TERAMO

Crisi in Comune, Brucchi può cadere sul settimo assessore 

I dissidenti vogliono un esterno, “Futuro in” dice no ed è pronto a restare fuori dalla giunta. La mossa tocca al sindaco

TERAMO. Dissidenti e alleati restano in attesa delle mosse del sindaco Maurizio Brucchi. Lo sfogo del primo cittadino al termine della riunione di venerdì sera, dalla quale non è emersa una convergenza solida sul superamento della crisi, non avvicina le posizioni tra i due estremi della coalizione che dovrebbe rilanciare l'amministrazione e sostenere la nuova giunta post azzeramento. Un passo in realtà è stato fatto perché entrambe le parti confermano l'avallo di una soluzione a sette assessori, che faccia la media tra il taglio a sei sollecitato dai dissidenti e il ripristino dei nove caldeggiato dagli alleati più fedeli a Brucchi.
«Se questo è il numero magico, va bene», fa sapere Vincenzo Falasca, fuoriuscito da "Futuro in" con Alfredo Caccioni, entrambi sostenitori del ridimensionamento della giunta insieme a Domenico Sbraccia. L'avallo all'assetto numerico uscito dalla riunione di venerdì è confermato anche dalla maggioranza residua ancora vicina al primo cittadino. «Abbiamo fatto un passo indietr», osserva il capogruppo di "Futuro in" Giambattista Quintiliani, «proprio perché non vogliamo il commissariamento». La lista civica che ha come riferimento politico Paolo Gatti condivide la ridistribuzione al minimo degli assessorati tra i gruppi della coalizione, che coprirebbe sei posti in giunta, ma non ha digerito il tentativo dei dissidenti di vincolare la figura del settimo assessore. Per Falasca l'occupazione dell'ultima casella disponibile dovrebbe prescindere da lottizzazioni tra i gruppi più forti. «Il sindaco scelga un esterno», evidenzia, «una personalità autorevole e di comprovata capacità, riconosciuta a livello cittadino e che possa dare una mano alla soluzione dei problemi».
A Quintiliani questa limitazione non va proprio giù. «Che significa nominare sei assessori espressione dei gruppi consiliari più un esterno?», replica, «non è una questione politica ma pregiudiziale». Il capogruppo di "Futuro in" ricorda che il sindaco aveva motivato il riallargamento della giunta a nove con la necessità di rafforzare l'azione amministrativa dopo l'emergenza sisma. «Certe posizioni non si possono sostenere solo per salvarsi la faccia», afferma, «a discapito di quella degli altri». Secondo Falasca, però, la richiesta di un assessore esterno non è un tentativo d'imposizione né una punizione inflitta ai gattiani. «Non siamo noi a determinare il futuro della città», osserva, «una situazione del genere dimostrerebbe solo la debolezza della comunità politica del centrodestra». Falasca non vuole il commissariamento così come "Futuro in", che però è pronta a restare fuori dalla giunta. «L'appoggio esterno è una scelta concordata dal gruppo», spiega Quintiliani, «non si tratta di una fuga, ma di un ulteriore atto di responsabilità per sostenere l'amministrazione e garantirle la maggioranza».
Gennaro Della Monica
©RIPRODUZIONE RISERVATA .