Miglianico Tour alle porte tra orgoglio e tradizione
Tutto pronto per la 47esima edizione della storica gara podistica che andrà in scena domenica sera
MIGLIANICO. È qualcosa in più di una gara podistica. È tradizione e orgoglio di un paese. Domenica sera andrà in scena la 47ª edizione della Miglianico Tour: nove chilometri di circuito cittadino che ha le sue radici nell’idea di un figlio di emigrante, Roberto Terenzio, milanese, solito trascorrere le ferie estive nel paese del papà alla fine degli anni Sessanta. Un’idea coltivata con gli amici di Miglianico, nei negozi di via Roma, nel centro. Un’idea sviluppata in un periodo storico in cui il podismo non era così diffuso come oggi. Al contrario. Correre per le strade con le scarpe da ginnastica ai piedi era anacronistico. Erano i tempi della lotta studentesca. Roberto Terenzio, però, riuscì a coagulare l’interesse del paese attorno a questa idea. E così, nel 1971, l’8 settembre, ecco la prima corsa, il Giro podistico Città di Miglianico in occasione della festa della Madonna delle Piane. Circuito di nove chilometri da ripetere due volte. Vinse il pescarese Pasqualino Colombaro davanti a Marcello Pacifico; il locale Luciano Pantalone fu il primo tra gli amatori, ovvero tra quelli non iscritti a società di atletica. Ma, siccome il “Giro di Miglianico” poteva apparire scontato, gli organizzatori presero in prestito la parola Tour per abbinarla al nome del paese. In quei tempi, d’estate, il Tour de France caratterizzava l’estate degli sportivi davanti alla televisione. E così dalla seconda edizione la corsa si chiamò Miglianico Tour. All’epoca il golf, divenuto poi un simbolo grazie al campo utilizzato anche per gare internazionali, non era nemmeno nei sogni dei miglianichesi e la gara podistica con il tempo fece conoscere, anche fuori dai confini regionali, il paese dell’entroterra teatino che conta poco meno di 5.000 abitanti e viveva di agricoltura. Dopo la prima edizione nell’organizzazione è entrato quello che ancora oggi è il patron della corsa, vale a dire Nicola Mincone. E il virtuale passaggio delle consegne avvenne nel 1976 quando lo speaker Roberto Terenzio ebbe un lieve malore e il microfono passò proprio nelle mani di Nicola Mincone.
La Miglianico Tour non si è mai fermata, a differenza di altre manifestazioni sportive che hanno dovuto fare i conti con la crisi economica o con il disimpegno degli organizzatori. E ha portato in Abruzzo i migliori maratoneti. Basti pensare che nell’albo d’oro c’è anche il nome di Orlando Pizzolato che si è aggiudicato il trofeo nel 1986 e nel 1988 dopo che nel 1984 e nel 1985 aveva vinto la maratona di New York. E lo stesso Stefano Baldini, oro nella maratona alle Olimpiadi di Atene nel 2004, si è imposto nel 1996 e nel 2002. Per non parlare di Salvatore Bettiol primo al traguardo nel 1990. Migliaia e migliaia di persone hanno corso per le strade di Miglianico negli anni. Nel 2016 - vittoria di Giuseppe Molteni - furono 1.200 al via tra amatori e agonistici. Probabilmente, sarà la stessa cosa anche domenica quando il paese si fermerà per un appuntamento tramandato di generazione in generazione. Alti e bassi ce ne sono stati: il budget a disposizione non sempre permette l’invito dei big del podismo, però anche in tempi di magra l’organizzazione non è stata mai messa in discussione, perché la Miglianico Tour è (anche) tradizione e orgoglio.
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