Il personale del reparto di Radioterapia del Mazzini

TERAMO

Radiochirurgia per curare il tumore al cervello 

Due trattamenti innovativi nella Radioterapia del Mazzini. Il primario D’Ugo: «Con questa tecnica e la stereotassi terapie molto più veloci»

TERAMO. Una tecnica molto sofisticata, che cura i tumori al cervello in una sola seduta. E’ quella avviata nel 2019 in radioterapia. Sono già due i casi trattati, a breve ce ne sarà un terzo. L’équipe diretta da Carlo D’Ugo sta affinando sempre più l’utilizzo dei due macchinari a disposizione del reparto, in particolare il Truebeam, acceleratore lineare inaugurato a maggio del 2017. Un macchinario costato 3 milioni 300mila euro, che si somma all’altro acceleratore acquistato nel 2014, il Trilogy.

Carlo D'Ugo, primario di Radioterapia
«Nell'ultimo anno abbiamo eseguito più di 50 stereotassi su lesioni cerebrali e polmonari: si tratta di trattamenti ad altissima dose di radiazioni per seduta», spiega D’Ugo, «con la radioterapia tradizionale il trattamento è di circa 30 sedute, con la stereorassi sono quattro-cinque. La radiochirurgia prevede invece una sola seduta».
La radiochirurgia è una sofisticata tecnica radioterapica che permette di irradiare piccole lesioni intracraniche con un’elevata dose di radiazioni in modo estremamente preciso e accurato, provocandone la distruzione o necrosi. I fasci di radiazione sono centrati in modo molto preciso sul tumore, con un minimo effetto sul tessuto cerebrale sano circostante. Viene chiamata radiochirurgia perché il trattamento richiama gli effetti radicali dell’intervento chirurgico sul tumore, ma in modo non invasivo e senza usare il bisturi e senza bisogno di anestesia.
«Ma i tumori devono avere alcune caratteristiche: devono essere lesioni piccole e periferiche. Negli altri casi si ricorre alla stereotassi che, ad esempio, sulle lesioni polmonari ha risultati eccezionali», fa notare D’Ugo, «il vantaggio per il paziente è che deve venire in ospedale poche volte e quindi si riduce il disagio, inoltre dal punto di vista clinico ha risvolti molto positivi».
Inoltre, grazie ai due macchinari che lavorano in contemporanea e con nuove tecniche più veloci, si è azzerata la lista di attesa, un problema che tante proteste ha causato fino a qualche tempo fa. Ed ora ci sono pazienti che vengono anche dalle Marche. Nell'ultimo anno sono stati circa 600 i pazienti trattati. «Sono trattamenti», sottolinea D’Ugo, «in cui la valutazione multidisciplinare è indispensabile, con il coinvolgimento fondamentale di altri specialisti, come ad esempio la fisica sanitaria. Alcuni gruppi si sono già costituiti, come quello della mammella e colon-retto e altri sono in corso di costituzione».
Altra notizia positiva è che, dopo l’aggiornamento dei macchinari, arriveranno entro quest’estate due nuovi medici, peraltro già formati.
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