Hatria, per salvarla arrivano i francesi
Trattative per vendere la storica fabbrica di sanitari che dà lavoro a 210 persone. Per ora restano tutti in cassa integrazione
TERAMO. Hatria, dopo gli americani arrivano - forse - i francesi. Sono in corso delle trattative per la vendita della storica azienda di sanitari a un gruppo francese supportato da fondi di investimenti americani.
I contatti sono in corso già da tempo, ma avevano subito uno stop in quanto secondo gli acquirenti il costo del lavoro è troppo alto e per questo in un primo momenti avevano chiesto di riesumare una vecchia procedura di mobilità aperta per 50 e poi chiusa con 22 licenziamenti su base volontaria. I francesi in sostanza proponevano un nuovo pacchetto di licenziamenti nell’azienda alle porte di Teramo. Archiviata questa proposta, hanno chiesto di ridimensionare il contratto integrativo aziendale. Una richiesta strana, vista anche la scarsa incidenza della partita economica in questione sul totale della psota in gioco, per cui i sindacati hanno chiesto un incontro con l’eventuale acquirente per cercare capire bene la situazione. Un incontro che si sarebbe dovuto tenere in verità prima delle festività natalizie, ma finora è rimasto lettera morta.
La vendita in realtà è un tentativo di salvare l’azienda di Sant’Atto. Un anno fa il gruppo Marazzi di cui fa parte lo stabilimento di Sant’Atto è stato acquisito dalle Mohawk industries. Un’operazione con cui è nato un gruppo leader al mondo nel settore delle piastrelle di ceramica. Nell'operazione - dal valore di 1,17 miliardi di euro - è stata inclusa anche l’Hatria, l’unica azienda del gruppo che produce sanitari.
L’Hatria, inoltre, finora è stata finanziata continuamente dalla holding, nei confronti della quale ha accumulato una trentina di milioni di debiti. Indubbiamente, essendo l’unica industria a non produrre mattonelle, è diventata secondaria nei piani di sviluppo del gruppo, tanto che più volte i sindacati in passato hanno sollecitato piani di rilancio con un ampliamento dei mercati di riferimento puntando sull’estero e un aumento degli investimenti anche per rinnovare i prodotti.
Ma ora il monte debitorio pesa non poco sul prezzo di vendita, visto che il valore dell’azienda è stimato sui 25 milioni. La situazione al momento sembra in stallo, anche se il 15 gennaio 2014 i 210 dipendenti dell’Hatria dovrebbero riprendere a lavorare, visto che scade la cassa integrazione straordinaria attivata nel luglio scorso. I 210 lavoratori (nella cifra ne sono compresi anche alcuni impiegati negli uffici commerciali che sono a Sassuolo, centro degli affari del gruppo Marazzi) attendono notizie ufficiali, ma il sentore è che non riprenderanno a lavorare, in quanto c’è bisogno ancora di tempo per concludere la trattativa con i francesi.
L’orientamento comunque pare sia quello di salvare e quindi ad evitare la chiusura della storica azienda, nata da una costola della Villeroy & Boch chiusa nel 1978 e poi chiamata Spea.
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