Calcio-show con le stelle del passato

Leo Junior, il campione ex Pescara è tornato in città per partecipare alla partita di beneficenza organizzata dall’associazione Massimo Oddo onlus che si svolgerà oggi, alle 18, all’Adriatico. Da un lato il Pescara che, tra gli anni Ottanta e i Novanta, riempiva ogni domenica lo stadio dall’altro, i giocatori del Milan che aderiscono all’omonima fondazione
PESCARA. «La banda degli stabilimenti con cui ho mangiato per la prima volta il crudo, un capodanno in stile brasiliano nella mia casa di Francavilla, la mia festa d’addio con 20 mila persone allo stadio, una serata indimenticabile».
Dal finestrino della macchina, Leo Junior, indimenticato regista brasiliano della squadra da serie A delle stagioni 87-89, osserva Pescara e la trova cambiata: «Ma è più bella, quante costruzioni». Il campione è tornato in città per partecipare alla partita di beneficenza organizzata dall’associazione Massimo Oddo onlus che si svolgerà oggi, alle 18, all’Adriatico.
Da un lato il Pescara che, tra gli anni Ottanta e i Novanta, riempiva ogni domenica lo stadio: Leo Junior, Savorani, Minguzzi, Dicara, Camplone, Allegri, Bosco, Martorella, Marchegiani, Ciarlantini, Pagano, Berlinghieri, Bergodi, Gelsi, Ronzani, De Iuliis, Massara, Nobile, Righetti, Bivi allenati proprio da Giovanni Galeone. Dall’altro, i giocatori del Milan che aderiscono all’omonima fondazione: Baresi, Rossi, Nava, Pancaro, Mannini, Vierchowod, Oddo, Marcolin, Cauet, Di Canio, Giunti, Valtolina, Massaro, Ganz, Carbone, De Megni allenati da Francesco Oddo.
Il motivo della rimpatriata è una «causa speciale», come la chiama Junior. Infatti, l’incasso della partita sarà devoluto in favore della mensa di Celestino V all’Aquila. Leo Junior, oggi commentatore, è partito dal Brasile ed è arrivato a Pescara, all’hotel Carlton, ieri alle 18. Ad aspettarlo, c’erano anche due ragazzini che nel 1987 non erano ancora nati ma che, incuriositi dai genitori, sono andati a respirare l’aria del calcio di fine anni Ottanta.
Junior, che cosa racconterebbe a un pulcino del Pescara di quegli anni storici?
«Che roba, che non avevo mai visto una roba del genere, tutta quella gente ad aspettare il mio arrivo. Anche a Torino ero stato accolto con calore, ma quella era una piazza importante, mentre Pescara era una società più piccola e fu una sorpresa tanto affetto».
Un brasiliano a Pescara: cosa amò subito dei pescaresi?
«Andavo in spiaggia, camminavo e la gente mi rispettava. E mi colpì la generosità dei pescaresi. Ah, che ricordi, la banda degli stabilimenti: Eriberto, Marinelli e il mio carissimo amico, anche padrino di mio figlio, Peppino Baldacci. In spiaggia andavamo con la moto d’acqua ed è con loro che ho mangiato per la prima volta il crudo accompagnato dal vino del mio amico Zaccagnini».
Il primo impatto con Galeone e con il suo modulo spregiudicato.
«Galeone è stato un allenatore atipico, perché vedeva il calcio in maniera diversa. E’ stato il primo a portare l’allegria e la spregiudicatezza, a praticare un calcio aperto, quello che voleva vedere il tifoso, che divertiva. E poi non parlava sempre di calcio, ma di donne, macchine, cinema».
Si ricorda una bevuta con Galeone e la squadra»?
«No, perché o stavo con la famiglia oppure uscivo con la squadra senza bere».
Dove andava a cena?
«Al Sea River, Oriente, la Paranza e soprattutto al Nastro Azzurro».
Qual è stata la più bella partita del Pescara? «Pescara-Juventus, 2-0 con gol mio e di Gasperini».
Quale compagno ha stimato di più?
«Gasperini, perché è stato un uomo. Quando sono arrivato, mi ha ceduto la fascia da capitano dicendomi che non poteva indossarla con me al fianco».
Con chi non si sarebbe mai scambiato la maglia?
«Non avevo nemici, solo avversari. All’epoca, si chiedeva scusa in campo se si faceva un’entrata brutta. Oggi, sono più maleducati».
Cosa succedeva negli spogliatoi del Pescara?
«Non lo posso raccontare, perché quello che accade negli spogliatoi deve morire con il giocatore».
