Ente porto, le opposizioni: «La violazione di legge resta»
GIULIANOVA. La promessa del presidente dell’Ente porto, Valentino Fabrizio Ferrante, di modificare lo statuto prevedendo l’ingresso di una donna nel Cda non soddisfa le opposizioni. Per il gruppo Nos-...
GIULIANOVA. La promessa del presidente dell’Ente porto, Valentino Fabrizio Ferrante, di modificare lo statuto prevedendo l’ingresso di una donna nel Cda non soddisfa le opposizioni. Per il gruppo Nos-Noi/Coltura Politica, a sostegno del consigliere Daniele Di Massimantonio, il rispetto della parità di genere è, in realtà, già previsto dalla vigente legislazione costituzionale. «La violazione della Costituzione dunque resta», evidenzia la nota del gruppo, «e siamo d’accordo con quanto affermato dalla presidente della commissione pari opportunità di Giulianova, Marilena Andreani, ovvero che la modifica dello statuto non determinerà in tempi brevi l'integrazione di una donna nel Cda dell’Ente porto».
Al Partito democratico, rappresentato in consiglio da Alessandra Matone e Oreste Marchionni, lo scorso 11 novembre il presidente Ferrante aveva già detto che avrebbe revisionato lo statuto. «In occasione della consegna dei documenti di cui avevo fatto formale richiesta di accesso agli atti, Ferrante comunicò che avrebbe ben presto revisionato lo statuto, adeguandolo alla disciplina normativa che prevede la parità di genere», si legge nella nota del Pd, «ma ciò non significa che, successivamente, avrebbe revocato la nomina di uno dei componenti per designare, al suo posto, una donna. Dalla disamina dei documenti si evince la nomina di una governance declinata solo al maschile, in violazione alla legge sulle pari opportunità».
Infine per il Cittadino Governante, rappresentato in consiglio da Alberta Ortolani e Franco Arboretti, la positiva conclusione della vicenda comunicata dalla commissione provinciale pari opportunità di Teramo sarebbe un’operazione «di facciata». «Non è stata neanche condivisa con la commissione di Giulianova», sostiene il gruppo, «a fronte della promessa di adeguare entro Natale lo statuto dell'Ente porto alla legge 120 del 2011, resta il fatto che nel momento delle nomine non c’è stata attenzione politica verso l'importanza della presenza di genere nel Cda dell'Ente. Allora le domande sono: a quella che sarebbe dovuta essere la naturale scadenza del Cda (gennaio 2025) si rifaranno le nomine tenendo conto delle pari opportunità? E poi, viste le dimissioni dei componenti del Cda avvenute a ridosso dell'assemblea, è stata data adeguata evidenza pubblica alla possibilità di presentazione delle candidature?». (l.v.)