Ercole Nori, reduce della campagna di Russia

Teramo, è morto Ercole Nori, uno degli ultimi reduci del fronte russo 

Era di Isola, aveva 95 anni: fu tra i pochi sopravvissuti del battaglione L’Aquila. Diceva: «Mi salvò San Gabriele»

TERAMO. È morto la notte tra martedì e mercoledì, nella sua abitazione a Villa Mosca, Ercole Nori, originario di Isola del Gran Sasso, tra gli ultimi reduci dal fronte russo ancora in vita. Ercolino, come lo chiamavano affettuosamente tutti, avrebbe compiuto 96 anni il prossimo 13 agosto. Seppur assente all’ultimo raduno degli alpini di Isola, a causa delle sue condizioni di salute precarie, Ercole è rimasto vigile fino alla fine. «Voleva esserci ad Isola», racconta il figlio Giovanni, «ma non ce la faceva fisicamente, poiché da qualche mese aveva dei problemi di salute e non gli reggevano le gambe, lui che era stato sempre un giovanotto». Ed è proprio Giovanni a ricordare Ercole e a dipingerlo come «un bravo papà, un grande esempio per noi. Attento alla famiglia, si è sempre dato da fare per portarla avanti, così come si è prodigato per fare del bene a tutti».
Ercole, che aveva lasciato Ceriseto, piccola frazione di Isola, nel 2011, subito dopo la morte della moglie Vincenzina Di Francesco, viveva da qualche anno a Teramo. Partito per il fronte nel 1942 con la 119ª compagnia del battaglione alpini L’Aquila, era sposato da soli quindici giorni quando salì sul treno che lo portò in Russia. «Abbiamo trascorso tredici giorni prima di arrivare al fronte, sotto l’acqua e il freddo», raccontava lo scorso anno. «la mia compagnia si trovava a quaranta chilometri di distanza dal resto della truppa. Solo di notte ci avvicinavamo al fronte per prestare soccorso. La vita era dura: mangiavamo poco, spesso eravamo costretti ad uccidere i muli, nostro mezzo di trasporto. Di notte ci bombardavano e di giorno ci mitragliavano», proseguiva il suo racconto Ercole, «per tentare di ripararmi, mi tuffavo nella neve con la testa sotto la slitta. Ho passato i guai».
Ercole, come purtroppo accadde a pochi, ebbe la fortuna di sopravvivere a quell’inferno. «Io ed un commilitone per salvarci ci attaccammo, durante il passaggio di un treno merci, alle maniglie dei vagoni e viaggiammo così tutta la notte fino all’Austria. Quella notte avevo questa immagine di San Gabriele che porto tutt’ora con me. È lui che ci ha protetti. Scesi dal treno con le ginocchia, perché avevo mani e piedi congelati e non riuscivo più a camminare».
I funerali di Ercole, che lascia i figli Linda con Pasquale e Giovanni con Ileana e i nipoti Giuseppe, Gabriella, Francesca e Paolo, si svolgeranno questo pomeriggio alle 14.30 nella chiesa di Villa Mosca. La salma verrà tumulata nel cimitero di Isola.
©RIPRODUZIONE RISERVATA