CALCIO / SERIE D
Serra: “Chieti, ci rialzeremo ma non fare primi non sarebbe un fallimento”
Il patron torna a parlare dopo due settimane di silenzio stampa, alla vigilia della sfida con il Sora all’Angelini: "Futuro? Resto, ma vorrei più aiuti”
CHIETI. Ettore Serra rompe il silenzio. Il patron del Chieti torna a parlare dopo due settimane di silenzio stampa e alla vigilia della sfida con il Sora all’Angelini. Lo fa nel momento più delicato per i neroverdi, reduci da due punti nel girone di ritorno e scivolati al settimo posto a -9 dalla vetta. Serra non parla di Chianese, ma rivendica la scelta di affidare la panchina a Iezzo. «Il Chieti si rialzerà, ma non arrivare primi non sarebbe un fallimento», dice il patron, che traccia una linea anche per il futuro. «Mai pensato di vendere la società».
Presidente Serra, fine del silenzio stampa? «Dopo la sconfitta con l’Atletico Ascoli ho preso questa decisione per far lavorare con più tranquillità il gruppo evitando tensioni o distrazioni».
Solo due punti nel girone di ritorno. Che cosa sta succedendo? «Due sconfitte inaspettate ci hanno fatto passare da un teorico -3 dalla vetta a un -9. Nel girone di ritorno è un altro campionato e noi abbiamo sbagliato l’approccio, non siamo entrati in campo determinati e motivati. Sono convinto che presto la squadra farà rivedere tutto il suo valore».
L’obiettivo dichiarato dalla società era vincere il campionato. Non arrivare primi sarebbe un fallimento? «Il fallimento sarebbe fare un risultato inferiore rispetto al primo anno (8° posto, ndr). Oggi ci sono 13 partite da giocare e 39 punti in palio. Anche gli altri possono sbagliare».
Perché, dopo l’esonero di Chianese, la scelta è ricaduta su Iezzo e non su un allenatore con più esperienza? «Quando si sceglie un allenatore vanno analizzati tanti aspetti e non lo si fa solamente tenendo in considerazione quello che ha vinto o la sua esperienza. Il risultato finale non dipende esclusivamente dal mister, ma anche dai giocatori e dallo staff. Se valesse la regola che per vincere un campionato bisogna prendere uno che ha già vinto, sarebbe troppo semplice. Il curriculum non è garanzia di successo».
A gennaio avete perso anche Postiglione, ceduto dal Pescara al Monza. «Postiglione non è mai stato nostro, ma siamo stati bravi a valorizzarlo. L’obbligo di avere un certo numero di under fa sì che alcuni siano ceduti solo in prestito da club professionistici. La volontà dei calciatori fa la differenza, a maggior ragione se sono così giovani e di prospettiva; quindi è stato impossibile non assecondare la volontà del ragazzo. È anche nostro interesse che Postiglione abbia una carriera di spessore visto che al Chieti spetterà una percentuale sulle future rivendite».
In questo mese difficile tra risultati negativi e contestazioni, ha pensato di vendere la società? «Intanto, spero che i risultati negativi siano alle spalle. Le contestazioni finché rimangono nei canoni della correttezza ed educazione è giusto ascoltarle ed accettarle, tranne quelle dei “leoni da tastiera”. Ad oggi parlare di cedere la società a giugno mi sembra un’assurdità. Quest’anno mi sono trovato una serie di spese impreviste: la gestione dello stadio che si prevedeva dalla prossima stagione e non subito, costi relativi alla gestione del Chieti FC Torre Alex, l’utilizzo di un campo a Manoppello a causa del mancato utilizzo del Sant’Anna per ritardi nel progetto di ristrutturazione. Ho dovuto quindi obbligatoriamente dirottare risorse finanziarie, prima destinate ad altri obiettivi, per queste problematiche».
Dal territorio che risposte ha avuto? «Ringrazio tutti quelli che ci hanno sostenuto, ma rispetto alle potenzialità del territorio siamo al di sotto delle mie aspettative. Quasi tutte le altre società sono riuscite a raccogliere maggiori aiuti. Dobbiamo migliorare per far avvicinare maggiori sponsor, anche sotto forma di volontariato».
Giammarco Giardini