Atri Cup, Fiona May in Abruzzo: lo sport insegna la vita
La campionessa del salto in lungo stasera sarà presente al dibattito in piazza Duomo: «Il segreto è divertirsi gareggiando»
ATRI. A conclusione della "corsa di Miguel" che si correrà alle 17, oggi alle 19 in piazza Duomo si parlerà di sport con Fiona May. L’atleta che più volte è salita sul podio ai campionati italiani, laureata due volte campionessa mondiale di salto in lungo, due volte sul secondo gradino del podio olimpico. Una carriera straordinaria nello sport, ma anche nel mondo dello spettacolo, che verrà ripercorsa in una intervista pubblica. L’atleta, che sarà per la prima volta in Abruzzo, si è raccontata anche in questa intervista.
Giamaicana d’origine, nata in Inghilterra e dal 1994 cittadina italiana e nella relativa nazionale, che impatto ha avuto con questo paese?
«Positivo. Quando gareggi nell’atletica che è uno sport individuale non fa differenza la nazionalità. E’ una sfida con se stessi. Non è importante chi sei e da dove vieni, ma i risultati che ottieni».
Nel calcio episodi di razzismo sono frequenti, lei ha mai avuto problemi in questo senso?
«No, non è mai successo».
Una carriera fatta di record, titoli e medaglie, c’è un momento che ricorda con più emozione?
«Ogni medaglia ha una storia, forse il momento più bello è la vittoria del mondiale nel 1995. Sono 16 anni che ho smesso, mi guardo indietro e ripercorro le vittorie e sono tutte speciali».
Quando ha iniziato immaginava una carriera di questo genere?
«Era un gioco, non pensavo a tutto questo, avevo 12 anni. A 14 ho iniziato con le Juniores. Il talento lo notavano, ma non basta: serve tanto impegno».
Cosa ha significato lo sport per lei?
«Lo sport insegna la vita, come superare crisi, come cercare il positivo, come apprendere dagli errori».
Da 16 anni ha lasciato lo sport che passaggio è stato?
«Ho deciso di lasciare dopo una lunghissima carriera in maniera serena. Avevo già iniziato altri percorsi».
Dallo sport alla recitazione.
«Sono stata fortunata. Ho fatto un provino, il regista Vittorio Sindoni aveva fiducia in me ed è arrivata la serie tv Butta la Luna. Poi è stato fatto un corto e ho vinto il Globo d’Oro come migliore attrice».
Quindi Ballando con le stelle, anche lì la vittoria, tirando fuori una femminilità straodinaria....
«La sfida di Ballando è stata più per il pubblico che per me, che mi ha vista per la prima volta femminile. Io oltre all’atletica ho fatto danza, mi ha aiutata molto, poi ho avuto come maestro Raimondo Todaro che è bravissimo».
Due figlie, anche loro sportive, cosa consiglia loro e alle ragazze che si sognano campionesse dello sport?
«Devono divertirsi. Lo sport è parte della propria vita non la propria vita. Sono laureata in Economia e Commercio, ho coltivato amicizie, non è stato facile, ma con determinazione le cose si fanno».
Ad Atri c’è la Corsa di Miguel, lo sport che veicola valori sociali e che fa da volano per il turismo. Che cosa pensa di questi connubi?
«Lo sport è importante certamente anche per questo, è parte del sociale».
Quali sono i suoi impegni in questo periodo?
«In questo periodo non ho proposte dal cinema e dalla tv e sono impegnata nella Figc nella commissione per l’integrazione, mi occupo di Fair Play e di giovani. Sono felice di essere ospite dell’Atri Cup e di conoscere per l'occasione un po’ d’Abruzzo».
Evelina Frisa
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