come un grillo da un comizio all’altro?