Il giudice ridà il tesoro ai rom
Niente confisca per la villa e altre case del clan Di Rocco.
TERAMO. Il tesoro torna ai rom. I giudici del tribunale hanno rigettato la richiesta di confisca della procura per gran parte del patrimonio e disposto la riconsegna della villa a Fiorello Di Rocco e alla moglie Clorinda Ciarelli. Il sequestro, uno dei più grandi fatti in Abruzzo, ha toccato soprattutto le proprietà di Fiorello Di Rocco, ritenuto a capo del clan di nomadi che, secondo la procura, avrebbe accumulato l’ingente patrimonio con attività illegali legati allo spaccio di droga. Un patrimonio complessivo che, tra case, auto e conto correnti, è stato quantificato in circa dieci milioni di euro. La sentenza dei giudici (presidente Carmine Di Fulvio, a latere Giovanni Cirillo e Stefania Cannavale) arriva dopo numerose udienze iniziate a gennaio, qualche giorno dopo il sequestro. I giudici, nella sentenza, hanno rigettato anche la richiesta della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno chiesta dalla procura sostenendo che non c’è l’attualità della pericolosità sociale.
Per capire che cosa abbia portato i giudici a respingere la richiesta di confisca sarà necessario leggere il provvedimento. Ma se per Fiorello Di Rocco e alcuni suoi familiari i giudici hanno deciso di rigettare le richieste della procura, per altre dieci persone, tra cui altri familiari proprietari di altri immobili sequestrati, non hanno deciso. Per loro hanno disposto l’acquisizione di sentenze e provvedimenti, fissando una nuova udienza per il 16 novembre. A gennaio l’operazione “Nomadi” portò al sequestro di case e negozi a Tortoreto, Mosciano, Roseto, Martinsicuro e soprattutto in via Parenzo, a Giulianova, dove c’è la villa di Fiorello Di Rocco. Il provvedimento chiesto dal sostituto procuratore David Mancini era arrivato dopo una complessa indagine patrimoniale e finanziaria che per mesi ha visto impegnati i carabinieri del Ros e del reparto operativo.
Secondo investigatori ed inquirenti il patrimomio sequestrato, dal valore di circa dieci milioni di euro, è il frutto di attività illegali. Ed è stato proprio nel corso di questa indagine che i militari hanno scoperto un tenore di vita ritenuto incompatibile con i redditi dichiarati individuando ville, appartamenti e terreno di notevole valore (molti immobili erano intestati a prestanome) e negozi. L’operazione “Nomadi” è stata l’epilogo dell’inchiesta che nel novembre del 2007 portò all’arresto di undici persone, tra nomadi e nigeriani, per detenzione e spaccio di droga. In quell’occasione le indagini accertarono che il sodalizio criminale concedeva prestiti a tassi usurari ad imprenditori e commercianti in difficoltà economiche, ricorrendo spesso a minacce e violenze per costringere le vittime a pagare. Allora vennero sequestrati due immobili e sette auto. Fu proprio durante quelle indagini che gli investigatori cominciarono a raccogliere elementi anche sull’altro gruppo, preparando l’operazione “Nomadi”.
Per capire che cosa abbia portato i giudici a respingere la richiesta di confisca sarà necessario leggere il provvedimento. Ma se per Fiorello Di Rocco e alcuni suoi familiari i giudici hanno deciso di rigettare le richieste della procura, per altre dieci persone, tra cui altri familiari proprietari di altri immobili sequestrati, non hanno deciso. Per loro hanno disposto l’acquisizione di sentenze e provvedimenti, fissando una nuova udienza per il 16 novembre. A gennaio l’operazione “Nomadi” portò al sequestro di case e negozi a Tortoreto, Mosciano, Roseto, Martinsicuro e soprattutto in via Parenzo, a Giulianova, dove c’è la villa di Fiorello Di Rocco. Il provvedimento chiesto dal sostituto procuratore David Mancini era arrivato dopo una complessa indagine patrimoniale e finanziaria che per mesi ha visto impegnati i carabinieri del Ros e del reparto operativo.
Secondo investigatori ed inquirenti il patrimomio sequestrato, dal valore di circa dieci milioni di euro, è il frutto di attività illegali. Ed è stato proprio nel corso di questa indagine che i militari hanno scoperto un tenore di vita ritenuto incompatibile con i redditi dichiarati individuando ville, appartamenti e terreno di notevole valore (molti immobili erano intestati a prestanome) e negozi. L’operazione “Nomadi” è stata l’epilogo dell’inchiesta che nel novembre del 2007 portò all’arresto di undici persone, tra nomadi e nigeriani, per detenzione e spaccio di droga. In quell’occasione le indagini accertarono che il sodalizio criminale concedeva prestiti a tassi usurari ad imprenditori e commercianti in difficoltà economiche, ricorrendo spesso a minacce e violenze per costringere le vittime a pagare. Allora vennero sequestrati due immobili e sette auto. Fu proprio durante quelle indagini che gli investigatori cominciarono a raccogliere elementi anche sull’altro gruppo, preparando l’operazione “Nomadi”.