Veltroni, un viaggio in Italia
Settant’anni di storia in «Noi» il nuovo romanzo dell’ex segretario del Pd
«Noi» è il titolo del nuovo romanzo di Walter Veltroni che da ieri è nelle principali librerie italiane. Edito da Rizzoli (351 pagine, 19 euro), «Noi» è il terzo romanzo dell’ex segretario del Partito democratico. Romano, 54 anni compiuti il 3 luglio, ex sindaco di Roma, ex vice presidente del consiglio del primo governo Prodi, Veltroni traccia nel romanzo un affresco degli ultimi 76 anni di storia italiana attraverso le vite dei suoi personaggi - Giovanni che aveva 14 anni nel 1943, l’anno della caduta del fascismo e dell’8 settembre; Andrea che di anni ne aveva 13 nel 1963, l’anno dell’assassinio di John Kennedy e del primo governo di centrosinistra; Luca che aveva 11 anni nel 1980, l’anno della strage di Ustica e della stazione di Bologna - e si proietta nel futuro dell’anno 2025 per seguire la storia dell’adolescente Nina che vuole costruire la sua vita preservando le esperienze uniche e irripetibili di coloro che l’hanno preceduta. Nel capitolo ambientato nel 1963, Andrea - nel viaggio attraverso l’Italia del Boom che compie insieme con suo padre - finisce sul set di un film, «La ragazza di Bube», tratto dal romanzo di Carlo Cassola, che il regista Luigi Comencini sta girando a San Gimignano, con Claudia Cardinale nel ruolo della protagonista. Lì incontra Gianni Di Vennanzo, il grande direttore della fotografia, abruzzese di Teramo. Per gentile concessione dell’autore e dell’editore, pubblichiamo un estratto di questo capitolo. (g.d.t.) di Walter Veltroni Attraversarono insieme quella piazza meravigliosa e in quel momento vuota. C’era solo un gruppo di ragazzi che stava ascoltando musica da un giradischi, una fonovaligia Lesa il cui filo saliva fino alla casa di qualcuno di loro. Andrea riconobbe la canzone, nonostante fosse appena iniziata. Era un suono nuovo e aveva visto in tv ad Alta Pressione come lo ballavano i ragazzi. Allora, quando non c’era nessuno in casa anche lui aveva provato, davanti allo specchio, a danzare il twist. «Twist and shout» urlavano i Beatles dal lato sinistro del Lesa. Un ragazzo e una splendida ragazza, ballando, si spostavano progressivamente verso il centro della piazza. Era molto bello vedere questa scena: due giovani che danzano, come rapiti da quel ritmo moderno, in una grande piazza deserta e tutt’intorno i meravigliosi palazzi medioevali. Mentre attendevano che il cameriere portasse la tagliata per tutti, Giovanni chiese come mai fossero lì. «A San Gimignano siamo venuti per vedere la Collegiata, ma siamo in zona perché stiamo girando un film». «Un film? Che film? E lei che fa?». L’uomo sembrò ignorare la domanda e chiese ad Andrea: «E a te piace il cinema?». Il ragazzo, in parte rifocillato, rispose con maggiore convinzione che non quando si trovava davanti al Giudizio universale nella Collegiata; certo, era tra le cose che amava di più. Gianni proseguì: «Allora facciamo così. Una sorpresa. Non vi diciamo nulla del film. Oggi ricominciamo a girare e voi venite con noi, sarà un quarto d’ora o meno da qui. State un po’, vedete come si fa un film e poi ripartite. E’ un’esperienza, mi creda. Il regista è un genio e anche gli attori e noi ce la caviamo». Poi arrivò la carne e lui aggiunse sottovoce, a testa bassa: «Non mi sono presentato del tutto. Mi chiamo Gianni Di Venanzo e sono il direttore della fotografia di questo film. Per spiegarti il mio lavoro, Andrea, io sono quello che sceglie le luci, ne decide la tonalità e la quantità che deve impressionare la pellicola, coadiuva il regista per le inquadrature. Insomma se viene brutto, come direbbe tuo padre, è colpa mia. Allora andiamo?». Giovanni non sapeva cosa rispondere. Guardava Andrea che lo implorava con gli occhi di dire sì. L’uomo del cinema colse l’indecisione. «Mi gioco tutte le carte. Si ricorda quando prima mi ha chiesto se avevo visto Otto e mezzo? L’ho visto prima che uscisse, perché è uno dei film che ho fatto. Uno dei più belli. Forse il più bello». «Davvero? Incredibile. Se le rivolgo un migliaio di domande lei chiama il cameriere per farmi buttare fuori?» «Possiamo accordarci su cento, ma solo nel tragitto verso il set, va bene? Vengo in macchina con voi». Andrea prese posto sui sedili posteriori. Ebbe la sensazione che il padre non volesse aprire il tettuccio per il timore che il vento si portasse via anche una sola delle parole che attendeva da Gianni. Il ragazzo vide il padre accendere il motore e poi attendere solo il tempo necessario per cercare di non fare una brutta figura. Ma poi non resistette: «Come ha fatto, quando sono in auto, a tenere Mastroianni al buio e la Cardinale in piena luce? E la scena del sogno col padre e la madre, tutto quel bianco?». Andrea non udiva le risposte ma era contento, contento che suo padre facesse quelle domande. |