Teramo lavoro, Catarra dal pm: "Penso di aver chiarito tutto"

Il presidente della Provincia interrogato dal magistrato Giovagnoni in procura. E’ indagato con Cretarola per abuso e truffa, all’uscita dice: «Mi sento sereno»

TERAMO. Quasi tre ore davanti al magistrato per rispondere sulla Teramo lavoro, per chiarire meccanismi e retroscena della società in house dell’ente «tutto nella massima serenità». Il presidente della Provincia Valter Catarra ha chiesto di essere ascoltato: lo ha fatto nella sua veste di indagato, al termine delle indagini preliminari e dopo aver ricevuto l’avviso di conclusione. «Non entro nel merito dell’interrogatorio», dice Catarra che dalle 15 alle 17.30 di ieri ha risposto alle domande del pm alla presenza del suo legale Guglielmo Marconi, «ma dico che sono soddisfatto di quello che ho detto. Sono sereno, così come lo sono sempre stato in questa vicenda». L’inchiesta della procura verte sull’uso del fondo sociale europeo (Fse) da parte della società e, in particolare, sulla nomina dell’ex amministratore Venanzio Cretarola a coordinatore del progetto nella società. Una nomina che, secondo la procura, sarebbe avvenuta con modalità irregolari, senza una selezione pubblica e per cui, sostiene la pubblica accusa, Cretarola sarebbe stato retribuito complessivamente «con 42mila euro a valere sui fondi Fse». E proprio quei soldi insieme ad altri 11mila provenienti da un altro incarico sono stati sequestrati dal gip su richiesta del pm. Sequestro confermato dal tribunale del Riesame che qualche mese fa ha respinto il ricorso della difesa di Cretarola.

Il gip Giovanni de Rensis, nell’ ordinanza con cui ha disposto il divieto di dimora a Teramo per Cretarola (poi revocata), sostiene che non sarebbero stati rispettati i principi di trasparenza, pubblicità ed imparzialità. «Tra le regole che Teramo lavoro doveva osservare in materia di affidamento di incarichi», scrive de Rensis, «c’era anche quella relativa alla comparazione tra più soggetti candidati, trattandosi di regola corrispondente ai principi della Costituzione e del Trattato dell’Unione Europea, in quanto discendente dai parametri di trasparenza, pubblicità ed imparzialità, sempre e comunque da applicare nelle procedure contrattuali ancorate a risorse finanziarie pubbliche».

La procura contesta a Cretarola le ipotesi di abuso d’ufficio, falsità ideologica e truffa. Ipotesi che il pm contesta in concorso anche a Catarra. Ma nell’inchiesta non c’è solo l’assunzione di Cretarola. Nell’ordinanza il gip evidenzia un altro episodio per cui il pm Giovagnoni aveva ipotizzato il reato di peculato e che il gip ha riformulato come truffa. Il fatto gira intorno ad una somma di 11.255, 72 euro che, scrive de Rensis «Cretarola sottraeva illegalmente».

Nel provvedimento il gip elenca le modalità con cui, secondo l’accusa della procura, questo sarebbe avvenuto. Tra il dicembre del 2011 e il febbraio del 2012 Cretarola presenta tre fatture alla Provincia allegando prospetti contenenti le generalità dei dipendenti, le ore di lavoro svolte e l’importo delle retribuzioni. «Ma», scrive il gip, «senza che in tali prospetti venisse riportata la posizione lavorativa e la retribuzione di Cretarola.Una volta ottenuta la liquidazione delle singole fatture, si appropriava della somma di 11.255, 72 euro». Nel corso dell’interrogatorio di garanzia Cretarola ha respinto tutte le accuse fatte nei suoi confronti. Con Catarra e Cretarola è indagato anche Salvatore Lagatta, direttore del personale della società accusato di abuso. Intanto la vertenza dei 110 lavoratori della società da mesi rimasti disoccupati è ancora lontana da una soluzione.(d.p.)

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