Cosentini difensore, altra intuizione di Perrone
Da mediano a centrale nelle retrovie, la stessa trasformazione che il tecnico ordinò a Bonucci a Viterbo
L’AQUILA. E’ diventato uno dei simboli dell’Aquila di Carlo Perrone. Stiamo parlando di Nicola Cosentini, da un mese titolare nel cuore della difesa rossoblù. Un sogno ad occhi aperti per il classe 1988 di Cosenza che mai avrebbe immaginato una situazione del genere ai piedi del Gran Sasso. Arrivato all’Aquila lo scorso anno dal Savona, come centrocampista, non ha giocato praticamente mai (solo l’ultima di campionato) e per gran parte del campionato il tecnico Nunzio Zavettieri lo ha tenuto fuori rosa.
In estate, dunque, tutto lasciva presagire ad una partenza verso altri lidi. Cosentini ha iniziato, invece, il ritiro di Colledimezzo con L’Aquila. Il nuovo allenatore Carlo Perrone non si è lasciato influenzare dal suo passato recente e lo ha trasformato. Durante le ripetute dei mille metri nel corso della preparazione estiva, l’allenatore ha pensato di riciclarlo da difensore in virtù delle qualità tecniche palla al piede e, soprattutto, della buona rapidità nei primi metri di corsa. Così gli ha proposto di giocare da difensore centrale, facendo anche di necessità virtù vista la carenza nel ruolo. «Era il secondo giorno di ritiro», ricorda Cosentini, «e durante gli allenamenti mancava sempre un difensore. Perrone mi propose di giocare centrale difensivo, dicendomi che lì avrei potuto fare il salto di qualità. Con il passare dei giorni e degli allenamenti, le cose andarono sempre meglio grazie anche al sostegno della mia fidanzata e dei familiari che mi spingevano ad avere il coraggio di cambiare ruolo». L’addestramento di Cosentini è durato circa due mesi durante i quali Perrone, con un passato da difensore in serie A con la Lazio, ha fornito preziosi suggerimenti a Cosentini. Il tutto sino all’esordio da titolare nel match contro il Tuttocuoio, approfittando anche della concomitante assenza per squalifica di Anderson. Da quel momento il (nuovo) difensore di Cosenza non è più uscito dal rettangolo verde: «Devo fare una statua a Perrone. E’ solo grazie a lui se sono maturato e cresciuto come giocatore. La mia storia testimonia che è un tecnico che non ha pregiudizi verso nessuno e che, soprattutto, agisce di testa propria».
Perrone non è nuovo ad intuizioni del genere. Prima di Cosentini, infatti, diversi anni fa ha trasformato un altro centrocampista in centrale difensivo. In questo caso stiamo parlando addirittura di un calciatore che poi si è affermato ai massimi livelli. Il difensore della Juventus e della Nazionale Leonardo Bonucci racconta nella sua autobiografia: «Durante gli anni nelle giovanili della Viterbese, giocavo con gli Allievi come centrocampista davanti alla difesa. Addirittura certe volte come prima punta. Fu il mio allenatore dell’epoca Carlo Perrone a dirmi che se avessi voluto diventare un grande giocatore, avrei dovuto fare il difensore centrale. Lo ringrazierò sempre». E’ stata la svolta nella carriera di Bonucci che dopo la parentesi all’Inter e le trafile a Treviso e Pisa, è esploso nel Bari di Giampiero Ventura prima di diventare uno dei cardini della Juve dell’ultimo quinquennio. Oltre all’illustre esempio del campione juventino, l’inventore Perrone può vantare altre intuizioni vincenti in carriera. Ad esempio, nella stagione 2011-2012 sulla panchina della Salernitana (serie D) ha trasformato il terzino Giovanni Puglisi in difensore centrale. L’invenzione più recente resta però quella di Cosentini, ormai diventato titolare inamovibile nell’Aquila.
Giammarco Menga
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