Rudere sulla riviera nord Il Comune riapre lo scontro
L’ente vuole presentare ricorso al Consiglio di Stato per contestare la sentenza che ha bloccato la demolizione. L’assessore: «Respingeremo tutti i progetti»
PESCARA. Si riapre lo scontro sul rudere della riviera nord. Dopo la recente sentenza del Tar che ha accolto il ricorso presentato dal proprietario Enzo Tintorelli, annullando la seconda ordinanza di demolizione, l’amministrazione comunale ha deciso di impugnare il provvedimento davanti al Consiglio di Stato. Non solo. «Presenteremo diniego su tutti i progetti che verranno presentati in sanatoria dall’imprenditore», ha affermato l’assessore Sandra Santavenere. È l’ennesimo capitolo di una telenovela che va avanti dalla fine degli anni Novanta e che non riesce a trovare conclusione. La costruzione del palazzo di sette piani partì alla fine degli anni Novanta. Appena avviati i lavori, i residenti degli edifici confinanti cominciarono a contestare la costruzione presentando degli esposti e dei ricorsi al tribunale amministrativo. Il Tar si pronunciò annullando ben tre concessioni edilizie, quelle del 1999, del 2001 e 2002, riscontrando numerose irregolarità. Una di queste, l’occupazione per circa 370 metri quadrati dell’area demaniale da parte dell’immobiliare.
Nel corso degli anni, proseguirono le battaglie legali, sfociate poi in una sentenza del Consiglio di Stato che, di fatto, confermò la sentenza del Tar, ordinando anche al Comune di provvedere al più presto all’abbattimento del rudere.
La procedura di demolizione venne avviata dall’allora sindaco Luciano D’Alfonso nel giugno 2008, ma l’ordinanza venne annullata. Nel frattempo, nel 2013, il tribunale amministrativo accolse il ricorso di alcuni cittadini condannando il Comune a pagare ai ricorrenti un’indennità annuale fino al termine della demolizione del rudere, retroattiva per cinque anni, per non aver provveduto ancora a rendere operativa la sentenza di demolizione. Il Comune fu costretto a versare 119.000 euro e ancora oggi paga per la demolizione mancata. Demolizione bloccata per la seconda volta ora con l’ultima sentenza del Tar.
Intanto, i residenti hanno di recente presentato un’istanza al sindaco Marco Alessandrini. Ecco alcune delle domande presentate: «Il palazzo abusivo è adeguato alla normativa antisismica? Come si concilia questa sentenza del Tar con la precedente che ha condannato il Comune a risarcire tre cittadini per il palazzo che doveva essere abbattuto?». E ancora: «Perché il proprietario ha potuto costruire su un suolo demaniale che ha acquistato cinque anni dopo le concessioni edilizie?».
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