la condanna
Teramo, ricatto con i selfie a luci rosse: "Stai con me o li metto in rete"
Giovane teramano patteggia un anno e otto mesi per violenza sessuale e violenza privata. La ragazzina di 16 anni che gli aveva mandato autoscatti “osè” costretta a un rapporto e picchiata
TERAMO. Nei tempi dominati da social e sefie i reati corrono e si moltiplicano nella rete sempre più terra di nessuno. L’ultimo caso arriva da Teramo dove un giovane di 20 anni ha patteggiato un anno ed otto mesi per violenza sessuale e violenza privata: secondo l’accusa si sarebbe fatto inviare dei selfie a luci rosse da una ragazzina di 16 anni e poi l’avrebbe ricattata chiedendole delle prestazioni sessuali e minacciandola, qualora non l’avesse fatto, di diffondere quelle fotografie in rete.
Per questi due reati ieri mattina ha patteggiato un anno ed otto mesi davanti al gup Domenico Canosa, mentre per l’altro reato che gli viene contestato, e cioè la detenzione di materiale pedopornografico, è indagato dalla procura distrettuale dell’Aquila (competente per il tipo di reato). I fatti secondo la ricostruzione della procura (il pm Laura Colica titolare del fascicolo) risalgono al 2013 e a denunciarli è stata proprio la ragazza. Secondo l’accusa il giovane chiede alla ragazza ( i due da qualche tempo si frequentano) di inviarle sul telefono cellulare delle suo foto nude. La ragazza lo fa e gli invia alcuni autoscatti “osè” pensando che restino solo sull’apparecchio dello spasimante e che nessun altro possa vederli.
Ma così, evidentemente, non è nelle sue intenzioni visto che quando riceve gli scatti il giovane, sempre secondo la ricostruzione dell’accusa, chiede alla ragazza delle prestazioni sessuali. Se lei dovesse rifiutare lui è pronto a vendicarsi mettendo in rete le foto. La ragazza accetta e i due si incontrano in macchina dove, secondo l’accusa, lui costringe la ragazzina ad avere un rapporto sessuale orale e poi la picchia. La 16enne si confida con le amiche e decide di denunciare. Scattano le indagini e il pm dispone il sequestro del telefono cellulare dell’uomo su cui vengono trovate le foto della ragazzina.
L’ accertamento va avanti e scatta anche la segnalazione alla procura distrettuale per competenza sul reato di detenzione di materiale pedopornografico. Il pm firma l’avviso di conclusione con accuse molto pesanti: violenza sessuale e violenza privata. Il giovane ricorre al rito alternativo e ieri mattina ha patteggiato un anno ed otto mesi. L’inchiesta aquilana non è ancora chiusa. Per la detenzione di materiale pedopornografico con la presenza di minori il codice penale prevede una pena fino a tre anni.(d.p.)