Pratola Peligna, false assunzioni di clandestini: tre arresti
Nei guai anche una commercialista, indagate altre 12 persone. Spunta il tariffario per ottenere indennità e contributi
PRATOLA PELIGNA. Avrebbero messo su una vera e propria associazione a delinquere finalizzata a favorire l’immigrazione clandestina. E per far questo si sarebbero avvalsi di falsa documentazione, false assunzioni e falsi distacchi di personale così da permettere ai clandestini di restare in Italia e agli imprenditori di poter utilizzare manodopera senza versare contributi assistenziali e previdenziali.
Sono le principali accuse raccolte dalla guardia di finanza di Popoli. Contestazioni che hanno fatto finire nei guai 15 persone.
Agli arresti domiciliari, su ordinanza firmata dal gip del tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, si trovano gli imprenditori Sandro Di Cioccio, 52 anni di Popoli, Mario Del Grande, 59 anni di Pratola Peligna, e la commercialista Anna Lisa Colasante, 60enne di Introdacqua, ma che opera con uno studio professionale a Sulmona. Gli altri coinvolti a vario titolo nell’inchiesta sono Donatella Mancini, 51enne di Popoli, Maurizio Taddei, 61 anni di Roccacasale, Walter Alberto Paluzzi, 52 anni originario di Avezzano ma residente a Bussi Sul Tirino, Erion Zagu, 32 anni, Uxhi Xhevahir, 27, Naim Balla, 27 anni, e Lachcen Benzinane, tutti e quattro residenti a Pratola Peligna, Ioan Bogles, 59 anni di Sulmona, Selver Pajkovski, 41 anni di Crespano del Grappa (Treviso), Destan Kadriu, 46 anni di Introdacqua, Umije Izairi, 36 anni di Corfinio, e Zejadin Shalla, 47 anni di Cansano.
L’inchiesta portata avanti dalla Finanza di Popoli è partita nell’ottobre del 2016 con gli accertamenti espletati su alcune aziende della zona che sebbene apparissero di notevoli dimensioni presentavano una realtà ben diversa per il numero dei dipendenti e addirittura, in alcuni casi, non risultavano essere operative sul mercato. Indagini che hanno portato a scoprire un numero rilevante di false assunzioni con le quali l’organizzazione aveva permesso a 500 persone l’ingresso in Italia o di usufruire di agevolazioni quali indennità di disoccupazione (Aspi), di distacco di personale presso altre aziende che omettevano di versare contributi previdenziali e soprattutto di ottenere, sulla base di falsi presupposti, permessi di soggiorno per motivi di lavoro e per ricongiungimento familiare.
Gran parte delle società in questione erano gestite da Sandro Di Cioccio che all’avvio degli accertamenti avrebbe attivato l’intervento di Annalisa Colasante per avviare le procedure di licenziamento per tutti gli operai precedentemente assunti. Operazione che sarebbe riuscita solo parzialmente.
Dalle indagini portate avanti dalle Fiamme gialle è stato scoperto un vero e proprio tariffario che i clandestini versavano all’organizzazione: 300 euro per ottenere la falsa assunzione, 20 euro per ogni busta paga e 30 euro per ogni modello Cud. Documentazione che serviva ai lavoratori per ottenere indennità di disoccupazione e altri facilitazioni e contributi.
Stando ai calcoli dei finanzieri di Popoli è stato stimato un danno economico complessivo per l’erario e per gli istituti previdenziali di oltre due milioni e mezzo di euro.
Sandro Di Cioccio, Mario Del Grande e Annalisa Colasante, che si trovano agli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni, saranno ascoltati dal gip nei prossimi giorni.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Sono le principali accuse raccolte dalla guardia di finanza di Popoli. Contestazioni che hanno fatto finire nei guai 15 persone.
Agli arresti domiciliari, su ordinanza firmata dal gip del tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, si trovano gli imprenditori Sandro Di Cioccio, 52 anni di Popoli, Mario Del Grande, 59 anni di Pratola Peligna, e la commercialista Anna Lisa Colasante, 60enne di Introdacqua, ma che opera con uno studio professionale a Sulmona. Gli altri coinvolti a vario titolo nell’inchiesta sono Donatella Mancini, 51enne di Popoli, Maurizio Taddei, 61 anni di Roccacasale, Walter Alberto Paluzzi, 52 anni originario di Avezzano ma residente a Bussi Sul Tirino, Erion Zagu, 32 anni, Uxhi Xhevahir, 27, Naim Balla, 27 anni, e Lachcen Benzinane, tutti e quattro residenti a Pratola Peligna, Ioan Bogles, 59 anni di Sulmona, Selver Pajkovski, 41 anni di Crespano del Grappa (Treviso), Destan Kadriu, 46 anni di Introdacqua, Umije Izairi, 36 anni di Corfinio, e Zejadin Shalla, 47 anni di Cansano.
L’inchiesta portata avanti dalla Finanza di Popoli è partita nell’ottobre del 2016 con gli accertamenti espletati su alcune aziende della zona che sebbene apparissero di notevoli dimensioni presentavano una realtà ben diversa per il numero dei dipendenti e addirittura, in alcuni casi, non risultavano essere operative sul mercato. Indagini che hanno portato a scoprire un numero rilevante di false assunzioni con le quali l’organizzazione aveva permesso a 500 persone l’ingresso in Italia o di usufruire di agevolazioni quali indennità di disoccupazione (Aspi), di distacco di personale presso altre aziende che omettevano di versare contributi previdenziali e soprattutto di ottenere, sulla base di falsi presupposti, permessi di soggiorno per motivi di lavoro e per ricongiungimento familiare.
Gran parte delle società in questione erano gestite da Sandro Di Cioccio che all’avvio degli accertamenti avrebbe attivato l’intervento di Annalisa Colasante per avviare le procedure di licenziamento per tutti gli operai precedentemente assunti. Operazione che sarebbe riuscita solo parzialmente.
Dalle indagini portate avanti dalle Fiamme gialle è stato scoperto un vero e proprio tariffario che i clandestini versavano all’organizzazione: 300 euro per ottenere la falsa assunzione, 20 euro per ogni busta paga e 30 euro per ogni modello Cud. Documentazione che serviva ai lavoratori per ottenere indennità di disoccupazione e altri facilitazioni e contributi.
Stando ai calcoli dei finanzieri di Popoli è stato stimato un danno economico complessivo per l’erario e per gli istituti previdenziali di oltre due milioni e mezzo di euro.
Sandro Di Cioccio, Mario Del Grande e Annalisa Colasante, che si trovano agli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni, saranno ascoltati dal gip nei prossimi giorni.
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