TERAMO

Scontro sfiorato tra due treni: assoluzione per i cinque ferrovieri

22 Dicembre 2024

Il 7 luglio del 2017 si rischiò una disastrosa collisione sulla tratta tra Giulianova e Roseto. Uno dei due macchinisti riusci al’ultimo ad azionare i freni d’emergenza, evitando una tragedia. La Procura li aveva accusati di non aver rispettato le corrette modalità di verniciatura dei binari.

Nell’Italia dei tanti disastri ferroviari è una tragedia fortunatamente solo sfiorata quella approdata in un’aula di tribunale e finita con l’assoluzione di cinque addetti di Rete Ferroviaria italiana con la formula più ampia del fatto non sussiste. E visto che i tempi della giustizia italiana non sono mai quella della vita reale, come non perde occasione di ricordarci la Corte di Strasburgo, ci sono voluti cinque anni, decine di udienze di un processo passato da un giudice all’altro, per dare un epilogo giudiziario di primo grado a quanto avvenuto il 7 luglio del 2017 sulla tratta ferroviaria Giulianova-Roseto. Quel giorno un treno merci, proveniente dalla Francia e diretto a Fossacesia, rischiò di scontrarsi con un treno regionale proveniente da Rimini e diretto a Foggia.

Scontro evitato solo grazie al fatto che uno dei due macchinisti riuscì all'ultimo momento ad azionare i freni d'emergenza. Il pm Stefano Giovagnoni aveva contestato l’articolo 450 del codice penale ovvero «chiunque con la propria azione di omissione colposa fa sorgere o persistere il reato di pericolo di un disastro ferroviario». Secondo la Procura i convogli a un certo punto si sarebbero trovati a transitare sullo stesso binario. Le indagini della polizia ferroviaria, avrebbero evidenziato come i due treni si fossero ritrovati sullo stesso binario a causa di un malfunzionamento del sistema di sicurezza causato da una non conforme verniciatura dei binari stessi. Tale verniciatura avrebbe provocato un'interferenza che non avrebbe permesso al treno merci di rilevare la presenza del regionale su quello stesso binario. Il pm aveva contestato la violazione delle norme d’uso riguardanti «la procedura di utilizzo del prototipo impianto verniciatura rotaie in cui si raccomandava», si legge a questo proposito negli atti, «che nel procedere alla verniciatura dei binari con la motopompa dovevano effettuare una prima verifica di orientamento degli ugelli, la direzione di irrorazione deve essere rivolta verso il basso e deve essere sempre evitata l’irrorazione del piano di rotolamento della rotaia dovendo la verniciatura riguardare esclusivamente la suola, il gambo e il fianco del fungo».

Secondo la Procura, invece, la verniciatura sarebbe avvenuta «con modalità non conformi alla disposizione. La vernice dopo essersi depositata si induriva e formava una patina tra ruota e fungo e impediva il regolare funzionamento del citato sistema di sicurezza». A processo davanti al giudice monocratico Emanuele Ursini erano finiti Giustino La Sorda, residente a Miglianico, nel Chietino, Michele Mastrangelo, residente a Silvi Marina, Luciano Chiola, residente a Collecorvino, nel Pescarese, Vincenzo D’Alessandro, residente a Collarmele, nell’Aquilano, e Deni D’Auri, residente a Teramo (assistititi dall’avvocato An- tonino Orsatti). Mastrangelo e D’Alessandro erano finiti anche davanti al giudice del lavoro per procedimenti disciplinare aziendali. Per D’Alessandro provvedimento annullato sia in primo sia in secondo grado. Per Mastrangelo la Corte d’appello ha annullato la sentenza con cui il giudice di primo grado aveva stabilito la legittimità del provvedimento disciplinare. Sotto accusa inizialmente anche un sesto ferroviere assolto qualche anno fa con un rito abbreviato.