Teramo, «Un progetto organico per il super parco fluviale»

2 Febbraio 2016

L’agronoma Cipriani invita il Comune a lavorare su tre impieghi: spettacoli, buone pratiche agricole e didattica. E indica i fondi europei a disposizione

TERAMO. “Il parco fluviale di Teramo: cultura, agronomia urbana ed educazione ambientale”. Si intitola così l’intervento inviato al Centro da Marcella Cipriani, consigliere nazionale (ed ex presidente provinciale) dell’Ordine degli agronomi e forestali. Cipriani interviene nel dibattito che la nostra redazione ha avviato sul futuro di Teramo, proponendo l’idea di un super parco fluviale a gestione collettiva che diventi luogo di eventi culturali e aggregativi e di progetti ambientali tali da renderlo un “unicum” in Italia.

Cipriani scrive: «Il parco fluviale di Teramo è senza ombra di dubbio il polmone della città, benché Teramo abbia la fortuna di non essere una grande metropoli e di avere una vasta area rurale periurbana. È vero che tutti i cittadini, riconoscendolo come un patrimonio della città, dovrebbero prendersene cura, ognuno per un proprio senso civico, ma la sua progettazione e l'indirizzo per la gestione spetta e compete solo all'amministrazione comunale; dividere il parco fluviale in lotti, darlo in gestione a privati lasciando al caso gli usi e frazionandone le funzioni senza un'idea di base ne limita la visione organica e complessiva. Questo non vuol dire che il parco debba assolvere ad una sola funzione, ma tutto il progetto dovrebbe avere una sua coerenza, e soprattutto dovrebbe prevedere un forte e solido legame con la città. Immagino un parco multifunzionale in cui siano preponderanti tre funzioni: culturale, agronomica e didattica».

Nel dettaglio, l’agronoma illustra: «La funzione culturale assolta da un anfiteatro in cui svolgere manifestazioni culturali; un calendario di spettacoli teatrali, di concerti e di dibattiti potrebbe far recuperare a Teramo la sua identità di città intellettuale. La funzione agronomica attraverso una sperimentazione sulla "agronomia urbana", un modello di integrazione tra verde e città che includa la produzione di cibo per la città, ed il recupero dei rifiuti organici come compost per la concimazione. Gli spazi, dati in gestione ad associazioni o a privati cittadini, potrebbero costituire oggetto di studio e di applicazione di buone pratiche agricole e sociali. La funzione didattica per educare i piccoli teramani alla sostenibilità ambientale, alla stagionalità e ai cicli naturali con spazi adeguati ed attrezzati per le attività educative. Naturalmente tutto integrato con la funzione naturalistica dei percorsi che attraversino punti di vista strategici e che si immettano nella città insinuandovisi. E chissà», continua Cipriani, «che come avvenuto a Valencia, esempio citato da Stefano Cianciotta, il recupero del parco sia opportunità di rigenerazione dei quartieri prospicienti, per reinventare l'uso di alcuni spazi abbandonati, riconsegnando loro una nuova vita ed una nuova funzione».

Marcella Cipriani suggerisce anche al Comune come finanziare questo progetto e continua: «Ma quali sono gli strumenti e le possibilità di realizzare e gestire un progetto davvero innovativo? Alcuni strumenti di cofinanziamento come Urbact 2014-2020, programma interregionale del fondo europeo di sviluppo regionale che ha avuto nel passato un ruolo di grande importanza per la creazione di reti ed il trasferimento di conoscenza e buone pratiche tra 500 città partecipanti. In questa nuova programmazione più del 50% delle risorse sarà investito nelle aree urbane e la maggior parte delle risorse è destinata ad economia a bassa emissione di carbonio e protezione ambientale. E poi gli strumenti di gestione come i Contratti di fiume, già in itinere per il fiume Tordino, quale strumento volontario di programmazione strategica per la tutela e la gestione delle risorse idriche, la valorizzazione dei territori fluviali, la salvaguardia del rischio idraulico, in cui i soggetti aderenti, che possono essere anche privati cittadini, definiscono un programma di azione e si impegnano ad attuarlo con un vero e proprio contratto».

La conclusione è: «Tali e tanti altri strumenti possono essere messi in atto non solo per il parco fluviale ma per riqualificare e rigenerare la città di Teramo. Con l'adozione di politiche urbanistiche e ambientali innovative e l'applicazione di tecnologie e soluzioni progettuali che incrementino la sostenibilità e il comfort ambientale, Teramo ha tutte le caratteristiche per diventare una città intelligente».

Il forum “Teramo futura”, ovviamente, continua. La redazione attende idee e proposte su quella che può essere la futura vocazione della città.

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