le motivazioni
Nelle parole di Barghigiani la condanna del Teramo
La corte d’appello federale ha dato credito agli incontri prima e dopo Savona Testimoniati dall’ex consulente dei liguri. Smontando così le indagini difensive
Le motivazioni della corte federale di appello, pubblicate ieri sul sito della Figc, sono un atto di accusa verso il Teramo, il presidente Campitelli (foto piccola a destra) e il ds Di Giuseppe. E spiegano perché alla società biancorossa è stata tolta la promozione in serie B condannandola a ripartire dalla Lega Pro con 6 punti di penalizzazione. Oltre a motivare squalifiche e ammende che ne derivano. Settantasette pagine in cui si ripercorre (anche) il processo d’appello. Innanzitutto la corte fa riferimento al fatto che, per la giustizia sportiva, non fa differenza se la combine si è consumata o meno.
Basta il tentativo di alterare il risultato della partita per condannare. E nel caso di Savona-Teramo del 2 maggio scorso, valida per la penultima giornata del girone B di Lega Pro e vinta dai biancorossi per 2-0, viene ritenuto chiaro il tentativo di truccare la partita che ha sancito la promozione in B del Diavolo. D’altronde, lo aveva ammesso lo stesso avvocato Cerulli Irelli nella sua arringa finale. La corte d'appello parte dal fatto che il lavoro del tribunale federale nazionale di primo grado è da promuovere, fatte piccole eccezioni (ad esempio il presidente del Savona, Aldo Dellepiane, prosciolto). Nella ricostruzione dei fatti Ercole Di Nicola, ex responsabile dell'area tecnica dell'Aquila, funge da regista dell'operazione su mandato del ds Di Giuseppe. E si attiva su più fronti: prima con Matteini, poi con Corda e, infine, con Barghigiani, il canale che garantisce il buon fine.
Ma le motivazioni erano particolarmente attese per quanto concerne il presidente Luciano Campitelli. Sono le dichiarazioni rese da Marco Barghigiani alla squadra mobile di Catanzaro, il 17 giugno scorso, il perno che regge l'impianto accusatorio sul 59enne imprenditore di Canzano. Quando l'ex consulente del Savona ammette di aver visto Campitelli e Di Giuseppe prima e dopo la partita dà forza a tutta una serie di indizi a carico del presidente. In pratica, è la condanna del Teramo. Poi, la corte federale d'appello presieduta da Gerardo Mastrandrea, magistrato del Consiglio di stato, ritiene poco credibili le indagini difensive. Non lo dice, ma assumono le sembianze di un autogol. Non a caso, le dichiarazioni dei tesserati del Teramo vengono definite "una sorta di chiamata alle armi" per difendere Campitelli e la B. Non sono credibili, secondo la corte, le testimonianze rese dai vari Fabio Mignini, Pasqualino Testa (dirigenti) e Carlo D'Ugo (medico sociale). E sulla mossa a sorpresa emersa alla vigilia del processo di secondo grado, ovvero la testimonianza del dottor D'Ugo la corte scrive quanto segue: «Non si comprende perché il medico sociale abbia reso non già una certificazione e/o prescrizione medica, ma una dichiarazione sostitutiva di notorietà, rilasciata, peraltro, solo in data 24 agosto 2015, e perché una circostanza di tale importanza sia emersa soltanto nel secondo grado di giudizio e non sia stata offerta ai giudici di primo grado o, ancor prima, agli inquirenti federali. Irrilevante, poi, sempre a titolo esemplificativo, la circostanza dell'utilizzo della carta di credito in uso al presidente Campitelli da parte del signor Gianluca Scacchioli, coordinatore generale del Teramo Calcio, verso le ore 12.30-12.45, per il saldo del conto dell'hotel. Peraltro, l'ora in cui sarebbe stato effettuato il check-out (12.41) si pone in contrasto con l'affermazione del medico sociale secondo cui a quell'ora il presidente era ancora nella propria camera di albergo, essendo questi recatosi "nella stanza ove soggiornava il Campitelli" per somministrare allo stesso "8 gocce di EN, allo scopo di abbassare la tensione emotiva". Venendo meno le carte della difesa, hanno avuto la meglio le tesi della procura Figc, che poi sono le stesse dell’antimafia di Catanzaro.
@roccocoletti1
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