«In Abruzzo bastano 10 ospedali»
Redigolo: troppi ricoveri e spese, così non riorganizzeremo mai la sanità.
PESCARA. «Un disavanzo di 150 milioni di euro l’anno, una ospedalizzazione che in Abruzzo arriva alla cifra record di 260 cittadini ricoverati ogni mille abitanti, contro una media nazionale di 160 abitanti. In Abruzzo poi ci sono 35 ospedali (22 pubblici e 13 privati) che rappresentano un altro primato». A ricordare le cifre è Gino Redigolo, commissario di governo per la sanità che ha il compito di rimettere tutti, in particolare gli amministratori regionali e locali, di fronte alla realtà delle cose. «Di ospedali nuovi», osserva Redigolo, «se ne possono fare, oggi l’Abruzzo ha una occasione davvero unica per mettere a punto nuovi investimenti, ma in questa regione che ha un milione e 300 mila abitanti 35 ospedali sono davvero troppi. Bastano dieci ospedali davvero efficienti e produttivi.
Quindi per rientrare negli impegni economici bisogna riorganizzare gli altri settori, organizzando servizi migliori, eliminando le file per le visite specialistiche, concretizzare la medicina territoriale». Redigolo che è arrivato in Abruzzo a settembre 2008 nominato dal governo Berlusconi e dal ministro Maurizio Sacconi, viene da Treviso dove gli ospedali, pubblici e privati, funzionano e dove i ricoveri sono molto meno.
Commissario Redigolo ad un anno dal suo insediamento come procede il piano di rientro della Regione?
«E’ una domanda impegnativa. Alcune cose sono state fatte, in particolare sul piano economico dove sono state recuperate delle somme dal bilancio regionale. Queesto era il primo obiettivo che ci siamo posti con la giunta»
Quanti soldi sono stati recuperati e da dove?
«Sono stati recuperati 110 milioni da varie voci del bilancio regionale. Erano soldi che la ex giunta aveva destinanto in altri settori del bilancio. Così l’impegno raggiunto è stato riprendere questi fondi e ripristinarli per la sanità. In questo momento siamo tornati ad un riequilibrio dei costi della sanità regionale che era quello del 31 dicembre 2008 che era di due miliardi e 300 milioni»
Quindi tutto bene?
«Non tutto. Il sistema della sanità in Abruzzo lavora con 150 milioni euro di media di disavanzo ogni anno. Questo significa che i costi sono superiori dei fondi che la Regione e lo Stato mettono a disposizione. Il sistema deve essere riorganizzato e deve essere riportarlo in equilibrio e questo è il secondo elemento del mio mandato».
Sulle riorganizzazioni siamo ancora in alto mare. Nel senso che i cittadini hanno una sanità che va male, con liste di attesa lunghissime, con il pronto soccorso sempre intasato di persone, con gli ospedali pubblici che come gli uffici chiudono alle 14 mentre e il sabato e domenica sono chiusi. Le strutture private poi che finiscono sui giornali tra ricoveri d’oro e scandali. Si può invertire questa rotta?
«La riorganizzazione degli ospedali deve essere fatta in fretta. Con i direttori generali delle Asl c’è l’impegno a ridurre costi e ricoveri. In una regione di un milione e 300 mila abitanti 35 ospedali non sono tanti ma sono davvero troppi. Al massimo servono una decina di ospedali mentre il privato va riorganizzato con una offerta di servizi che deve sopperire alle carenze delle strutture pubbliche e non sovrapporsi ad esse».
Oltre agli ospedali ci sono anche altre cose da ridurre?
«Il discorso è ampio e coinvolge i laboratori privati che sono in numero eccessivo, i servizi di riabilitazione, la riabilitazione psichiatrica. In alcuni ambiti abbiamo un eccesso di offerta e in altri c’è una carenza di servizi territoriali»
Lei parla di riorganizzazione. Ci può spiegare cosa accadrà?
«Oggi la sanità va organizzata con una rete di strutture territoriali. Le princiapali sono le residenze assistenziali che avranno i servizi domiciliari integrati, l’ospedalizzazione a domicilio. L’assistenza sarà fatta da medici e servizi di base disponbili 24 ore su 24».
Perchè finora non si riesce a mettere a punto questa riforma?
«L’Abruzzo sta indietro. Si spendono troppi soldi per gli ospedali, sia pubblici che privati, si spende troppo per la riabilitazione e si spende troppo poco per l’assistenza domiciliare e per le strutture socio sanitarie. Questo crea anche un notevole squilibrio territoriale. In alcune zone dell’Abruzzo attualmente ci sono più servizi, in altre molto meno».
In questi giorni si è parlato del grupppo Villa Pini e dei risultati della Commisssione d’inchiesta del Senato, che ha trovato locali non idonei in due strutture e malati che la commissione indica come abbandonati. Lei ha preso qualche iniziativa di controllo?
«La Commissione ispettiva della Asl ha disposto l’invio di tre psichiatri, per quanto riguarda me ho dato incarico a un consulente di valutare la situazione. Sono in attesa della sua relazione»
In questi giorni l’assessore alla sanità Lanfranco Venturoni ha reso noto un suo progetto, condiviso dalla giunta regionale, di rottamare e ricostruire cinque ospedali: Giulianova, Avezzano, Sulmona, Vasto e Lanciano. E’ un progfetto che si riuscirà a concretizzare?
