Soldi falsi, furti e borseggi: mercato come una giungla 

Gli ambulanti denunciano le difficoltà e chiedono più vigili urbani e carabinieri

PESCARA. Giro di banconote false da venti euro, scippi, mani che si infilano nelle borse delle signore per raccattare qualche spicciolo, le prepotenze degli abusivi che chiedono l’obolo «altrimenti ti taglio le gomme». E ancora: le strisce invisibili a delimitare gli stalli, troppa poca distanza tra una bancarella e l’altra e accessi impediti ai mezzi di soccorso, clienti e commercianti impegnati a schivare pericolose buche negli asfalti che si allagano ad ogni pioggia.
Il mercato di via Pepe, in zona stadio, «è una giungla» il lunedì. Lo dicono gli ambulanti, una parte dei 260 presenti tra contadini e negozianti, che ieri mattina, a sorpresa, hanno ricevuto la visita dell’assessore ai Mercati, Alfredo Cremonese. E che lanciano l’ennesimo allarme su una piazza commerciale «che ha bisogno di maggiore sicurezza con il controllo costante di vigili urbani e carabinieri».
Carabinieri, sì. Perché i monitoraggi della municipale, all’alba, non bastano. Gli agenti «devono starci fino alla chiusura», dopo l’una «e non solo al mattino presto, buono se fossero in borghese».
Al fianco dei venditori c’è il sindacato Cisal (Confederazione italiana sindacati autonomi lavoratori) diretto dal segretario regionale Antonio Cremonese. Il quale, al Centro, dichiara che «la sicurezza per commercianti e clientela, è la priorità assoluta in questo storico mercato che ha necessità di essere rilanciato. Qui gli scippi e i borseggi sono quotidiani, servono anche agenti in borghese dalla mattina fino alla chiusura. E poi, le bancarelle sono talmente strette tra loro (2 metri e mezzo di distanza invece di 3,20, secondo le normative) che un mezzo di soccorso come un’ambulanza non passerebbe. Inoltre, tra allagamenti e buche sull’asfalto, sono tanti i disagi sopportati dagli ambulanti che pagano, anticipatamente, 400 euro l’anno al Comune (tramite la società di riscossione Ica) per la sola occupazione di suolo pubblico».
Troppo per sopportare anche «le minacce degli abusivi “ti taglio le gomme” se non sganci l’obolo e le macchine che ti sfrecciano dentro l’area del mercato perché non ci sono transenne ai confini» dice, livido, Antonio Ciarlitto, commerciante di abbigliamento.
Di fronte alla sua bancarella c’è quella di Diego Riottini, salumaio, che non ce la fa più a risucchiare l’acqua piovana dall’asfalto, nella zona antistante il furgone: «Dopo ogni acquazzone stiamo con i piedi in ammollo e non pochi sono gli alberi che ci cadono intorno».
Davide Zulli, del Tempio del gusto formaggeria, raccoglie i lamenti della clientela: «Qui ci vogliono anche i carabinieri, spariscono borsellini e rifilano banconote false».
Particolare confermato anche da un cittadino, Eugenio, ex impiegato: «È capitato a me, mi hanno dato per resto soldi falsi, me ne sono accorto e li ho restituiti al mittente. Soprattutto i contadini vengono buggerati. E ho visto anche persone infilare le mani nelle borse per prelevare il portafogli, non ho dato l’allarme per paura di ritorsioni».
Caterina Pineto, pescarese con sangue sardo-romagnolo, insieme al marito Peppino Dezio e il figlio Daniele, portano avanti l’attività di intimeria da tre generazioni: «Siamo dietro la bancarella da oltre 50 anni e il tempo ha cambiato la gente, che è sempre più esigente ma bada poco alla qualità e non c’è più rispetto tra colleghi, come un tempo. Ci vorrebbero maggiori controlli anche sulla merce in vendita».
Absar Mohamed, dal Bangladesh, vende oggettistica e annota che la vita è dura «per i disabili che non possono muoversi tra le bancarelle strette l’una all’altra».
Mauro Santillozzi, commerciante di filati, chiede «parcheggi all’antistadio e pagamento giornaliero degli stalli». Annibale Pace, sciarpe e cappelli da Lanciano, propone «la tassa unica per evitare le miriadi di tasse, Inps, Iva, posteggi per un totale di mille euro l’anno. In questo modo tutti pagheremmo meno, ma pagheremmo tutti».
Il fioraio Franco, titolare della rivendita insieme ad Angela Fusaro, termolesi, chiede «l’installazione di una fontanella» mentre consegna le piantine alla cliente Bruna D’Aloisio, ex insegnante alla Scarfoglio, pescarese originaria di Pizzoferrato, che rivela di «essere stata scippata in bici».
Questo mercato «è una giungla» osserva Emma Andrenacci, d’accordo con Claudio Di Filippo, entrambi commercianti di abbigliamento. Fa notare, quest’ultimo, che «al mercato ci sono ancora troppi posteggi da assegnare» dice mentre indica uno spazio vuoto accanto alla sua mercanzia «qui, da soli, ci sentiamo abbandonati, perché la clientela non è attirata dalle zone dove scarseggiano i banconi con la merce esposta».
Disappunto è mostrato dagli ambulanti regolari, sui «privilegi» degli «spuntisti» ossia quei rivenditori, anch’essi regolari tanto per fare chiarezza, che però, spiega Di Filippo, «hanno facoltà di occupare uno spazio che trovano vuoto perché magari quel giorno non è occupato dal concessionario. Capita spesso che queste aree libere si trovino al centro del mercato, di fatto occupando posizioni privilegiate a poco prezzo, pagano 15 euro al giorno, quando noi, invece, ne sborsiamo annualmente 400 e anticipati. Il Comune guadagna due volte, ma i penalizzati siamo noi concessionari stabili».