Cuccureddu, esplode la furia
«Abbiamo smesso di giocare, la squadra domani mi sentirà».
PORTOGRUARO. Antonello Cuccureddu è arrabbiato, forse più degli stessi tifosi che hanno accolto tiepidamente il saluto della squadra a fine partita. Ha un diavolo per capello, il tecnico del Pescara dai due volti: perfetto nel primo tempo, inguardabile nel secondo. La classifica non gli interessa. «Non è il primo posto oggi che può spianarci la strada verso la promozione», dice il 60enne tecnico di Alghero. «Però, l’andamento della partita mi ha mandato in bestia. Pareggiare sul campo della prima della classe ci può stare, non discuto il risultato. Ma come è maturato. Niente faceva presagire a un secondo tempo in cui in pratica non siamo rientrati in campo. Abbiamo commesso degli errori, ma soprattutto abbiamo smesso di giocare». Già, perché? «Non lo so, lo dovremo capire. Ne parleremo martedì alla ripresa degli allenamenti. Qualcosa alla squadra ho già detto, ma martedì mi sentirà. Non esiste.
L’avevamo preparata bene, questa benedetta partita. E vi dirò di più: anche durante l’intervallo abbiamo parlato di come andare a fare il terzo gol». Un film già visto, il Pescara che si fa rimontare in trasferta. Un problema mentale? «Non lo so, ma adesso comincio a pensare di sì. Che può essere un problema mentale. Ma i giocatori sono esperti, la gestione del vantaggio non può diventare un’ansia. Ripeto: ci sono stati degli errori individuali, ma è l’atteggiamento di tutta la squadra che non esiste». Capitolo sostituzioni: Coletti al posto di Gessa. «Andrea (Gessa, ndr) era stanco, stava sbagliando troppo. E gli ho fatto riprendere fiato. Volevo cambiare. E’ un peccato perché finché c’è stato fiato, abbiamo fatto girare la palla alla grande». Ha pensato a mettere Verratti? «Ci ho pensato, eccome se ci ho pensato. Ma era un momento delicato dell’incontro, la squadra era in difficoltà e avevo bisogno di gente di peso.
Il campo era pesante e seconde me ha influito anche un leggero calo atletico, visto che nel primo tempo avevamo speso tanto. Ma non è abbastanza per giustificare questa rimonta». Anche perché è l’ennesima. «E’ un peccato. Ma non ne facciamo un dramma. Il campionato è lungo e noi siamo lì davanti. Imbattuti». Se Cuccureddu è arrabbiato, Alessandro Calori regala sorrisi a tutti nella sala stampa del Mecchia. «Il primo tempo dei miei non mi è piaciuto», ha detto l’allenatore della capolista Portogruaro. «Non abbiamo giocato da squadra, ognuno ha cercato di risolvere la partita singolarmente. E’ su questo tasto che ho battuto durante l’intervallo. E devo dire che la squadra ha reagito alla grande. Ha messo in campo la forza della disperazione abbinata al gioco. Abbiamo pareggiato, ma potevamo vincere.
Soprattutto, abbiamo fermato un gran Pescara che, a mio avviso, ha l’organico migliore del campionato». Ben altro umore, quello che sprizza Samuele Olivi. Che non riesce a darsi pace. «Sono arrabbiato anch’io, non solo il mister. Tutti siamo arrabbiati e non riusciamo a spiegarci il perché della metamorfosi. Passare dallo 0-2 al 2-2 non è attribuibile a questo o a quest’altro fattore. Un insieme di componenti ci ha negato la prima vittoria fuori casa. Siamo stati tanto bravi nel primo tempo, quanto sbadati nella ripresa. Problema mentale o fisico non lo so. E’ un qualcosa su cui riflettere a lungo, perché non è la prima volta che accade», sostiene il capitano del Pescara. Pochi metri più in là c’è Marco Cunico, il trequartista del Portogruaro. Beve una bibita nei pressi del rinfresco messo a disposizione dai dirigenti veneti nel dopo partita. «Il pareggio ci sta stretto», sostiene il capitano, «Ai punti avremmo vinto noi.
