Galeone: vai Baldini, porta il Pescara in B
«Ci ho parlato al telefono e ho visto la squadra: può farcela»
PESCARA. Il buon “Gale” ha un cruccio. «Dopo 38 anni, non mi hanno ridato la casa sul mare (a Francavilla, ndr). Evidentemente, non mi sono comportato bene. Peccato, dopo 38 anni in estate non ho messo piede nella mia Pescara». Non si dà pace Giovanni Galeone, 83 anni, leggenda del calcio pescarese degli anni Ottanta, Novanta e Duemila. Due promozioni in A con i biancazzurri. Vive a Udine la leggenda del calcio pescarese. «Meglio così, voglio che mi si ricordi per come ero non per come sono adesso. Non mi piace farmi vedere come sono ridotto. Due mesi fa sono tornato in Sardegna, a Stintino. Sembrava che stessero trasportando un paralitico. Che ci vuoi fare? È l’età....».
Galeone, segue il Pescara?
«Certo che lo seguo. È il Pescara. Ne parlo spesso al telefono con Andrea Iaconi, il direttore sportivo di Giulianova».
L’ha anche vista?
«Sì, una volta. La partita vinta da Ascoli, di sera. Un bel successo. Mi è piaciuto».
Che impressione ne ha tratto?
«Buona, al di là della soddisfazione dei tre punti. Mi è sembrata una squadra compatta, solida e concreta. Sa quello che vuole in mezzo al campo. Si vede che segue l’allenatore».
E Silvio Baldini?
«L’ho sempre considerato un bravo allenatore sin dai tempi della Carrarese e dell’Empoli. Ultimamente ci ho parlato un paio di volte».
Come?
«Attraverso un amico in comune che me l’ha passato al telefono. Mi ha fatto una buona impressione, ma non avevo dubbi al riguardo. Gli ho detto di continuare così».
Pescara pronto per tornare in B?
«Io eviterei di fare questi discorsi perché non vorrei portare sfiga. Per scaramanzia eviterei».
Anche se....
«Bisogna insistere. Può essere l’anno buono, facciamo gli scongiuri. La serie C è un inferno, risalire è un terno al lotto. Puoi fare la squadra forte quanto ti pare, poi vai su certi campi, trovi la guerra e perdi senza nemmeno che tu te ne accorga. Ormai siamo a un terzo del campionato, mi sembra che il Pescara abbia basi solide».
La piazza pescarese sembra seguire Baldini come un tempo seguiva Galeone.
Mi fa piacere che lei parli così, vuol dire che ho lasciato un buon ricordo. A Baldini dico che se dovesse andare bene questa stagione, poi la seguente in B sarà più facile. E non dovrà accontentarsi della salvezza. Ma puntare deciso alla serie A. Più facile vincere in B che in C».
Le antagoniste?
«La Ternana su tutte, uno squadrone per tradizione e per l’organico. Segna tanto. E poi mi dicono la Torres. Sono stato un paio di mesi fa in Sardegna e mi hanno parlato della squadra di Sassari. Di questa forte identità che unisce la squadra di calcio e la città».
Sarà dura per il Pescara?
«Vincere non è mai facile, anche se vincere aiuta a vincere. Per il Pescara sarà dura, ma penso che possa essere ancora più dura per le rivali».
Il suo cuore è sempre biancazzurro.
«Pescara è la mia città, calcisticamente parlando e non. Anche se un po’ alla volta la mia Pescara va scomparendo. Tanti amici sono volati in cielo. L’ultimo Vincenzo (Marinelli, l’ex presidente, ndr), mi è dispiaciuto tanto. Nel magazzino c’è sempre la tuta del Pescara, è sacra. L’ho messa quando sono andato a Stintino un paio di mesi fa. Mi hanno visto in giro con lo stemma del Pescara e mi hanno preso in giro. Mi sfottevano quelli della Torres: “Ancora con il Pescara!”, mi dicevano. Ma Pescara è la mia storia, è la mia pelle. Anche quando sono stato altrove, la mia bussola era sempre Pescara. Non ci posso credere, non mi hanno dato più la mia casa. Dopo 38 anni».
La città è cambiata.
«Ma è sempre nel mio cuore. È stata, è e sarà la mia Pescara. Calcisticamente parlando deve stare almeno in B. La C no, almeno la B. E una volta in B, con Baldini, si tenta la scalata in A».
C’è il rischio che poi i tempi di Galeone passino in secondo piano.
«Sarebbe anche ora! Mi spiego meglio: quello che abbiamo fatto non lo può cancellare nessuno, è storia ormai. Però, mi farebbe piacere che qualcun altro, magari Baldini, possa diventare un idolo della città come, forse, lo sono stato io».
Perché forse?
«Non sa quanto mi riempie di gioia sapere che a Pescara mi ricordino con piacere».
Ha sentito Massimiliano Allegri ultimamente?
«Sì, un paio di settimane fa. Fino a due mesi fa era carico, voleva tornare subito nella mischia. Con il passare delle settimane è subentrata la pigrizia. Si parlava della Roma, macché. Max a Roma vince con i cavalli. Pensavo a un ’esperienza all’estero. Magari in Premier League. Il mio sogno era vederlo sulla panchina del Manchester United, niente da fare. C’è andato Amorim. Max è così, ama la sua Livorno. Gli piace la confort zone. Si fa vincere dalla pigrizia. Però, Max è Max. Gli voglio tanto bene».
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