INCHIESTA TANGENTI
Interrogati altri imprenditori, nel mirino gli appalti dal 2013
L’indagine sul presunto sistema illecito di Giulianova tocca nuovi fronti. La Finanza torna in Comune La Mastropietro intercettata con il marito: «Io non frego nessuno, però il mio mo’ lo voglio»
GIULIANOVA. E’ un convincimento che, con il passare dei giorni, appartiene più alla sfera delle certezze che agli spigoli dei dubbi: in tanti sapevano (ma nessuno ha denunciato) del sistema di appalti e presunte mazzette a Giulianova . Soprattutto imprenditori che in queste ore vengono ascoltati come persone informate sui fatti con nuovi interrogatori (i primi già ieri pomeriggio) dei pm Andrea De Feis e Luca Sciarretta. Perchè l’inchiesta è tutt’altro che chiusa, con un ventaglio di nuovi fronti che potrebbero riguardare altri appalti. Proprio per questo sotto la lente d’ingrandimento di investigatori e inquirenti sono finite tutte le procedure seguite dalla dirigente comunale Maria Angela Mastropietro sin dal 2013, anno del suo arrivo a capo del settore urbanistica e opere pubbliche del Comune di Giulianova, con gli uomini della guardia di finanza che martedì sono nuovamente tornati negli uffici del municipio per acquisire nuovi documenti.
GLI INTERROGATORI. La parte di intercettazioni allegata alle 560 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare svela e incontri e conversazioni della Mastropietro e del marito imprenditore Stefano Di Filippo (entrambi in carcere) con molti imprenditori, alcuni dei quali non celano l’interesse ad entrare nel sistema illecito. E sono loro i primi ad essere stati sentiti nella nuova ondata di interrogatori: tutti, almeno per ora, come persone informate sui fatti e non come indagati. Che per il momento restano 18, compresi gli otto arrestati. A questo proposito illuminante un passaggio dell’ordinanza firmata dal gip Domenico Canosa che a pagina 353 scrive: «Le fonti di prova acquisite nel corso delle indagini restituiscono una immagine inquietante dei coniugi Mastropietro e Di Filippo, entrambi assillati dalla continua ricerca di profitti economici da conseguire ad ogni costo mediante il sistematico sfruttamento di occasioni lavorative ed imprenditoriali originate dall’esercizio, da parte della Mastropietro, della pubblica funzione esercitata e dei propri poteri in materia di lavori pubblici e di edilizia privata».
“IL MIO LO VOGLIO”. E’ il 25 agosto del 2016, quasi un anno fa: la Mastropietro e il marito non sanno di essere intercettati da quasi 24 mesi, non sanno che ogni loro movimento, ogni loro parola finisce nella maxi inchiesta aperta dalla Procura. Dice la Mastropietro parlando del futuro della Rima, la società di costruzioni di fatto gestita da lei e dal coniuge che ha già avuto vari appalti: «Io come al solito non frego nessuno...però il mio lo voglio...lo voglio...lo voglio al tempo giusto». Non sa che le sue parole tratteggiano il sistema di appalti e mazzette a Giulianova, quello che per l’inchiesta dei pm De Feis e Sciarretta negli anni è diventato una sistematica e illecita elusione di tutte le regole. Sistema risultato conosciuto da molti (ma diventato scandalo solo dopo l’inchiesta della magistratura), favorito dall’accentramento dei poteri e, molto probabilmente, dall’elevato grado di discrezionalità consentito nella selezione delle imprese.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
GLI INTERROGATORI. La parte di intercettazioni allegata alle 560 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare svela e incontri e conversazioni della Mastropietro e del marito imprenditore Stefano Di Filippo (entrambi in carcere) con molti imprenditori, alcuni dei quali non celano l’interesse ad entrare nel sistema illecito. E sono loro i primi ad essere stati sentiti nella nuova ondata di interrogatori: tutti, almeno per ora, come persone informate sui fatti e non come indagati. Che per il momento restano 18, compresi gli otto arrestati. A questo proposito illuminante un passaggio dell’ordinanza firmata dal gip Domenico Canosa che a pagina 353 scrive: «Le fonti di prova acquisite nel corso delle indagini restituiscono una immagine inquietante dei coniugi Mastropietro e Di Filippo, entrambi assillati dalla continua ricerca di profitti economici da conseguire ad ogni costo mediante il sistematico sfruttamento di occasioni lavorative ed imprenditoriali originate dall’esercizio, da parte della Mastropietro, della pubblica funzione esercitata e dei propri poteri in materia di lavori pubblici e di edilizia privata».
“IL MIO LO VOGLIO”. E’ il 25 agosto del 2016, quasi un anno fa: la Mastropietro e il marito non sanno di essere intercettati da quasi 24 mesi, non sanno che ogni loro movimento, ogni loro parola finisce nella maxi inchiesta aperta dalla Procura. Dice la Mastropietro parlando del futuro della Rima, la società di costruzioni di fatto gestita da lei e dal coniuge che ha già avuto vari appalti: «Io come al solito non frego nessuno...però il mio lo voglio...lo voglio...lo voglio al tempo giusto». Non sa che le sue parole tratteggiano il sistema di appalti e mazzette a Giulianova, quello che per l’inchiesta dei pm De Feis e Sciarretta negli anni è diventato una sistematica e illecita elusione di tutte le regole. Sistema risultato conosciuto da molti (ma diventato scandalo solo dopo l’inchiesta della magistratura), favorito dall’accentramento dei poteri e, molto probabilmente, dall’elevato grado di discrezionalità consentito nella selezione delle imprese.
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