E’ vero: un tempo a testa, il primo al Pescara e il secondo al Portogruaro. Ma noi, nella ripresa, abbiamo creato più palle gol. E io stesso ne ho fallita una sul 2-2. Resta la bella prova di carattere. E’ vero che si è spezzata la serie di vittorie (sei, ndr), ma questo risultato ci dà ancora più convinzione nei nostri mezzi. Il Portogruaro lotterà per i primi posti fino alla fine del campionato». Cristian Altinier, l’attaccante entrato nella ripresa, ha due convinzioni: «Sono entrato subito e bene in partita. Il Pescara ha dimostrato di avere grandi qualità».
L’avevamo preparata bene, questa benedetta partita. E vi dirò di più: anche durante l’intervallo abbiamo parlato di come andare a fare il terzo gol». Un film già visto, il Pescara che si fa rimontare in trasferta. Un problema mentale? «Non lo so, ma adesso comincio a pensare di sì. Che può essere un problema mentale. Ma i giocatori sono esperti, la gestione del vantaggio non può diventare un’ansia. Ripeto: ci sono stati degli errori individuali, ma è l’atteggiamento di tutta la squadra che non esiste». Capitolo sostituzioni: Coletti al posto di Gessa. «Andrea (Gessa, ndr) era stanco, stava sbagliando troppo. E gli ho fatto riprendere fiato. Volevo cambiare. E’ un peccato perché finché c’è stato fiato, abbiamo fatto girare la palla alla grande». Ha pensato a mettere Verratti? «Ci ho pensato, eccome se ci ho pensato. Ma era un momento delicato dell’incontro, la squadra era in difficoltà e avevo bisogno di gente di peso.
Il campo era pesante e seconde me ha influito anche un leggero calo atletico, visto che nel primo tempo avevamo speso tanto. Ma non è abbastanza per giustificare questa rimonta». Anche perché è l’ennesima. «E’ un peccato. Ma non ne facciamo un dramma. Il campionato è lungo e noi siamo lì davanti. Imbattuti». Se Cuccureddu è arrabbiato, Alessandro Calori regala sorrisi a tutti nella sala stampa del Mecchia. «Il primo tempo dei miei non mi è piaciuto», ha detto l’allenatore della capolista Portogruaro. «Non abbiamo giocato da squadra, ognuno ha cercato di risolvere la partita singolarmente. E’ su questo tasto che ho battuto durante l’intervallo. E devo dire che la squadra ha reagito alla grande. Ha messo in campo la forza della disperazione abbinata al gioco. Abbiamo pareggiato, ma potevamo vincere.
Soprattutto, abbiamo fermato un gran Pescara che, a mio avviso, ha l’organico migliore del campionato». Ben altro umore, quello che sprizza Samuele Olivi. Che non riesce a darsi pace. «Sono arrabbiato anch’io, non solo il mister. Tutti siamo arrabbiati e non riusciamo a spiegarci il perché della metamorfosi. Passare dallo 0-2 al 2-2 non è attribuibile a questo o a quest’altro fattore. Un insieme di componenti ci ha negato la prima vittoria fuori casa. Siamo stati tanto bravi nel primo tempo, quanto sbadati nella ripresa. Problema mentale o fisico non lo so. E’ un qualcosa su cui riflettere a lungo, perché non è la prima volta che accade», sostiene il capitano del Pescara. Pochi metri più in là c’è Marco Cunico, il trequartista del Portogruaro. Beve una bibita nei pressi del rinfresco messo a disposizione dai dirigenti veneti nel dopo partita. «Il pareggio ci sta stretto», sostiene il capitano, «Ai punti avremmo vinto noi.
E’ vero: un tempo a testa, il primo al Pescara e il secondo al Portogruaro. Ma noi, nella ripresa, abbiamo creato più palle gol. E io stesso ne ho fallita una sul 2-2. Resta la bella prova di carattere. E’ vero che si è spezzata la serie di vittorie (sei, ndr), ma questo risultato ci dà ancora più convinzione nei nostri mezzi. Il Portogruaro lotterà per i primi posti fino alla fine del campionato». Cristian Altinier, l’attaccante entrato nella ripresa, ha due convinzioni: «Sono entrato subito e bene in partita. Il Pescara ha dimostrato di avere grandi qualità».