Farmacia Roseto, l'asta va deserta
Ora il sindaco Pavone è a un bivio: deve scegliere se abbassare il prezzo o rinunciare alla vendita
ROSETO. L'asta per la vendita della farmacia comunale di Roseto, una delle iniziative più contestate della giunta Pavone, è andata deserta. «C'era da aspettarselo», è il commento di Marco Borgatti, portavoce della sinistra rosetana, «dopo che il sindaco aveva già annunciato che sarebbe stato disposto ad abbassarne il prezzo qualora la vendita non fosse andata a buon fine». Non ha certo giovato all'operazione il decreto del Governo centrale, secondo cui a Roseto potranno aprire altre due farmacie private in altrettanti quartieri. Quella messa in vendita si trova a Campo a Mare e il suo prezzo era stato fissato in due milioni di euro, frutto di un calcolo legato al fatturato della farmacia comunale, oltre a circa ulteriori 150mila euro che rappresentano il valore del suo magazzino.
A questo punto il Comune dovrebbe rimodulare l'offerta, fissando il valore della base d'asta a una cifra inferiore rispetto agli originari due milioni. «A breve prenderemo una decisione», anticipa il sindaco Enio Pavone, «cioè se riproporre la vendita della farmacia comunale a un prezzo più basso, oppure valuteremo se l'operazione non sia commercialmente più valida, pertanto a quel punto potremo anche decidere di tornare sui nostri passi». Vista la situazione che si è venuta a creare, dunque, la maggioranza potrebbe rinunciare alla vendita della struttura civica: una scelta da sempre osteggiata dalle forze di opposizione, che ritengono l'operazione non giusta sia sotto il profilo economico, sia sotto quello sociale.
A questo punto il Comune dovrebbe rimodulare l'offerta, fissando il valore della base d'asta a una cifra inferiore rispetto agli originari due milioni. «A breve prenderemo una decisione», anticipa il sindaco Enio Pavone, «cioè se riproporre la vendita della farmacia comunale a un prezzo più basso, oppure valuteremo se l'operazione non sia commercialmente più valida, pertanto a quel punto potremo anche decidere di tornare sui nostri passi». Vista la situazione che si è venuta a creare, dunque, la maggioranza potrebbe rinunciare alla vendita della struttura civica: una scelta da sempre osteggiata dalle forze di opposizione, che ritengono l'operazione non giusta sia sotto il profilo economico, sia sotto quello sociale.
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