Venturoni, ancora in piedi un’accusa di corruzione

Inchiesta sui rifiuti, in cinque rinviati a giudizio. Processo al via il 23 ottobre L’accusa: «I Di Zio hanno promesso all’ex assessore i profitti dell’inceneritore»

PESCARA. L’inchiesta sui rifiuti è arrivata al giro di boa il 22 maggio con la decisione dopo 24 ore di camera di consiglio del giudice per l’udienza preliminare Luca De Ninis di rinviare a giudizio i cinque imputati coinvolti: l’ex assessore regionale alla sanità Lanfranco Venturoni, gli imprenditori dei rifiuti Rodolfo e Ferdinando Di Zio, il deputato del Pdl Fabrizio Di Stefano, l’ex amministratore delegato della società Team Vittorio Cardarella. A differenza di quanto erroneamente pubblicato, il gup ha deciso sì di prosciogliere Venturoni e i Di Zio da un episodio di corruzione, ma di confermare l’impianto accusatorio dei pm Anna Rita Mantini e Gennaro Varone per l’altro episodio di corruzione contestato. L’inchiesta ruota attorno a un impianto di bioessiccazione dei rifiuti in contrada Carapollo a Teramo e, in quello che è stato il primo fascicolo sui rifiuti – accanto all’altro che ruota attorno all’Ecoemme di Montesilvano – la procura ha accusato, a vario titolo, l’ex assessore Venturoni, i titolari della Deco e l’ex amministratore della società Team di peculato, abuso, turbativa d’asta, istigazione alla corruzione e di due episodi di corruzione. Per uno di questi è stato disposto il proscioglimento mentre l’altro è stato confermato insieme al resto dell’impianto dei pm. Per l’onorevole Di Stefano, invece, l’unico reato di corruzione di cui doveva rispondere è stato riqualificato in millantato credito o traffico di influenze. Il cuore dell’inchiesta è quello che la procura ha definito «un piano di svuotamento della società Team» che sarebbe stato messo in atto, dice l’accusa, da Venturoni, Di Zio e Cardarella, «per far ottenere alla Deco, senza il ricorso al metodo dell’evidenza pubblica, l’affidamento per la costruzione e la gestione di un impianto di bioessiccazione». A questo, dice ancora l’accusa, si collega l’episodio di corruzione secondo cui, dicono i pm, «Venturoni, nella qualità di presidente della Team Ambiente Spa e i Di Zio attuavano uno scambio corruttivo». Dicono i pm che «gli imprenditori avrebbero promesso a Venturoni una quota dei profitti dell’affare concernente l’affidamento diretto e senza gara per la costruzione e gestione di un inceneritore in Abruzzo» e che, proseguono ancora i pm, «versavano a Venturoni, tramite Rodolfo Di Zio, denaro contante per importi non accertati e la possibilità di ottenere assunzioni». Il processo comincerà il 23 ottobre e, dopo la decisione, Venturoni ha commentato: «Mi è stata tolta la corruzione che non mi appartiene».

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