Zucchini, il racconto del capitano: «La svolta a Novara»
«Vincemmo sei partite consecutive, tutto ci riusciva con naturalezza»
Una lenta partenza, un improvviso risveglio con sei vittorie consecutive e la cavalcata finale culminata con gli spareggi. Il capitano del Pescara 1976-77, Vincenzo Zucchini, ricorda a meraviglia le tappe del campionato che ha regalato al Pescara la prima promozione della storia in serie A. Prima, al massimo, aveva disputato campionti misti A e B.
«Si vedeva subito che era un gruppo unito. Del resto, era guidato da un condottiero con grandi capacità umane e professionali come Giancarlo Cadè. Il “mister” riusciva a sdrammatizzare nei momenti difficili e a non esaltare troppo l’ambiente quando si vinceva. Ricordo ad esempio, dopo le prime partite negative, che qualcuno già che rimpiangeva Tom Rosati. Invece restammo calmi con la forza dell’umiltà ci risollevammo fino a raggiungere la vetta della classifica al giro di boa. Vincemmo sei partite consecutive, una dietro l’altra, e in campo tutto ci riusciva con naturalezza, senza problemi. Nel girone di ritorno accusammo di nuovo qualche battuta a vuoto, ma subito trovammo la forza di riprenderci».
Ancora: «Addirittura a Novara, in una circostanza, eravamo sotto di due gol ma, grazie a una doppietta di Angelo Orazi, conquistammo un importante pareggio per 3-3 che ci consentì, comunque, di muovere la classifica e conquistare quella forza che può venire solo dal morale alto. All’epoca la vittoria valeva due punti, per cui era importante, in certi casi, conquistare anche il punticino. L’apoteosi finale, invece, ci fu quando vincemmo a Ferrara, condannando sia pur a malincuore la Spal alla retrocessione in serie C. Era una partita “mors tua vita mea”, perché noi avevamo bisogno del successo a tutti i costi per conquistare gli spareggi, mentre loro non potevano perdere perché c’era in ballo la salvezza. In apertura di ripresa, avevamo già archiviato la pratica visto che vincevamo per 4-0. La nostra voglia di andare in serie A, evidentemente, fu più forte della loro voglia di sopravvivenza nella serie cadetta».
«Per quanto mi riguarda - conclude Zucchini -, ho vinto quattro campionati in carriera, tre dei quali a Pescara e uno ad Avellino. Posso dire senz’altro che la prima promozione in serie A con i biancazzurri è un ricordo indelebile. Vivere quella stagione con la fascia da capitano ha significato rappresentare un gruppo che, con la cultura della fatica e l’umiltà, è riuscito a centrare un traguardo meritatissimo da dedicare al nostro pubblico, che ci seguì in massa negli spareggi».
«Si vedeva subito che era un gruppo unito. Del resto, era guidato da un condottiero con grandi capacità umane e professionali come Giancarlo Cadè. Il “mister” riusciva a sdrammatizzare nei momenti difficili e a non esaltare troppo l’ambiente quando si vinceva. Ricordo ad esempio, dopo le prime partite negative, che qualcuno già che rimpiangeva Tom Rosati. Invece restammo calmi con la forza dell’umiltà ci risollevammo fino a raggiungere la vetta della classifica al giro di boa. Vincemmo sei partite consecutive, una dietro l’altra, e in campo tutto ci riusciva con naturalezza, senza problemi. Nel girone di ritorno accusammo di nuovo qualche battuta a vuoto, ma subito trovammo la forza di riprenderci».
Ancora: «Addirittura a Novara, in una circostanza, eravamo sotto di due gol ma, grazie a una doppietta di Angelo Orazi, conquistammo un importante pareggio per 3-3 che ci consentì, comunque, di muovere la classifica e conquistare quella forza che può venire solo dal morale alto. All’epoca la vittoria valeva due punti, per cui era importante, in certi casi, conquistare anche il punticino. L’apoteosi finale, invece, ci fu quando vincemmo a Ferrara, condannando sia pur a malincuore la Spal alla retrocessione in serie C. Era una partita “mors tua vita mea”, perché noi avevamo bisogno del successo a tutti i costi per conquistare gli spareggi, mentre loro non potevano perdere perché c’era in ballo la salvezza. In apertura di ripresa, avevamo già archiviato la pratica visto che vincevamo per 4-0. La nostra voglia di andare in serie A, evidentemente, fu più forte della loro voglia di sopravvivenza nella serie cadetta».
«Per quanto mi riguarda - conclude Zucchini -, ho vinto quattro campionati in carriera, tre dei quali a Pescara e uno ad Avellino. Posso dire senz’altro che la prima promozione in serie A con i biancazzurri è un ricordo indelebile. Vivere quella stagione con la fascia da capitano ha significato rappresentare un gruppo che, con la cultura della fatica e l’umiltà, è riuscito a centrare un traguardo meritatissimo da dedicare al nostro pubblico, che ci seguì in massa negli spareggi».