Traumi e sport, convegno sul crociato all’Ekk hotel 

All’iniziativa del club biancazzurro, il dottor Tavolieri ha parlato dell’infortunio “incubo” degli sportivi 

CITTÀ SANT’ANGELO . È l’incubo di tanti sportivi. La lesione del legamento crociato anteriore è una diagnosi frequente ed è uno degli infortuni più ricorrenti. Dal trauma fino al recupero completo e alla ripresa dell’attività agonistica. Un lungo percorso che è stato illustrato all’Ekk hotel di Città Sant’Angelo dal dottor Gabriele Tavolieri, in un convegno organizzato dalla Pescara Calcio, dalla Clinica Pierangeli e dal Medical Center. La diagnosi, l’intervento chirurgico e la lunga fase riabilitativa: sono queste le tappe che in un periodo di circa cinque mesi permettono all’atleta di tornare a svolgere l’attività agonistica. «La diagnosi clinica è sicuramente la parte più importante», ha spiegato Tavolieri. «Dal jerk test, al Lachman test, al classico test del cassetto, sono le manovre che utilizziamo per capire la stabilità del ginocchio. In una seconda fase l’esame strumentale della risonanza magnetica confermerà quanto abbiamo visto in fase di valutazione clinica». La seconda fase è quella dell’intervento chirurgico, che, per questa tipologia di lesione, è necessario. La risposta del dottor Tavolieri, responsabile medico dell’unità di ortopedia della Clinica Pierangeli, è chiara e precisa. «Prima dell’intervento però c’è bisogno di un’adeguata fase preparativa che consiste nel recupero dell’articolarità e nel mantenimento del tono muscolare. Fanno eccezione gli atleti professionisti che vengono sottoposti all’intervento chirurgico nell’immediato post trauma». L’intervento in cosa consiste? «Si esegue in artroscopia attraverso l’utilizzo di tendini che andranno a sostituire il legamento lesionato». Inizia poi la lunga fase riabilitativa. «La riabilitazione è fatta di vari step fino alla riatletizzazione intesa come ripresa del gesto sportivo». Zaniolo, Tuminello a Pescara o Milik: tutti casi di calciatori con recidiva all’altra articolazione. «Non c’è una predisposizione alla rottura del crociato. L’evento traumatico purtroppo è imprevedibile. Non ci sono lavori scientifici che ci dicono di una correlazione tra un morfotipo muscolare e l’evento traumatico. Cosa che invece si può dire sulle lesioni tendinee». In caso dovesse rompersi nuovamente lo stesso crociato? «Il nuovo intervento prevede la scelta di una tecnica differente rispetto alla prima operazione e prediligo l’utilizzo di tendini prelevati dall’arto contro laterale». (e.g.)