«Come dicevo io credo che complessivamente all’Abruzzo bastano 10 ospedali e se sono nuovi è certamente meglio. So che la maggioranza di centrodestra lavoro a questo progetto di ammodernamento delle strutture e so che c’è la proposta dell’assessore Venturoni. In questo momento l’Abruzzo dopo il terremoto ha priorità per l’utilizzo dei fondi per investimenti sulle strutture anche sanitarie, e per la sanità può essere un bene. A condizione però che tutto il sistema venga modernizzato. Grazie a Dio non ci tutti ci ammaliamo. Così se ci sono altri fondi possiamo riconvertire le strutture e riorganizzare il sistema. Dare ai citatdini una sanità davvero migliore».
Quindi per rientrare negli impegni economici bisogna riorganizzare gli altri settori, organizzando servizi migliori, eliminando le file per le visite specialistiche, concretizzare la medicina territoriale». Redigolo che è arrivato in Abruzzo a settembre 2008 nominato dal governo Berlusconi e dal ministro Maurizio Sacconi, viene da Treviso dove gli ospedali, pubblici e privati, funzionano e dove i ricoveri sono molto meno.
Commissario Redigolo ad un anno dal suo insediamento come procede il piano di rientro della Regione?
«E’ una domanda impegnativa. Alcune cose sono state fatte, in particolare sul piano economico dove sono state recuperate delle somme dal bilancio regionale. Queesto era il primo obiettivo che ci siamo posti con la giunta»
Quanti soldi sono stati recuperati e da dove?
«Sono stati recuperati 110 milioni da varie voci del bilancio regionale. Erano soldi che la ex giunta aveva destinanto in altri settori del bilancio. Così l’impegno raggiunto è stato riprendere questi fondi e ripristinarli per la sanità. In questo momento siamo tornati ad un riequilibrio dei costi della sanità regionale che era quello del 31 dicembre 2008 che era di due miliardi e 300 milioni»
Quindi tutto bene?
«Non tutto. Il sistema della sanità in Abruzzo lavora con 150 milioni euro di media di disavanzo ogni anno. Questo significa che i costi sono superiori dei fondi che la Regione e lo Stato mettono a disposizione. Il sistema deve essere riorganizzato e deve essere riportarlo in equilibrio e questo è il secondo elemento del mio mandato».
Sulle riorganizzazioni siamo ancora in alto mare. Nel senso che i cittadini hanno una sanità che va male, con liste di attesa lunghissime, con il pronto soccorso sempre intasato di persone, con gli ospedali pubblici che come gli uffici chiudono alle 14 mentre e il sabato e domenica sono chiusi. Le strutture private poi che finiscono sui giornali tra ricoveri d’oro e scandali. Si può invertire questa rotta?
«La riorganizzazione degli ospedali deve essere fatta in fretta. Con i direttori generali delle Asl c’è l’impegno a ridurre costi e ricoveri. In una regione di un milione e 300 mila abitanti 35 ospedali non sono tanti ma sono davvero troppi. Al massimo servono una decina di ospedali mentre il privato va riorganizzato con una offerta di servizi che deve sopperire alle carenze delle strutture pubbliche e non sovrapporsi ad esse».
Oltre agli ospedali ci sono anche altre cose da ridurre?
«Il discorso è ampio e coinvolge i laboratori privati che sono in numero eccessivo, i servizi di riabilitazione, la riabilitazione psichiatrica. In alcuni ambiti abbiamo un eccesso di offerta e in altri c’è una carenza di servizi territoriali»
Lei parla di riorganizzazione. Ci può spiegare cosa accadrà?
«Oggi la sanità va organizzata con una rete di strutture territoriali. Le princiapali sono le residenze assistenziali che avranno i servizi domiciliari integrati, l’ospedalizzazione a domicilio. L’assistenza sarà fatta da medici e servizi di base disponbili 24 ore su 24».
Perchè finora non si riesce a mettere a punto questa riforma?
«L’Abruzzo sta indietro. Si spendono troppi soldi per gli ospedali, sia pubblici che privati, si spende troppo per la riabilitazione e si spende troppo poco per l’assistenza domiciliare e per le strutture socio sanitarie. Questo crea anche un notevole squilibrio territoriale. In alcune zone dell’Abruzzo attualmente ci sono più servizi, in altre molto meno».
In questi giorni si è parlato del grupppo Villa Pini e dei risultati della Commisssione d’inchiesta del Senato, che ha trovato locali non idonei in due strutture e malati che la commissione indica come abbandonati. Lei ha preso qualche iniziativa di controllo?
«La Commissione ispettiva della Asl ha disposto l’invio di tre psichiatri, per quanto riguarda me ho dato incarico a un consulente di valutare la situazione. Sono in attesa della sua relazione»
In questi giorni l’assessore alla sanità Lanfranco Venturoni ha reso noto un suo progetto, condiviso dalla giunta regionale, di rottamare e ricostruire cinque ospedali: Giulianova, Avezzano, Sulmona, Vasto e Lanciano. E’ un progfetto che si riuscirà a concretizzare?
«Come dicevo io credo che complessivamente all’Abruzzo bastano 10 ospedali e se sono nuovi è certamente meglio. So che la maggioranza di centrodestra lavoro a questo progetto di ammodernamento delle strutture e so che c’è la proposta dell’assessore Venturoni. In questo momento l’Abruzzo dopo il terremoto ha priorità per l’utilizzo dei fondi per investimenti sulle strutture anche sanitarie, e per la sanità può essere un bene. A condizione però che tutto il sistema venga modernizzato. Grazie a Dio non ci tutti ci ammaliamo. Così se ci sono altri fondi possiamo riconvertire le strutture e riorganizzare il sistema. Dare ai citatdini una sanità davvero migliore».