Bandito ucciso nel Teramano, il testimone è un medico: era ferito, chiedeva aiuto

Castelnuovo, è stato il primo a intervenire nel vicolo cieco della sparatoria Il sindaco Di Marco si sfoga: la gente ormai si sente minacciata in casa propria

TERAMO. E’ un medico. Le sue parole raccontano gli ultimi attimi di vita di un uomo ferito a morte. «Chiedeva aiuto, era cosciente»: Graziano Rampa è stato il primo a soccorrere Marjan Kerimi. Il suo ambulatorio si trova proprio nel vicoletto della sparatoria, nel centro di Castelnuovo Vomano. «Stavo scaricando la posta», racconta, «quando ho sentito prima le macchine e poi delle urla. Gridavano fermatevi, uscite dalla macchina. Poi ci sono stati gli spari. E’ avvenuto tutto in pochissimo tempo, pochi istanti che mi sono sembrati lunghissimi. Ho capito subito che stava sparando proprio dietro alla mia finestra». Poi il silenzio. Sono stati gli stessi poliziotti a chiamarlo. «Il ferito era sui sedili posteriori della macchina», racconta Rampa, « con il volto rivolto verso di me. Si lamentava, chiedeva aiuto, era cosciente. Gli ho detto che ero un medico, che stava arrivando l’ambulanza. Mi sono subito accorto che era molto grave». L’albanese morirà trenta minuti dopo al pronto soccorso dell’ospedale Mazzini dopo una drammatica corsa in ambulanza. La pistola? Il medico esclude di aver visto un’arma in macchina. «Nella vettura non c’era niente», dice, «solo l’uomo riverso sui sedili». E il giorno dopo la sparatoria il sindaco di Castellalto Vincenzo Di Marco parla di «cittadini minacciati, che non si sentono sicuri in casa propria» e ringrazia i poliziotti . «E’ la prima volta che accade un evento di questo tipo nel nostro territorio», dice, «è accaduto a Castelnuovo Vomano per casualità. Poteva accadere un chilometro prima o dopo. Il primo pensiero di ringraziamento va ai due poliziotti che con grande senso del dovere e di appartenenza allo Stato hanno dimostrato che la legalità c’è e che vanno compiute, come in questo caso, tutte le azioni che la preservano, mettendo a disposizione anche il bene più grande, che è la vita umana, per garantire legalità e sicurezza. L’altro pensiero è duplice va alla vita umana che è finita, che di per sé è sempre un fatto tragico e di come queste cose possono essere evitate. Io penso che oggi più che mai le istituzioni competenti devono pensare a meccanismi di pene molto più esemplari e severe, che scoraggino il compimento di azioni violente di microcriminalità di furti e invasioni di proprietà private, che tanto preoccupano la popolazione che si sente minacciata e non sicura in casa propria. Certezza e inasprimento della pena, unitamente ad una presenza continua di forze dell’ordine sul territorio, credo che possano scoraggiare questi fenomeni. Prevedendo un investimento maggiore sulle politiche per la sicurezza».

Il primo cittadino annuncia che l’amministrazione comunale sta progettando un sistema di video-sorveglianza che verrà attivato quando le risorse economiche lo consentiranno. «Invierò una lettera al questore per esprimere l’apprezzamento di tutta la comunità per le operazioni svolte dagli agenti di polizia», dice, «e una al prefetto nella quale chiederò di mantenere sempre alto il livello di controllo del territorio».

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