CALCIO&GOSSIP
Marta, la marsicana che ha conquistato il cuore del bell'Antonio
L'ex campionessa di atletica avezzanese è la compagna di Cabrini. "Ero innamorata già della sua figurina, poi l'incontro per caso"
AVEZZANO. Lo sport era nel suo destino. Magari da bambina immaginava un futuro luminoso grazie all’atletica leggera, la passione che ne ha caratterizzato la crescita nella Marsica. Mai, invece, Marta Sannito poteva immaginare che uno dei protagonisti del mondo del calcio sarebbe diventato l’uomo della vita. Una storia d’amore, quella con Antonio Cabrini, che la professionista avezzanese custodisce gelosamente senza ostentarla. E che racconta con semplicità e tenerezza nell’intervista al Centro. La donna che ha “rubato” il cuore al bell’Antonio - il sogno delle ragazzine degli anni Ottanta e Novanta e non solo - ha radici ad Avezzano, la culla da dove ha preso il volo per una carriera che la vede protagonista nel settore della moda.
Marta Sannito, dove vive?
«A Milano, da molti anni. Ho finito gli studi qui: due master post laurea in marketing e comunicazione, di cui uno in Bocconi, dopo la laurea in economia e commercio all’Aquila».
Qual è stato il suo percorso professionale?
«Nella vita faccio la brand marketing consulting, ho lavorato diversi anni nel settore della moda al fianco di grandi interpreti e sono da sempre immersa nella bellezza di tutto quello che faccio. Mi piace insegnare e le mie consulenze spaziano nel mondo del marketing del lusso, lifestyle e dello sport».
Quali sono i ricordi di Avezzano?
«Infiniti… La pineta in primis, correvo tutti i pomeriggi dopo la scuola, ma anche le persone, i sapori, la bellezza della semplicità dei luoghi».
Che cosa significa marketing manager di brand di moda? Di che cosa si occupa nello specifico?
«E’ un lavoro meraviglioso, ma complesso. Si occupa dello sviluppo e la valorizzazione di un brand della moda per cui controlla tutte le leve (prodotto, distribuzione, comunicazione, promozione) e ne ha la responsabilità economica. Ovviamente più il brand è forte, con una buona brand awareness (identifica il grado di conoscenza della marca da parte del pubblico, ndr), più facile è la sua promozione. Ma più complicata spesso è la gestione del direttore creativo (mente ispirata) che sviluppa le collezioni».
Quali sono gli affetti che conserva nella Marsica?
«La mia famiglia vive a Paterno, frazione di Avezzano, e molti amici dislocati qua e la nella Marsica».
Come ha conosciuto Antonio Cabrini e come è nato il legame sentimentale?
«Ci siamo conosciuti per caso a Bergamo, nove anni fa. Come accade per le cose belle della vita, accadono e basta. Non ci siamo mai più lasciati».
E’ vero che era innamorata di Cabrini sin da quando era bambina e custodiva gelosamente la sua figurina?
«Io e mia sorella Giuliana abbiamo fatto la collezione delle figurine Panini fino all’anno 1993/94. Sì, è vero custodivamo la sua figura, mai scambiata, mai regalata. In quegli anni era l’idolo di moltissime ragazze, tutte avevamo il suo poster in cameretta».
Di lei ha detto: “È un caterpillar. Ogni decisione è una competizione”. Vero?
«Sì, è vero sono abruzzese (non dimentichiamolo!). Diciamo che essere competitivi e testardi sono due doti che ci accomunano».
Anche lei gioca a pallone?
«Sì, ho cominciato a giocare per praticare uno sport con lui quattro anni fa; abbiamo ideato un format di calcio misto con gli amici. Oggi siamo circa in 100 a giocare (facciamo spesso partite di beneficenza). Oltre la passione per il calcio ci accomuna il piacere di condividere il tempo con amici e familiari».
Poco gossip sulla vostra coppia, come si sfugge ai paparazzi?
«Secondo me è semplicissimo, basta volerlo. Io non amo essere fotografata; di contro, il Cabro è molto fotogenico anche da solo».
Come si coniuga amore e professione a certi livelli?
«Credo che il rispetto sia alla base di ogni rapporto, noi siamo maniacali».
Lei ha un passato nel mondo dell’atletica leggera, come e con quali risultati?
«Io ho fatto atletica per circa 19 anni (a più riprese considerando i problemi fisici), indirizzata al mezzofondo (800 e 1500 metri) dal maestro Giuseppe Cardinale, un’istituzione ad Avezzano; purtroppo è mancato da qualche mese. Lui è stato il mio primo allenatore e sostenitore, lo ricordo con grandissimo affetto. L’atletica seppur un’esperienza arricchente, per me non è diventata una professione, diciamo che i risultati più importanti li ho avuti nella formazione. L’eredità di una esperienza come quella che ho fatto sono valori fondamentali: rispetto delle regole e attitudine al sacrificio. Ovviamente, qualche gara l’ho vinta sia a livello regionale che nazionale (sono stata al Club Italia per diversi anni) e ho avuto molte soddisfazioni in campo, diversamente è difficile continuare per tanti anni».
@roccocoletti1.
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