PALLA AL CENTRO
I calendari da riscrivere e i milioni di euro in ballo
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Ci sono dei non detti tra i vari ragionamenti che si fanno su come il calcio - e lo sport più in generale - dovrà ripartire quando nel Paese ci saranno le condizioni igienico-sanitarie. Innanzitutto lo stop alle competizioni sarà prolungato. Al momento in Italia è tutto bloccato fino al prossimo 3 aprile, ma la sensazione è che - nella migliore delle ipotesi - non si tornerà a giocare prima di fine aprile-inizio maggio dopo un periodo di decantazione e di ripresa degli allenamenti. Solo quando sarà passata l’emergenza coronavirus, il governo darà il via libera al Coni per riprendere le attività sportive. Secondo i calcoli dei dirigenti federali se il calcio ripartisse dalla prima domenica di maggio (anche a porte chiuse all’inizio) riuscirebbe a portare a termine i campionati entro il 30 giugno. E si chiuderebbe anche la stagione delle coppe europee. Ovviamente, dando per scontato il rinvio degli Europei di calcio. L’ufficialità dovrebbe arrivare in settimana, ma ormai non ci sono più dubbi al riguardo. La gente si chiede: possibile che in un momento del genere c’è chi pensa a come far ripartire lo sport agonistico? Sì, è possibile. Perché muove milioni a palate. E ha necessità di riattivare il giocattolino. È vitale. Senza le partite non ci sono i soldi dei diritti televisivi. Men che meno quelli degli sponsor. E se alle società viene chiuso il rubinetto degli incassi è la fine. Ecco perché hanno il chiodo fisso di ricominciare l’attività. Ecco perché addirittura non la volevano sospendere. Soldi, basta seguirne le tracce per arrivare alla soluzione di ogni ragionamento. E lo sport non sfugge. Adesso è chiaro che il problema coronavirus è mondiale. E solo se le varie federazioni riscriveranno il calendario degli appuntamenti internazionali potranno essere portati a termine i campionati nazionali.
Certo, mette i brividi vedere come l’Inghilterra pensa di affrontare l’emergenza coronavirus. Anche in questo caso basta seguire la traccia dei soldi per capire il motivo: i diritti televisivi della Premier League sono quelli più costosi. E sono quelli venduti meglio nel mondo. Ma l’emergenza è talmente diffusa che anche il Dio denaro si è dovuto arrendere. Per ora.
In Italia per far capire che la situazione era seria il governo ha dovuto imporre lo stop ai campionati di calcio. Appena dieci giorni fa si discuteva di Juve-Inter, oggi sembra un’altra vita. Oggi c’è il deserto nelle strade e negli impianti sportivi. E anche le polemiche e i veleni legati al pallone che rotola appaiono di un’altra dimensione.
Chissà, ci sarà un prima e un dopo coronavirus anche nello sport.
@roccocoletti1
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