De Meo, una raffica di pugni
Martinsicuro, la perizia conferma le accuse contro due ragazzini rom.
TERAMO. Omicidio De Meo: la superperizia conferma che il giovane è stato ucciso da un raffica di pugni ed esclude che siano stati usati caschi e tirapugni, così come invece era stato ventilato in un secondo momento. A tre mesi dal delitto Antonio De Meo, lo studente marchigiano di 23 anni ucciso a pugni da tre giovanissimi rom a Villa Rosa di Martinsicuro, l’anatomopatologo Giuseppe Sciarra nei giorni scorsi ha riconsegnato la perizia ad Antonella Picardi, pm del tribunale dei minori e titolare del caso.
La perizia, inoltre, esclude malformazioni congenite che potrebbero aver accelerato la morte del giovane. Era la notte tra il 9 e il 10 agosto di quest’anno quando De Meo, cameriere per pagarsi gli studi universitari, venne ucciso a pugni da tre ragazzini rom.
Di quei tre ragazzini, tutti minorenni, due sono ancora in un istituto minorile di Roma mentre un terzo non è imputabile per la giovanissima età. All’epoca venne arrestato anche il padre di uno di loro, accusato di aver bruciato il motorino rubato con cui i due minori scapparono dopo il fatto. L’uomo da qualche settimana è agli arresti domiciliari.
La perizia, inoltre, esclude malformazioni congenite che potrebbero aver accelerato la morte del giovane. Era la notte tra il 9 e il 10 agosto di quest’anno quando De Meo, cameriere per pagarsi gli studi universitari, venne ucciso a pugni da tre ragazzini rom.
Di quei tre ragazzini, tutti minorenni, due sono ancora in un istituto minorile di Roma mentre un terzo non è imputabile per la giovanissima età. All’epoca venne arrestato anche il padre di uno di loro, accusato di aver bruciato il motorino rubato con cui i due minori scapparono dopo il fatto. L’uomo da qualche settimana è agli arresti domiciliari.