Kevin Yamga intervistato da Giovanni Tontodonati

Yamga: a Pescara per coronare un sogno

Il 21enne francese ha giocato due partite: «Devo crescere in fretta per ripagare la fiducia di mister Zeman»

PESCARA. Francese di nascita, camerunense di origine, ma ormai anche un po’ italiano. Kevin Yamga, uno dei nuovi acquisti del Pescara, ha lasciato Parigi per entrare nelle giovanili del Chievo quando non aveva ancora compiuto 15 anni. Un osservatore del club veneto lo ha scovato vedendo un campionato regionale nella capitale di Francia. All’inizio è stata dura. Il distacco precoce dalla famiglia e dagli amici, le difficoltà di una nuova lingua, ma dopo qualche mese Yamga si è ambientato e le cose sono andate decisamente meglio. D’altronde, la società Chievo è come una famiglia per i ragazzi che vengono da fuori e tutti sono pronti a soddisfare qualsiasi esigenza.

Yamga, l'attaccante biancazzurro si presenta: "A Pescara la mia grande occasione"
Sul Centro in edicola mercoledì 14 febbraio l'intervista in esclusiva a Kevin Yamga, il giovane attaccante del Pescara in prestito dal Chievo. Dopo la brillante stagione del 2015, in cui la Primavera del Chievo grazie anche ai suoi gol ha vinto il campionato, ora Yamga punta tutto sul Delfino: "Con mister Zeman per crescere, a Pescara la mia grande occasione". (Intervista di Giovanni Tontodonati)

A distanza di sei anni, Kevin, assistito dall’agente frentano Donato Di Campli, è cresciuto molto («In Italia sono diventato un uomo»). Ha imparato benissimo l’italiano, si è diplomato in economia e management («L’istruzione è fondamentale») seguendo i corsi on line e sostenendo gli esami a Parigi, dove vive Sabrina, la sua fidanzata. Il merito è anche dei genitori. Il padre, ingegnere informatico, e la madre, direttrice di asilo, hanno lasciato il Camerun poco più che ventenni per specializzarsi in Francia e hanno subito trovato un lavoro. Le origini, però, non si dimenticano e spesso la famiglia trascorre le vacanze a Douala, città di circa 2,5 milioni di abitanti del Camerun sudoccidentale, dove sono nati e cresciuti i genitori di Kevin che ha due sorelle a altrettanti fratelli.
Nel 2013 l’attaccante biancazzurro ha vinto il campionato Primavera col Chievo (2013) e, prima di sbarcare in Abruzzo, ha disputato due tornei di serie C con le maglia di Siena e Arezzo e metà stagione in B col Carpi, dove però è stato utilizzato pochissimo dal tecnico degli emiliani, Antonio Calabro che utilizza il 3-5-2. Un modulo che ha penalizzato l’esterno offensivo francese. Solo due spezzoni di gara per un totale di 34 minuti giocati. Una miseria in confronto al trattamento che gli ha riservato Zdenek Zeman. Il boemo, infatti, lo ha schierato subito titolare a destra del tridente a Frosinone confermandolo nel match vinto con la Salernitana.
Sotto la guida di Zeman, il 21enne cerca la definitiva consacrazione.
Yamga, il primo bilancio a Pescara è senz’altro positivo.
«Devo dire che il mio inserimento è stato buono. I compagni, l’allenatore e lo staff mi hanno accolto benissimo. Ho giocato già due partite e sono molto contento. Ora devo crescere in fretta per ripagare la fiducia di Zeman. È un piacere essere allenato da un tecnico che privilegia la fase offensiva e nella sua carriera ha fatto le fortune di molti attaccanti. A Carpi si pensava soprattutto a difendere e nei sei mesi di militanza sono stato penalizzato anche dal modulo».
La classifica del Pescara non è in linea con i programmi. Ci sarà una svolta nelle prossime gare?
«Me lo auguro. La società è molto ambiziosa ed è chiaro che bisogna fare di tutto per entrare nelle prime otto. Possiamo farcela, anche se la B è un campionato imprevedibile».
Ci racconta come è arrivato al Chievo?
«Avevo 14 anni e giocavo in una piccola squadra di Parigi che partecipava a un campionato regionale. Sono stato notato dagli osservatori del Chievo che dopo una partita sono venuti a parlare con i miei genitori per ingaggiarmi. Ho accettato subito perché sin da bambino ho desiderato diventare un calciatore professionista».
Da Parigi a Verona. Ha avuto difficoltà di ambientamento?
«All’inizio ho sofferto perché non conoscevo nemmeno una parola in italiano. Per fortuna c’era un altro ragazzo francese in squadra e per questo mi sentivo meno solo. Quando ho imparato la lingua le cose sono migliorate e ora posso dire tranquillamente di “essere diventato uomo” in Italia».
Un diploma in management. Quanto conta l’istruzione nel calcio?
«Ho sempre puntato sul calcio, ma nella vita non si sa mai cosa può accadere. E se un giorno dovrò fare qualcos’altro il titolo di studio potrà essermi utile. Da quando ero bambino mi attraevano le materie economiche e così ho scelto quella scuola».
Nato a Parigi da genitori camerunensi. È mai stato nel suo Paese d’origine?
«Sì, spesso andiamo in vacanza in Camerun. Mi piace molto, ci sono belle spiagge e l’atmosfera è sempre calorosa, non solo per le alte temperature (ride, ndr). Però credo di restare a vivere in Europa e lo stesso vale per i miei genitori, o forse loro ci torneranno quando saranno vecchi. Devo molto a mio padre e mia madre: mi hanno insegnato il rispetto, l’educazione, il senso del dovere. Per loro questi valori sono al primo posto».
Le è mai capitato di assistere a episodi di razzismo?
«No, da quando sono arrivato in Italia non è mai accaduto nulla di grave. Qualche volta durante le partite mi è capitato di sentire qualche rumore un po’ strano, però si trattava di gesti isolati di quattro scemi».
Il primo impatto con Pescara e i pescaresi?
«Ottimo. Ho avuto modo di fare alcune passeggiate in centro e sul lungomare sia a Pescara che a Montesilvano e devo dire che sono in un posto bellissimo».
Sabato c’è Entella-Pescara. Vuole fare una promessa ai tifosi biancazzurri?
«Dico solo che lavorerò al massimo per aiutare i miei compagni a vincere e raggiungere il nostro obiettivo, magari con qualche gol e assist».
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