Teramo: inoperabile, è salva con una nuova tecnica
Teramana con un cancro allo stomaco trattata prima una con chemio e poi con un intervento. Ora è a casa e sta bene
TERAMO. Salvare la vita a un paziente che altrimenti sarebbe ritenuto inoperabile è una grande soddisfazione, umana ancor prima che professionale. E questo traspare dai volti di Amedeo Pancotti, primario dell’oncologia teramana e di Paolo Cerri, chirurgo del Mazzini specializzato soprattutto su esofago e stomaco.
La storia a lieto fine della paziente teramana di 69 anni, C.M., si basa infatti su un lavoro di equipe fra l’oncologia e la chirurgia. «La paziente aveva una neoplasia gastrica di grandi dimensioni, diffusa ai linfonodi», spiega Cerri, «prima sarebbe stata ritenuta inoperabile e quindi sottoposta a terapia palliativa con una previsione di sopravvivenza di 6-8 mesi».
«Ma ci siamo messi a lavorare insieme al caso clinico», aggiunge Pancotti, «e abbiamo praticato una chemioterapia neoadiuvante prima dell’intervento, personalizzata sulla paziente. La chemioterapia ha ridotto la massa, a tal punto da renderla operabile. Si è ridotta da quattro centimetri a uno».E così C.M. una ventina di giorni fa è stata operata da un’equipe diretta da Cerri. Le è stata praticata una gastrectomia – le è stato cioè tolto lo stomaco – e sono stati asportati i linfonodi compromessi. Ora la paziente è a casa, è stata dimessa dieci giorni dopo l’intervento. Ha passato Pasqua in famiglia, e si sta gradualmente rialimentando.
«E’ una nuova frontiera della chirurgia: è il primo caso di conversion surgery effettuato al Mazzini», spiega Cerri, che spiega che si tratta di un ribaltamento radicale del punto di vista. «Si tratta di convertire al chirurgico un paziente completamente escluso dalla chirurgia. Dal palliativo si arriva al trattamento curativo. Ora la chirurgia è adiuvante alla chemioterapia, si sono invertiti i ruoli», precisa. I medici parlano anche di “R zero”, cioè di residuo di malattia zero: guarigione, in pratica. «Ora l’oncologo, con una terapia mirata e personalizzata, permette di operare. Con questo sistema le aspettative di vita sono ottime e la qualità di vita del paziente è buona», conclude Pancotti. I due medici sono già proiettati verso il trattamento di nuovi casi altrimenti ritenuti disperati.
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