Teramo, rogo alla Richetti: si cerca di salvare 190 posti di lavoro

28 Giugno 2017

L'azienda propone tre mesi di cassa integrazione ai 90 lavoratori fissi e l'impiego a rotazione di 130 interinali nella ex Foodinvest. I danni ammontano a circa 2 milioni

TERAMO. Un’altra ferita aperta. L'incendio alla Richetti ha creato un nuovo allarme nella comunità teramana. Da una parte i timori per un eventuale inquinamento ambientale a causa del rogo dello stabilimento nella zona industriale di Sant’Atto. Dall’altra la preoccupazione per le sorti di un’attività produttiva che dà lavoro a 90 dipendenti a tempo indeterminato e a decine di interinali, presi a rotazione in un bacino di 130 unità. In entrambi i casi pare che gli sviluppi siano positivi.

I DANNI E LE CAUSE. L’incendio è stato spento dopo le 13, ma sin dalle prime ore dell’alba la devastazione è stata ben evidente. Sul posto resta una squadra dei vigili del fuoco di Teramo per tenere sotto controllo i piccoli focolai nell’enorme massa di detriti semi bruciati. L'incendio ha interessato ampie porzioni dello stabilimento di circa 10.000 metri quadri. Le fiamme hanno distrutto il magazzino imballaggi e prodotti finiti, che ha subito anche il crollo totale della copertura e la distruzione delle lastre ondulate in eternit. E’ qui che si sono sviluppate le fiamme. Pare siano partite vicino all’ingresso, dove erano accatastati dei pallett di legno. I vigili del fuoco ancora non hanno individuato le cause e, vista la devastazione, sarà difficile. Saranno a tal proposito determinanti le testimonianze della sessantina di operai che era al lavoro. L’incendio si è diffuso al reparto produzione con il coinvolgimento di parte delle attrezzature, materiali combustibili e una cisterna di oli vegetali per uso alimentare. L'intenso lavoro dei vigili del fuoco ha impedito che il violento incendio scoppiato alle 22 di lunedì coinvolgesse tre linee di produzione con forni alimentati a metano, una cella frigorifera di circa 1.500 metri quadri, in cui sono stoccati prodotti finiti (merendine) ad alcuni silos e serbatoi di azoto, anidride carbonica e ammoniaca all'esterno del capannone. Nessuno si sbilancia, ma i danni, da una prima stima prudente, ammontano a circa 2 milioni. Questo considerando il valore del capannone – solo sopralluoghi approfonditi potranno chiarire se una piccola parte si potrà recuperare – acquistato un anno fa dalla vicina Alfagomma a 976mila euro, le materie prime andate in fumo, come i materiali semilavorati. Poi si dovrà vedere lo stato delle linee di produzione: essendo risalenti alla fine degli Anni ’90 potrebbero non esserci più i pezzi di ricambio. E se un notevole quantitativo di biscotti per gelato e merendine stoccati nella cella frigorifera sono commerciabili: il Sian della Asl sta facendo le analisi.

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I POSTI DI LAVORO. «Nell'altro stabilimento, cioè nell’ex Foodinvest», spiega Marco Fraticelli, consulente della Richetti, «abbiamo una nuova linea comprata appena due mesi fa, con una tecnologia diversa: non andrà a regime subito, attualmente stiamo facendo i test. Ma accelereremo e vi trasferiremo parte della produzione. Poi vedremo che cosa si potrà recuperare delle altre linee di produzione salvate dall’incendio e se trasferirle nello stabilimento indenne o se ricostruire quello bruciato. Pensiamo che saranno necessari un paio di mesi. E visto che vogliamo tutelare al massimo l’occupazione, l’idea è di mettere in cassa integrazione per 3 mesi i 50 dipendenti fissi e reimpiegare nell’attività, che a luglio e agosto trasferiamo nell’ex Foodinvest, gli interinali, che altrimenti non avrebbero diritto a nessun ammortizzatore». La proposta è stata discussa ieri con i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, che stamattina la proporranno all’assemblea dei lavoratori. Se accetteranno, l’accordo sarà firmato nel pomeriggio. Intanto l’azienda sta contattando i principali clienti, Lactalis Nestlè, Lidl e Autogrill per spiegare situazione e strategie.

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