lega pro

Il Teramo attacca ma non fa male al Forlì: 0-0

Mancata una ghiotta occasione per avvicinarsi alla salvezza e gli altri risultati sono sfavorevoli: play out più probabili

TERAMO. Se qualcuno pensa che non poteva andare peggio, può consolarsi riflettendo su come sarebbe ora la classifica se il Teramo ieri avesse perso. Ma è una magra consolazione, perché dal match del sabato santo le probabilità che il Diavolo si giochi la salvezza attraverso i play out sono aumentate non di poco. Il misero punto conquistato in due partite consecutive in casa, e il non aver battuto e staccato una diretta concorrente, non bastano a comporre il quadro: ieri sono arrivate anche le vittorie di Sudtirol, Modena e Mantova. A questo punto, ragionevolmente, il Teramo può fare corsa solo sul Mantova per evitare gli spareggi. E mantenere la posizione di vantaggio che ha attualmente sulle squadre che lo seguono non sarà scontato, perché nessuna di queste squadre ha mollato.

La partita di ieri è stata di facilissima lettura, perché ha confermato un paio di difetti endemici del Teramo di questa stagione: la scarsa forza d’urto offensiva e la poca spinta da dietro. Nel primo tempo in modo ragionato e ordinato, nel secondo andando più a strappi, con maggior ritmo ma anche una certa confusione, i biancorossi hanno buttato nell’area del Forlì decine di palloni, quasi tutti alti e quasi tutti rivelatisi inutili per finalizzare. Per non parlare dei calci da fermo, che nel calcio moderno sono una delle risorse principali soprattutto per le squadre che non hanno l’Higuain di turno. Dieci calci d’angolo e vari calci di punizione in zona offensiva non hanno prodotto alcuna conclusione in porta degna di nota se non un tiro forte ma centrale di Sansovini alzato in angolo dal portiere romagnolo al 23’ della ripresa. Non si può dire tuttavia che le occasioni non ci siano state. Nel primo tempo hanno avuto palloni invitanti Caidi su un lungo cross da fermo di Di Paolantonio al 18’ (piattone alto), Ilari sempre sugli sviluppi di un calcio piazzato al 24’ (alto), Di Paolantonio su un cross di Sales al 34’ (tentativo di punta da posizione defilata, alto anche questo). Nella ripresa, oltre alla punizione già descritta di Sansovini, la palla-gol che poteva cambiare tutto è stata creata da Petrella al 38’ sfondando in dribbling sulla destra e andando sul fondo. Il cross basso dell’ala ha visto però Sansovini, nell’area piccola, contrato con un grande intervento difensivo da Conson. È stato il momento emblematico della partita: al Teramo, negli ultimi metri, è mancato il guizzo decisivo, forse la giusta cattiveria, per piegare un avversario che si è battuto bene ma ha confermato la propria modestia. In fase offensiva il Forlì – che ha subito allargato a tornanti il trequartista Capellini e la seconda punta Tonelli, difendendosi con un 4-5-1 – ha prodotto quasi zero, giusto qualche ripartenza nella ripresa sulle palle perse dal Teramo, conclusa però malamente o stoppata dai difensori centrali di casa.

Nel Teramo si è fatta sentire l’assenza di Spighi perché il giovane Masocco (al debutto dall’inizio) sulla fascia non può dare il meglio di sé, ma i veri problemi sono stati altri. Il principale è che la coppia di attaccanti (prima Sansovini-Tempesti, dal 5’ della ripresa Sansovini-Fratangelo, nel finale Sansovini-Barbuti) ha avuto pochissimo peso e incisività quasi zero. Vecchia storia. Un altro leitmotiv stagionale è la poca spinta da dietro: ieri Sales e Karkalis non sono riusciti ad alimentare più di tanto l’azione offensiva sulle fasce e in questo modo gli esterni alti hanno potuto accentrarsi poco in zona tiro. Ugolotti ha anche rispolverato Petrella dopo un’ora di gioco e il buon Mirco, sia pure non al meglio, qualche pericolo l’ha creato. Ma non è bastato, e aver chiuso la gara con zero gol dopo aver schierato tutti gli attaccanti a disposizione e avuto una netta supremazia territoriale dice chiaro quali saranno le difficoltà che il Teramo troverà sulla strada della salvezza. Tuttavia niente è perduto, bisogna crederci.

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