Rogo alle case popolari dopo lo sfratto: incendio pianificato al bar per vendetta
L’inferno di fuoco è scoppiato nella palazzina di via Caduti per Servizio 15. La svolta grazie a telecamere ed intercettazioni: il mandante sarebbe Massimiliano Cerasoli. Ora rischia l’arresto
PESCARA. L’incendio alle case popolari di Fontanelle, a poche ore dallo sfratto di una famiglia risalente al 19 novembre scorso, è stato appiccato «con fredda premeditazione»: la decisione di mandare un segnale di vendetta è stata presa al tavolino di un bar pescarese. Una telecamera ha ripreso la scena: davanti a un aperitivo, Massimiliano Cerasoli avrebbe ordinato come rispondere a quello sgombero. Un’onta da lavare con una scia di fuoco, costi quel che costi, anche mettere a rischio la vita dei residenti. E il giorno successivo, intorno alle 5, è scoppiato un inferno di fuoco nella palazzina di cinque piani in via Caduti per Servizio 15. Quel rogo poteva provocare una strage di innocenti: solo per un miracolo – una residente che, all’alba, si affaccia alla finestra di fronte per ritirare i panni stesi, si accorge delle fiamme e dà l’allarme – il bilancio è stato di 8 intossicati, compreso un neonato e due poliziotti corsi sulle scale in mezzo al fumo per svegliare gli inquilini. Secondo la Procura, Cerasoli, 53 anni e un curriculum giudiziario di primo livello, sarebbe il «mandante» dell’incendio e, per questo, su di lui pende una richiesta di arresto in carcere.
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