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Una lunga scia di lutti nella marineria giuliese
GIULIANOVA. Porta i segni del lutto l’ambiente marinaro giuliese dopo aver appreso la triste notizia della morte di Elia Artone e Carlo Mazzi. Vincenzo Staffilano di Federpesca non riesce a...
GIULIANOVA. Porta i segni del lutto l’ambiente marinaro giuliese dopo aver appreso la triste notizia della morte di Elia Artone e Carlo Mazzi. Vincenzo Staffilano di Federpesca non riesce a capacitarsi di quanto accaduto: «Abbiamo perso due validi uomini di mare, persone serie, oneste, competenti e grandi lavoratori. Ho visto personalmente Elia Artone lavorare anche il giorno di Natale e Pasqua a bordo del suo peschereccio ad aggiustare le reti dello strascico. Tutto doveva essere pronto per la successiva uscita in mare. Questa ennesima tragedia ci ha colpiti profondamente». A Giulianova l’attività peschereccia risale ai primi del novecento quando il porto non c’era ancora e le cosiddette paranze a vele variopinte venivano tirate a secco con dei paranchi e fissate agli anelli che ancora oggi si scorgono sul marciapiede del lungomare ovest. Oggi la flottiglia di stanza al porto di Giulianova può contare su sette natanti per la pesca a strascico (manegli anni scorsi erano molti di più), dieci coppie di volanti per la pesca al pesce azzurro, cinquantadue vongolare e trentacinque imbarcazioni di naviglio minore destinate alla piccola pesca. Gli incidenti mortali della marineria giuliese hanno una lunga, tragica storia. Nell’aprile del 1982 scomparve nel nulla l’Anegelo Padre, affondato in un tratto di mare profondo 90 metri. Persero la vita, forse agganciati da una grossa nave, Nicola Gualà, Giuseppe Gualà e Gabriele Marchetti. Si parlò anche della collisione con un mercantile, ma nulla si è mai appreso e si parlò di sepolti in mare dimenticati. Ma nel vasto elenco dei dispersi nelle acque adriatiche viene ricordata la sorte maligna toccata nel 1995 a Lorenzo e Giorgio Serafini che erano a bordo del Freccia Nera, inghiottiti dai flutti nel giro di poco tempo. Si disse che fatale fu l’abbigliamento indossato in quel terribile momento stivali alti che non gli permisero di mettersi in salvo. L’ultimo appuntamento con la morte risale all’ottobre del 2009 quando – anche in questo caso per cause non del tutto accertate – affondò il peschereccio Diana Madre della flottiglia di San Benedetto del Tronto che stava cercando riparo all’interno del porto di Giulianova dopo essere stato sorpreso da una forte burrasca. Tre erano gli uomini di equipaggio: Mirco e Stefano Marchegiani riuscirono a salvarsi, mentre Maurizio Fagone fu ritrovato dopo due giorni senza vita sulla battigia dell’arenile di Cologna Spiaggia. Ci furono anche altri incidenti: una lapide al porto ricorda le vittime giuliesi del mare.
Alfonso Aloisi
©RIPRODUZIONE RISERVATA.
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