Il cancro a Teramo si cura con il calore

6 Settembre 2018

Pancotti: il Mazzini è uno degli otto ospedali in Italia ad avere un macchinario che sconfigge le cellule tumorali con l’ipertermia

TERAMO. Cure sempre più avanzate contro il cancro e sempre maggiore attenzione ai pazienti.
È questo il reparto di oncologia del Mazzini, con il suo day hospital, che si è dotato di un nuovo macchinario che hanno solo 8 ospedali pubblici in tutta Italia. «È un macchinario che basa la propria azione sull’ipertermia», esordisce Amedeo Pancotti, primario del reparto, «che seguo da 15 anni, in tutte le sue evoluzioni e che si basa sulla possibilità di uccidere le cellule tumorali con il calore. Essendo cellule giovani, hanno membrane molto sottili e muoiono quando vengono portate a 42 gradi. Contemporaneamente, con questo sistema la cute rimane fresca a 12 gradi». Infatti il macchinario è dotato di piastre refrigeranti che si applicano sulla cute del paziente. «Peraltro», continua l’oncologo, «la vasodilatazione indotta dal calore permette alla chemio di entrare meglio di entrare meglio dentro le cellule e quindi aumenta l’efficacia del trattamento. Il tutto genera nei pazienti una sensazione di benessere, indotta dal calore, abbinata a un effetto antidolorifico. E’ un trattamento privo di effetti collaterali e applicabile a tutti i tumori. Peraltro nella stessa stanza facciamo contemporaneamente l’aromaterapia, con profumi delicatissimi, per far rilassare ancor di più il paziente». Ogni seduta dura un’ora e nei quattro mesi in cui il reparto ha avuto la macchia in prova – ora la Asl l’ha presa in comodato d’uso – fino ad ora sono stati già fatti 880 trattamenti.
«Si tratta di un apparecchio di ultimissima generazione: in tutta Italia ce ne sono solo otto in ospedali che lo fanno gratis, altrimenti un trattamento nei centri privati costa 250 euro a seduta», aggiunge Pancotti, «oltre al Mazzini è al San Raffaele di Milano, all’istituto oncologico Candidalo di Torino, all’ospedale di Pavia e nel Centro sud a Napoli e al policlinico di Tor Vergata, solo per citarne alcuni».
Accanto alla tecnologia c’è un aspetto altrettanto prezioso e qualificante: l’attenzione al paziente. Non è un caso che adesso il day hospital oncologico è aperto fino alle 20. «Lo abbiamo fatto per tre motivi», spiega Pancotti, «per facilitare le famiglie, visto che mi mattina molti sono impegnati col lavoro innanzitutto. Ma anche per ridurre l’afflusso di mattina: fino a quando eravamo aperto solo fino alle 14 siamo arrivati a fare anche 31 chemio e le persone non ricevevano l’attenzione dovuta. La terza ragione è economica: il paziente che ha particolari problemi può stare più in day hospital e si riducono i ricoveri. Tutto questo lo facciamo, ovviamente, sulla nostra pelle in quanto non abbiamo avuto un incremento di personale». Il lavoro è intenso anche nel reparto: ci sono costantemente 24-25 ricoverati per una divisione di 20 posti letto, quindi qualche malato viene “appoggiato” in altri reparti. «Siamo in una fase di crescita enorme, ma soprattutto abbiamo personale sempre gentile e sorridente, come in una clinica svizzera. Abbiamo un personale d’oro. E questo si vede anche dalla riconoscenza dei parenti di pazienti che sono venuti a mancare ma che hanno voluto mostrarci la loro gratitudine. Ultimamente in due casi ci hanno regalato due televisori, che metteremo in sala d’aspetto e nella sala dell’ipertermia». Un’attenzione al corpo, ma anche dunque alla psiche. Non a caso ora c’è una psico-oncologa che la Asl ha assunto a tempo indeterminato, Pamela Casalena.
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