Qual è stata una serata indimenticabile?
«Un capodanno che organizzai nella mia casa a Francavilla in stile brasiliano, c’era anche Edmar».
Se un ragazzo vuole giocare a calcio, cosa gli dice?
«Che giocare a calcio non è obbligatorio e richiede sacrificio, ma è bello proprio per questo».

Dal finestrino della macchina, Leo Junior, indimenticato regista brasiliano della squadra da serie A delle stagioni 87-89, osserva Pescara e la trova cambiata: «Ma è più bella, quante costruzioni». Il campione è tornato in città per partecipare alla partita di beneficenza organizzata dall’associazione Massimo Oddo onlus che si svolgerà oggi, alle 18, all’Adriatico.
Da un lato il Pescara che, tra gli anni Ottanta e i Novanta, riempiva ogni domenica lo stadio: Leo Junior, Savorani, Minguzzi, Dicara, Camplone, Allegri, Bosco, Martorella, Marchegiani, Ciarlantini, Pagano, Berlinghieri, Bergodi, Gelsi, Ronzani, De Iuliis, Massara, Nobile, Righetti, Bivi allenati proprio da Giovanni Galeone. Dall’altro, i giocatori del Milan che aderiscono all’omonima fondazione: Baresi, Rossi, Nava, Pancaro, Mannini, Vierchowod, Oddo, Marcolin, Cauet, Di Canio, Giunti, Valtolina, Massaro, Ganz, Carbone, De Megni allenati da Francesco Oddo.
Il motivo della rimpatriata è una «causa speciale», come la chiama Junior. Infatti, l’incasso della partita sarà devoluto in favore della mensa di Celestino V all’Aquila. Leo Junior, oggi commentatore, è partito dal Brasile ed è arrivato a Pescara, all’hotel Carlton, ieri alle 18. Ad aspettarlo, c’erano anche due ragazzini che nel 1987 non erano ancora nati ma che, incuriositi dai genitori, sono andati a respirare l’aria del calcio di fine anni Ottanta.
Junior, che cosa racconterebbe a un pulcino del Pescara di quegli anni storici?
«Che roba, che non avevo mai visto una roba del genere, tutta quella gente ad aspettare il mio arrivo. Anche a Torino ero stato accolto con calore, ma quella era una piazza importante, mentre Pescara era una società più piccola e fu una sorpresa tanto affetto».
Un brasiliano a Pescara: cosa amò subito dei pescaresi?
«Andavo in spiaggia, camminavo e la gente mi rispettava. E mi colpì la generosità dei pescaresi. Ah, che ricordi, la banda degli stabilimenti: Eriberto, Marinelli e il mio carissimo amico, anche padrino di mio figlio, Peppino Baldacci. In spiaggia andavamo con la moto d’acqua ed è con loro che ho mangiato per la prima volta il crudo accompagnato dal vino del mio amico Zaccagnini».
Il primo impatto con Galeone e con il suo modulo spregiudicato.
«Galeone è stato un allenatore atipico, perché vedeva il calcio in maniera diversa. E’ stato il primo a portare l’allegria e la spregiudicatezza, a praticare un calcio aperto, quello che voleva vedere il tifoso, che divertiva. E poi non parlava sempre di calcio, ma di donne, macchine, cinema».
Si ricorda una bevuta con Galeone e la squadra»?
«No, perché o stavo con la famiglia oppure uscivo con la squadra senza bere».
Dove andava a cena?
«Al Sea River, Oriente, la Paranza e soprattutto al Nastro Azzurro».
Qual è stata la più bella partita del Pescara? «Pescara-Juventus, 2-0 con gol mio e di Gasperini».
Quale compagno ha stimato di più?
«Gasperini, perché è stato un uomo. Quando sono arrivato, mi ha ceduto la fascia da capitano dicendomi che non poteva indossarla con me al fianco».
Con chi non si sarebbe mai scambiato la maglia?
«Non avevo nemici, solo avversari. All’epoca, si chiedeva scusa in campo se si faceva un’entrata brutta. Oggi, sono più maleducati».
Cosa succedeva negli spogliatoi del Pescara?
«Non lo posso raccontare, perché quello che accade negli spogliatoi deve morire con il giocatore».
Qual è stata una serata indimenticabile?
«Un capodanno che organizzai nella mia casa a Francavilla in stile brasiliano, c’era anche Edmar».
Se un ragazzo vuole giocare a calcio, cosa gli dice?
«Che giocare a calcio non è obbligatorio e richiede sacrificio, ma è bello proprio per questo».